Quando si parla di salvaguardia della natura e di perdita di biodiversità il discorso sulla flora merita una trattazione a parte. Le più numerose tra le specie viventi presenti sul nostro pianeta fanno parte del regno vegetale. A loro si deve la trasformazione dell’energia solare in energia utilizzabile da animali e funghi. In altre parole senza gli appartenenti alla flora non potremmo continuare a vivere, e come noi gli altri animali. Le piante forniscono inoltre la maggior parte dei principi attivi utili alla farmacologia. Molti di essi oggi vengono sintetizzati in laboratorio, ma molti altri sono ancora da scoprire o ancora non siamo in grado di ricrearli.

In questa guida parliamo di flora e in particolare della ricca flora italiana. Rispondiamo a domande su che cos’è la flora, qual è l’etimologia del termine e quali sono le minacce e i danni alla flora. La conservazione degli organismi del regno vegetale è importantissima per ambiente e salute. In altre parole la tutela della flora non è solo fondamentale alla biodiversità e alla salvaguardia ambientale, ma anche alla salute dell’uomo.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, presieduto dall’Avvocato Ezio Bonanni, è consapevole che non esiste tutela della salute senza tutela dell’ambiente. Perciò si occupa anche di salvaguardia della natura e della sua flora e fauna.

Che cos’è la flora: etimologia e definizione

Qual è l’etimologia del termine flora? Cosa significa? La parola flora viene dal latino flos, floris che significa fiore. Nella mitologia romana e italica Flora era la dea dei cereali e delle piante utili per l’alimentazione. Aveva il compito cruciale di proteggerle durante la fase della fioritura. Con il tempo finì con l’essere identificata con la dea della primavera e di tutte le fioriture primaverili.

Il natutralista del ‘700 Linneo svolse il compito arduo di catalogare e nominare con un nome scientifico valido a livello internazionale tutte le specie allora conosciute. Egli scelse proprio il termine Flora per indicare il complesso delle piante, spontanee o coltivate, di un determinato territorio. Prima ancora il termine flora era apparso in un’opera seicentesca di G. B. Ferrari dal titolo italiano: Flora, ovvero cultura dei fiori.

La flora e le specie vegetali in Italia e nel mondo

Cos’è la flora? La definizione flora riguarda l’insieme di specie vegetali, frutto del censimento, e la descrizione e classificazione quanto più possibile completa delle specie vegetali presenti su un territorio.

Lo studio della flora è un settore della botanica, denominato floristica. Fa parte dello studio della vegetazione, ovvero della fitosociologia o geobotanica. Queste ultime descrivono i popolamenti vegetali presenti in una determinata località e condizione ambientale ed ecologica, studiati non solo dal punto di vista floristico (ovvero dell’elenco delle specie presenti), ma anche dal punto di vista quantitativo e sotto il profilo relazionale-ecologico che definisce delle forme consociative strutturali e funzionali.

I trattati di floristica elencano le specie vegetali presenti in una determinata area geografica (nazione, regione, provincia) e le descrivono, consentendone il riconoscimento, in genere mediante l’uso di chiavi dicotomiche.

Si deve a Sandro Pignatti l’ultima monumentale opera che censisce le specie vegetali presenti in Italia, con il titolo di Flora d’Italia.

Quali sono le principali tipologie di flora?

La flora include tutte le specie del regno vegetale e le definisce e classifica secondo il sistema linneano in base a classi, ordini, famiglie, generi, specie e varietà se presenti. A seconda del genere della pianta possono esserci poche o numerosissime specie differenti, molte delle quali condividono a volte lo stesso habitat.

Le specie vegetali sono caratterizzate dalla capacità di svolgere la fotosintesi clorofilliana. Sono gli unici esseri viventi in grado, grazie alla presenza di cellule specializzate, di produrre energia a partire dalla luce solare.

L’evoluzione delle piante inizia all’incirca 500 milioni di anni fa, quando dall’ambiente acquatico si spostarono su quello terrestre. Qui c’era più luce e meno forme viventi con cui essere in competizione. Le prime piante che colonizzarono la terra ferma sono dette briofite. Appartengono a questa categoria i muschi. Sono piante ancora molto legate all’ambiente acquatico e hanno bisogno di umidità per riprodursi attraverso le spore e non hanno semi. La loro struttura è piuttosto semplice, con cellule non specializzate ma tutte in grado di svolgere la fotosintesi e immagazzinare acqua.

Alcune piante dopo essersi evolute sulla terra ferma sono ritornate all’ambiente acquatico. Questo è il caso per esempio della Posidonia che forma estese praterie su fondali bassi con una buona disponibilità di luce. Nono sono alghe, ma piante vascolari complesse che producono frutti, semi e fiori e hanno una radice che oltre a sostenere la pianta è specializzata nell’immagazzinamento dell’energia.

Piante vascolari: gimnosperme e angiosperme

Le piante vascolari appaiono intorno ai 430 milioni di anni fa. Sono piante più complesse con cellule estremamente specializzate e un articolato sistema di vasi per condurre acqua e nutrienti verso l’alto e i prodotti della fotosintesi verso il basso. Si riproducono attraverso i semi e possono colonizzare anche ambienti non legati alla presenza di acqua.

Le felci sono una via di mezzo tra briofite e piante vascolari, perché posseggono un sistema vascolare e cellule spiecializzate ma non producono semi e hanno bisogno di acqua per riprodursi. La loro diffusione è quindi limitata agli ambienti umidi.

Le prime piante vascolari ad evolversi sulla terra ferma furono gimonosperme, che letteralmente significa a frutto nudo. Queste piante producono coni o strobili maschili e femminili, a volte addirittura su individui diversi e lasciano che sia il vento a garantire l’incontro del polline con le cellule uovo. Tra le gimonosperme ancora diffuse oggi ci sono le conifere come pini, abeti, pecci, cipressi e i ginepri.

Che cosa sono le angiosperme e quali piante comprendono

Le angiosperme invece hanno messo a punto un sistema riproduttivo molto più efficace e raffinato. Producono i fiori che con i loro colori e odori attirano gli animali (api, mosche, farfalle) e permettono di affidare l’impollinazione non solo alla casualità del vento ma a specie specifiche in grado di svolgere perfettamente il lavoro.

Il seme poi, che sia all’interno di una drupa (frutto con un solo seme) o di una bacca (frutto carnoso con tanti semi), può essere diffuso dal vento ma anche dagli animali in modo da avere più possibilità di germinare in una condizione che facilita la germogliazione e di essere diffusi a distanze maggiori. Il seme è infatti contenuto in un frutto che offre nutrimento agli animali. Alcuni semi, anzi, per germinare, hanno bisogno proprio di passare attraverso l’apparato digerente degli animali. Pensiamo per esempio all’oliva, la drupa dell’albero di olivo (Olea europea). I grassi da cui ricaviamo l’olio di oliva sono altamente nutritivi per gli animali che mangiando le olive ne disperdono il seme. Oggi la pianta viene diffusa dall’uomo innestando le varietà desiderata su una pianta da seme portante.

Le angiosperme rappresentano il 90% delle specie vegetali al mondo. La loro diversità è strabiliante e si è evoluta nella continua e lunghissima interazione tra il regno vegetale e quello animale grazie alle strategie utile a difendersi dai brucatori o ad attirare gli animali per l’impollinazione e la diffusione del seme.

Le piante annuali sono angiosperme che vivono un solo anno. Maturano in fretta e spendono subito le loro energie per assicurare la continuazione della specie. Producono il fiore e il seme e poi muoiono, completando il loro ciclo vitale in un anno. Sono le più attive ed efficienti a riprodursi.

La teoria Gaia dell’unico organismo

L’ipotesi Gaia è una teoria, avanzata da James Lovelock nel 1969 e anticipata da Giovanni Keplero nel diciassettesimo secolo. Secondo questa teoria tutti gli esseri viventi sulla Terra contribuirebbero a comporre un vasto ed unico organismo.

Questo enorme organismo, capace di autoregolarsi nei suoi vari elementi per favorire a sua volta le condizioni generali della vita, è stato definito con il nome della dea greca Gaia, personificazione della Terra.

Studi recenti hanno dimostrato come le piante siano capaci di comunicazione e come quelle che abitano una foresta costituiscano un unico grande organismo in cui esistono dinamiche di collaborazione e comunicazione. I funghi con la loro vastissima rete micellare connettono i singoli individui con connessioni che in parte sono ancora da studiare e spiegare. Stefano Mancuso nei suoi libri e spettacoli fornisce un quadro completo delle capacità delle piante di comunica, cooperare e spostarsi, allargando il loro areale.

Importanza della biodiversità e dell’ecosistema

economia, ambiente, salute e diritto penale

Quando si parla di biodiversità non si parla solo di flora, ma anche di fauna, della ricchezza di specie viventi in un determinato ambiente, della ricchezza di ecosistemi e del patrimonio genetico all’interno di una data specie. La flora è ovviamente un elemento importantissimo della biodiversità, in un tuttuno inscindibile di legami tra mondo animale e vegetale, funghi, protisti e monere e tra le singole specie dei singoli regni.

Un ecosistema ricco di biodiversità è un ecosistema più forte e resiliente, in grado di resistere agli attacchi e di trovare un nuovo equilibrio in seguito agli stravolgimenti. All’interno di una singola specie, la diversità genetica garantita dalla riproduzione sessuata fornisce una varietà genetica in grado di dare risposte diverse alle stesse minacce. Pensiamo al rischio subito oggi da alcune cultivar di Olea Europea o di banane, tutte geneticamente simili.

Le piante svolgono un ruolo fondamentale nella creazione di suolo fertile garantendo la rinnovazione dei boschi e il proseguire della vita sul pianeta. Ricordiamo che senza le piante in grado di produrre energia dal sole il regno animale non potrebbe esistere. Ci cibiamo infatti di piante che hanno prodotto zuccheri o di animali che hanno mangiato piante.

Quali sono le principali minacce per la flora?

L’inquinamento, causato dalle attività antropiche, ha determinato una profonda contaminazione di acqua, aria, suolo alterando l’equilibrio ecologico.

Fra le principali minacce alla flora ci sono:

  • inquinamento atmosferico, termico, del suolo e idrico ed emissioni di gas serra connessi anche con il riscaldamento globale, che alterando i cicli dell’acqua e le temperature mette a repentaglio al sopravvivenza di alcune specie;
  • deforestazione e agricoltura intensiva con uso di pesticidi e pesca massiccia che minaccia i fondali marini a poseidonia;
  • ignoranza dell’ambiente biofisico, mancanza di cultura ecologica;
  • raccolta indiscriminata di fiori per la loro bellezza o abusiva a scopo fitoterapico;
  • importazione di specie aliene a fini commerciali o decorativi.

Quali sono le specie aliene invasive?

Le specie aliene invasive rappresentano la seconda più importante minaccia alla biodiversità. Si tratta di specie originarie di altri luoghi che vengono spostate consapevolemente o per errore dall’uomo in ambienti molto distanti e diversi da quello di origine. In alcuni casi le specie aliene non provocano gravi danni all’ecosistema. In altri invece provocano enormi stravolgimenti e si parla di specie aliene invasive.

Facciamo l’esempio, particolarmente significativo, dell’ailanto, anche conosciuto come albero del paradiso. L’ailanto (Ailanthus altissima) è un albero originario delle Molucche, coltivato in Cina per la produzione della seta. In Italia fu importato nel XVII per il consolidamento dei terreni e in seguito, quando il baco da seta e l’intero settore risultavano minacciati da un batterio, fu ampiamente coltivato. L’ailanto e il suo fitofago, il bombice dell’ailanto, furono usati solo per una quindicina di anni. Pasteur infatti aveva trovato la cura alla malattia e l’allevamento del baco da seta poté continuare a prosperare.

Specie invasive: il problema dell’ailanto

L’ailanto ha una crescita velocissima, una sorprendente capacità di creare polloni e una formidabile resistenza. Le tossine presenti nella corteccia e nelle radici impediscono alle altre piante di crescere alterando quindi gravemente la biodiversità e tendendo a creare boschi puri.

Oggi l’ailanto si trova quasi ovunque nella penisola, insieme al suo fitofago che continua a cibarsi delle sue foglie. Sul’isola di Montecristo dove il leccio autoctono era minacciato dall’allevamento della capra, l’ailanto stava rischiando di diventare la specie dominante dell’isola. Un programma finanziato dall’Unione Europea ha permesso la lotta all’ailanto e di salvare la macchia mediterranea di Monte Cristo.

Flora: le principali specie in Italia

L’Italia è un paese ricchissimo di biodiversità. La flora italiana conta il più alto numero di specie di piante con seme d’Europa. Questa enorme ricchezza floristica risiede nella latitudine della penisola che è stata in parte sgombra dai ghiacci durante le glaciazioni lasciando modo a relitti di un passato tropicale di sopravvivere. Pensiamo per esempio alla palma nana che è sopravvissuta nei recessi di promontori e coste a tutte le glaciazioni.

La presenza di un territorio montuoso e collinare ha poi favorito il crearsi di nicchie ecologiche abitate da endemismi (specie che esistono solo qui).

Inoltre in Italia ci sono tanti climi che vanno dal clima alpino, continentale e mediterraneo, favorendo una varietà di specie. I boschi alpini e subalpini sono i più ricchi di biodiversità. I boschi di collina hanno subito grandi stravolgimenti da parte dell’uomo che ha prediletto e favorito piante da frutto come il castagno e ha ceduato gli alberi da alto fusto per millenni per ricavarne legna e carbone.

Le foreste di pianura sono quasi del tutto scomparse ad eccezione di alcuni picocli lembi, come il bosco della Mesola a Ferrara e la Selva di Circe a Latina.

Tutele normative e protezione della flora

La Comunità Europea ha stilato una lista delle specie minacciate e che devono essere protette in tutti gli Stati membri. Sono 2000 le specie floristiche inserite nella lista rossa delle specie minacciate dell’UE.

La Direttiva 92/43 /CEE anche chiamata direttiva “Habitat” è uno strumento della Comunità Europea per la conservazione delle biodiversità in Europa.

La Direttiva è costruita intorno a due pilastri: la rete ecologica Natura 2000, che include siti mirati alla conservazione di habitat e specie elencate rispettivamente negli allegati I e II, e il regime di tutela delle specie elencate negli allegati IV e V.

La novità della Rete Natura 2000 consiste nella crezione di corridoi ecologici che includono anche zone in cui è presente l’attività umana, come i coltivi privati ad agricoltura tradizionale. A livello di conservazione della flora sono protette anche piante selvatiche parenti di quelle coltivate per la loro potenziale importanza a livello alimentare.

Alcune piante, sebbene presenti in quantità di esemplari abbondante sono protette per altre ragioni, fondate sulle relazioni con altri esseri viventi. Pensiamo per esempio al pungitopo (Ruscus aculeatus), specie protetta di cui è fatto assoluto divieto di raccolta su tutta la penisola. Il pungitopo con le sue foglie acumimate e coriacee svolge una funzione fondamentale. Crea una sorta di protezione intorno ai giovani di germogli aiutando il bosco a rigenerarsi.

Salvaguardare l’ambiente e tutelare la salute

Salvaguardare l’ambiente è il primo passo per tutelare la salute dei cittadini. Per questo l’ONA si occupa di prevenzione rispetto al rischio dovuto a cancerogeni, come l’amianto, che non solo minacciano la salute, ma anche l’ambiente. La prevenzione primaria si occupa infatti di evitare le esposizioni dannose a 360° grazie alla bonifica dei siti contaminati. Così l’ONA ha istituito l’App Amianto.

Per coloro che hanno subito danni a causa dell’esposizione ad amianto e altri agenti cancerogeni, l’ONA fornisce assistenza medica e legale. È possibile richiedere una consulenza chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il formulario.

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