San Lorenzo (RM)
E’ una storia di promesse non mantenute, di impegni disattesi e di un’area inquinata che continua a minacciare la salute dei cittadini. Duemila metri quadrati di amianto, abbandonati da 20 anni a San Lorenzo, mai bonificati. L’ex fabbrica di pipe a San Lorenzo, dismessa negli anni ’90, è divenuta un simbolo della lotta per l’ambiente ma soprattutto della lentezza nell’affrontare le emergenze ecologiche in Italia. Nell’epoca del green questa rimane una grande macchia nera sulla storia ambientalista romana. La vicenda infatti non è un caso isolato, ma un simbolo di un problema che affligge da anni il bel paese.
La gestione della burocrazia procede a passo di tartaruga e se in un mondo troppo veloce va riassaporato il gusto della calma e della lentezza, con la salute dei cittadini e con le annesse brutali malattie che ne derivano, non si può scherzare. Burocrazia inefficace e inefficiente, flemmatica lentezza a sbrigare pratiche che avrebbero bisogno di una velocità supersonica, associata alla solita mancanza di fondi, sempre insufficienti, hanno contribuito a portare al limite una situazione già in bilico da molto tempo.
Le necessità urgenti dunque non vengono affrontate con la dovuta rapidità.
San Lorenzo, noto quartiere romano e patria storica di movimenti sociali e politici italiani, in questo caso entra a gamba tesa nella cronaca e reclama l’attenzione politica aprendo la riflessione sul problema mai sopito di una società rivelatasi non all’altezza e sempre più lontana dal risolvere problematiche persistenti come quella ambientale.
E proprio San Lorenzo si fa campo di battaglia, diventando insieme arena e Colosseo degli ambientalisti dove a suon di colpi di ipotetici colpi di scena avviene la lotta, tra chi si preoccupa della salute e dell’ambiente contro la politica che ostaggia un cambiamento positivo. Figlia degli di territori mal gestiti per anni nella capitale. A spada sguainata tra i San Pietrini, il quartiere romano ci dimostra come ormai da decenni, i residenti e le autorità locali si siano rivelati inefficaci nel gestire un problema di carattere così urgente che sarebbe stato da risolvere in maniera definitiva.
Geometri ed esperti del settore e del campo, affermano la difficoltà nell’affrontare pratiche tanto complesse, ma nelle, siamo tutti coinvolti in prima persona. In maniera più o meno cosciente non si può assolutamente lasciare in mano il proprio destino al caso, frutto di errori del passato. O sperare di non rientrare nella categoria dei “poveri malcapitati di turno”.
La promessa di una bonifica mai avvenuta
Eppure in un tempo non troppo lontano si parlava addirittura di una bonifica che sarebbe dovuta arrivare una ventina d’anni fa, precisamente nel 2004, quando, Il Comune di Roma, in accordo con le autorità competenti aveva programmato un intervento di bonifica che sarebbe dovuto durare pochi mesi appena.
A distanza di 20 anni invece, la situazione sembra essere rimasta invariata. Il sito è ancora lì e l’amianto continua a essere un pericolo concreto per i cittadini. La bonifica risultava segnata in rosso sull’agenda degli impegni comunali, a quanto pare presto dimenticati e passati in secondo piano, dopo i rimandi delle varie giunte. Le motivazioni? Sempre le stesse. Niente fondi, troppa burocrazia, inerzia degli “addetti ai lavori”.
C’è a dire che San Lorenzo non è tuttavia l’unico sito italiano dove la gestione dei rifiuti tossici risulta non essere idonea alla causa pro-ambiente e salute. Dove inevitabilmente e con tanto apparente “rammarico” la messa in sicurezza di alcuni territori e delle aree contaminate risulterebbe sempre più lontana. Un miraggio dunque, quello di veder diminuiti i casi di cancro dovuti proprio alla contaminazione partita dall’ex “miracoloso” amianto. Materiale ad altissimo pericolo cancerogeno.
Tuttavia ci troviamo sempre vicini al “Colosseo” e non in una magica oasi nel deserto…
I sopralluoghi che certificano il degrado
Il degrado dell’area non è più solo una percezione da diverso tempo; vari sopralluoghi hanno infatti rilevato la presenza di materiali altamente tossici nell’area romana e le conclusioni tratte da tutto questo dimostrerebbero il forte stato di abbandono dei territori su citati. Nell’ex fabbrica san lorenzina, l’Arpacal e la NOE, rispettivamente l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Calabria e il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri, hanno certificato lo stato di degrado di questi territori.
E nessuna azione concreta per risolvere la situazione. Ma perché le Istituzioni non riescono a mettere mano su un problema così tangibile e reale? E’ utopia sperare di poter raggiungere un compromesso e trovare una toccabile soluzione a questo problema? O l’Italia continuerà a disinteressarsi alla minaccia? L’Appello dell’ONA Cosenza (Osservatorio Nazionale Amianto) ha fatto esplicita domanda alla Regione, chiedendo delucidazioni sul perché non si intervenisse con un deciso intervento.
L’appello dell’ONA verteva principalmente sulla preoccupazione per le generazioni future, le più esposte al pericolo e di risolvere con carattere urgente la situazione. Anche a Roberto Occhiuto e Filippo Mancuso, il governatore della Calabria e il presidente del Consiglio regionale, sono stati chiesti chiarimenti del perché non si portasse a termine l’agognata bonifica.
Ma le dichiarazioni si sono rivelate inconcludenti.
Una generazione a rischio: la salute dei cittadini non può più aspettare
L’aspetto più preoccupante di questa situazione è che, mentre la bonifica viene procrastinata, la salute delle persone che vivono nelle vicinanze dell’ex fabbrica continua a essere messa in pericolo. “Ogni giorno che passa, il rischio aumenta”, dichiarano gli attivisti del quartiere, che da anni lottano per sensibilizzare le istituzioni sull’urgenza di un intervento. Ma non basta la denuncia, occorrono azioni concrete e tempestive.
L’amianto è un nemico silenzioso, ma devastante. Se l’inquinamento da amianto non viene rimosso in tempo, le conseguenze sulla salute possono essere irreversibili. Eppure, a San Lorenzo, come in molte altre aree d’Italia, l’intervento sembra rimanere una chimera.
La sfida della bonifica in Italia: tra burocrazia e ritardi
Il caso di San Lorenzo è solo uno dei tanti in tutta Italia. Ogni anno, infatti, emergono nuove situazioni di pericolo legate all’amianto, ma le bonifiche continuano a procedere a passo di tartaruga. In molte città italiane, il problema è aggravato da un sistema di gestione inadeguato e da una scarsità di fondi destinati a queste operazioni. Le risorse europee esistono, ma spesso non vengono utilizzate come dovrebbero. Così, mentre si parla di sostenibilità e salute pubblica, la realtà ci consegna un Paese in cui l’amianto continua a essere una minaccia concreta.
Ma allora cosa serve davvero?
Quello che manca, soprattutto, è la volontà politica di affrontare un problema così serio con l’urgenza che merita. Le promesse sono state fatte, ma non sono state mantenute. I cittadini non possono più attendere. L’amianto a San Lorenzo è solo uno dei tanti casi che dimostrano come la gestione del territorio e la protezione della salute pubblica debbano diventare priorità assolute per le istituzioni locali e nazionali. L’ambiente non può più aspettare e la salute dei cittadini nemmeno.