Il microcitoma, conosciuto anche come carcinoma polmonare a piccole cellule, ha origine dalle cellule neuroendocrine dei grossi bronchi. È una neoplasia caratterizzata dall’elevata malignità ed ha una precoce capacità metastatica.
Come accade in tutti i tumori maligni anche nel caso di questo tipo di carcinoma polmonare, vi è una crescita incontrollata di alcune cellule. Mano a mano che queste ultime proliferano si inizia a formare la massa tumorale.
Microcitoma polmonare e carcinoma polmonare a grandi cellule
Per comprendere meglio questa patologia tanto insidiosa occorre precisare che esistono ben due tipi di tumore al polmone:
- carcinoma polmonare non a piccole cellule (in cui rientrano l’adenocarcinoma e il carcinoma squamoso)
- carcinoma polmonare a piccole cellule (anche detto microcitoma o Small Cell Lung Cancer “SCLC”, secondo la dicitura anglosassone).
Il carcinoma polmonare a piccole cellule per esempio, è caratterizzato da piccole cellule che al microscopio assumono l’aspetto tipico di chicco d’avena. Inoltre, le cellule tumorali di questo tipo di neoplasia hanno origine nel rivestimento bronchiale.
A differenza delle altre cellule tumorali, quelle del microcitoma si producono più velocemente e per questo sono più dannose. Oltre alla velocità di riproduzione, queste cellule si distinguono dalle altre anche per il fatto che riescono a estendersi fino ai linfonodi e altri organi.
Purtroppo il carcinoma polmonare a piccole cellule ha anche un elevato rischio di recidiva e si sviluppa quasi sempre nella zona toracica centrale chiamata ilo polmonare, ovvero nel punto di ingresso di vasi sanguigni, linfatici e bronchi nel polmone.
Microcitoma: i principali fattori di rischio
Uno dei principali fattori di rischio per l’insorgenza del microcitoma è costituito dal fumo di sigaretta. Quest’ultimo contiene molte sostanze cancerogene in grado di danneggiare irreparabilmente le cellule dei polmoni. Ma un ulteriore fattore di rischio è l’esposizione ad agenti cancerogeni come l’amianto e il radon.
Altri fattori che aumentano il rischio di contrarre un tumore del polmone sono l’esposizione al fumo passivo e a sostanze di varia natura. Tra questi: cromo, arsenico, cloruro di vinile e idrocarburi aromatici policiclici.
Un altro fattore di rischio è dato dall’inquinamento atmosferico che spesso determina l’insorgenza del tumore in più membri della stessa famiglia. Mentre, per quanto riguarda l’esposizione nei luoghi di lavoro, è necessario indossare con accuratezza tutti i dispositivi di protezione forniti dal datore di lavoro.
Gli effetti del fumo di sigaretta e dell’amianto sono testimoniati da una pubblicazione del 1955 di Richard Doll. Difatti, lo studio intitolato “A Study of Lung Cancer Mortality in Asbestos Workers: Doll, 1955“, ha dimostrato che vi è un effetto sinergico letale tra i due cancerogeni.
Il rischio di sviluppare un tumore del polmone è proporzionale al numero di sigarette accese nella propria esistenza. Il rischio cioè è molto più alto se si inizia a fumare da giovanissimi e si prosegue per il resto della vita. In cifre, il rischio relativo dei fumatori aumenta di circa 14 volte rispetto ai non fumatori e addirittura fino a 20 volte se si fumano più di 20 sigarette al giorno.
Smettere di fumare in caso di diagnosi
In seguito alla diagnosi di tumore polmonare è necessario smettere di fumare per aumentare le possibilità di guarigione. Smettere di fumare però riduce anche le possibilità di recidiva e di insorgenza di altre complicazioni legate al fumo. Una di queste ultime è rappresentata dai problemi cardiocircolatori. Studi dimostrano che l’abbattimento delle abitudini tabagiche diminuisce il rischio.
L’azione dannosa dell’amianto sui polmoni
I polmoni sono due “sacche” di tessuto spugnoso, collocate al centro del torace, e le loro funzioni principali sono la respirazione e l’espirazione. La respirazione serve ad ossigenare il sangue in tutto il corpo, mentre l’espirazione è necessaria per eliminare l’anidride carbonica dall’organismo.
L’aria entra nell’organismo attraverso il naso e la bocca, per poi passare nella trachea che è una sorta di tubo che si dirama in due direzioni, uno diretto al polmone destro e uno al polmone sinistro.
Poi ci sono dei rami più piccoli chiamati bronchi che a loro volta si dividono in tubi ancora più piccoli, i cosiddetti bronchioli. Al termine dei bronchioli ci sono gli alveoli, ovvero, una sorta di “sacchetti” nei quali avviene lo scambio di ossigeno con il sangue.
Gli alveoli presentano moltissimi capillari attraverso i quali l’ossigeno entra nel circolo sanguigno e può raggiungere tutte le cellule del corpo, mentre l’anidride carbonica prodotta dalle cellule entra negli alveoli e viene espulsa con l’espirazione.
In Italia è in atto una vera strage di patologie asbesto correlate, a testimonianza di ciò l’avv. Ezio Bonanni ha scritto una pubblicazione apposita che raccoglie tutti i dati: “Il Libro Bianco delle morti di amianto in Italia – Ed. 2021“.
Conseguenze dell’esposizione a gas radon
Il radon è un gas naturale con la quale molti di noi entriamo a contatto ogni giorno in maniera inconsapevole. Il gas radon viene sprigionato dalla rottura della crosta terrestre ed è incolore e inodore. Inoltre, il radon è presente nelle abitazioni ed in particolare negli scantinati e nei primi piani.
Purtroppo, secondo alcuni studi, basterebbe una sola esposizione al radon per provocare l’insorgenza del tumore al polmone. Il problema sorge perché i prodotti di decadimento respirati si fissano sui tessuti polmonari e bronchiali. In questo modo si da inizio ad un’esposizione alle radiazioni del tessuto circostante. Il gas radon può danneggiare anche il patrimonio genetico delle cellule dei tessuti, iniziando così un processo canceroso.
Arsenico e insorgenza tumore del polmone a piccole cellule
L’arsenico è un elemento che spesso si ritrova nell’acqua potabile, sia in seguito a processi di cessione degli elementi da parte dei minerali sia a causa di attività antropiche. Esso infatti viene impiegato nel settore industriale, soprattutto nella produzione di pesticidi per l’agricoltura.
L’utilizzo e la produzione di questi prodotti, determina inevitabilmente l’inquinamento da arsenico delle falde acquifere. L’arsenico più pericoloso è quello inorganico e viene assorbito dal nostro organismo con grande facilità.
Microcitoma polmonare sintomi e diagnosi
I tumori polmonari, soprattutto il microcitoma o il tumore del polmone a piccole cellule, sono spesso asintomatici. Oppure, i sintomi manifestati possono essere associati ad altre malattie respiratorie. Ci sono alcuni sintomi frequentemente riscontrati in caso di tumore del polmone a piccole cellule.
- Tosse
La tosse produttiva, catarrosa o secca, è un sintomo che si manifesta nella maggior parte dei fumatori e in chi soffre di bronchite cronica. È importante controllare e valutare i cambiamenti della tosse in termini di intensità, durata e caratteristiche. L’entità dell’irritazione delle pareti bronchiali da parte delle cellule tumorali potrebbero determinare l’insorgenza o meno di colpi di tosse persistenti.
- Sangue nel catarro
Si manifesta quando le pareti bronchiali interessate dal tumore diventano più fragili da causare il sanguinamento.
- Dispnea
La mancanza di fiato o difficoltà respiratoria sono sintomi più presenti nei fumatori e in chi soffre di bronchite cronica. In questi casi è necessario valutarne il peggioramento nel tempo ed eventuali aggravamenti in acuto.
- Dolore al torace
Il dolore si irradia alla spalla, al braccio e può intensificarsi con la respirazione, con la tosse e con i cambiamenti di posizione. Il dolore al torace è causato da un interessamento delle fibre nervose da parte delle cellule tumorali.
- Disfagia
In presenza della massa tumorale, l’esofago può essere ostruito e generare una difficoltà alla deglutizione.
Altri sintomi del microcitoma possono essere astenia, ovvero stanchezza eccessiva, perdita di appetito e di peso. I sintomi variano nel caso in cui il tumore si sia diffuso al di fuori del torace. Tra questi il mal di testa, dolore osseo, ingiallimento della cute o della sclera (parte bianca dell’occhio).
Le metastasi del microcitoma polmonare
Il microcitoma, in particolare, si può associare a sindromi paraneoplastiche, caratterizzate da manifestazioni che si verificano in zone distanti dal tumore o dalle sue metastasi. Inizialmente, questi sintomi sono lievi e solo successivamente si accentuano, soprattutto in seguito alla diffusione negli organi delle metastasi.
Le metastasi si diffondono soprattutto alle ossa, ai reni, al pancreas, alla milza, alla cute e nel fegato, provocando dolore, ittero, disturbi gastrointestinali, insufficienza epatica. Invece quando giungono al cervello si verificano modificazioni nel comportamento, paresi, nausea, afasia, stato confusionale, vomito e coma.
Diagnosi del tumore al polmone a piccole cellule
Per ottenere la diagnosi di microcitoma, è necessario sottoporsi a vari accertamenti clinici. Tra questi vi è la radiografia del torace, che rappresenta tuttora uno dei primi esami eseguiti nell’inquadramento di un tumore del polmone. Purtroppo però la radiografia ha dei limiti nel riscontrare la dimensione esatta delle masse tumorali.
Mentre la tomografia computerizzata (TC) è un esame molto più preciso della radiografia del torace. Grazie ad essa è possibile definire la sede del tumore, le sue dimensioni e i rapporti con le strutture adiacenti. Tuttavia, la TC non consente di definire il tipo di tumore. La tomografia computerizzata viene solitamente estesa non solo a livello del torace, ma anche a livello dell’encefalo e dell’addome. In questo modo è possibile valutare l’eventuale diffusione del tumore negli organi che più frequentemente sono sede di metastasi.
Invece, la tomografia ad emissione di positroni (PET) è una tecnica diagnostica di medicina nucleare che comporta la somministrazione per via endovenosa di una sostanza a base di zucchero legata a una molecola radioattiva. Le cellule che si replicano più velocemente sono più avide di zucchero e pertanto tale composto si accumula in queste aree. Successivamente, vengono evidenziate le zone con più zucchero attraverso l’uso di colori diversi.
Diagnosi anatomopatologica del microcitoma
Una volta individuata l’origine del tumore e la zona in cui è circoscritto si procede con la diagnosi anatomopatologica. Questo esame si realizza attraverso il prelievo cito-istologico di tessuto che a sua volta può avvenire seguendo tre metodologie: la fibrobroncoscopia, l’agobiopsia polmonare ecoguidata e la toracentesi.
La fibrobroncoscopia si effettua attraverso l’uso di un broncoscopio, ovvero un tubicino flessibile di piccole dimensioni dotato di fibre ottiche. Viene introdotto nelle narici o dalla bocca, per controllare eventuali anomalie dell’albero bronchiale.
L’agobiopsia polmonare ecoguidata avviene attraverso l’introduzione di un ago nella parete toracica. Grazie all’acquisizione di immagini radiologiche, precedentemente ottenute dalla TC o dall’ecografia, si possono raggiungere masse tumorali più “periferiche”.
Mentre la toracentesi non è un vero e proprio esame conoscitivo, piuttosto è un approccio terapeutico che si utilizza in presenza di versamento pleurico. Nel dettaglio, viene inserito un ago nella parete toracica, previa anestesia locale, attraverso il quale è possibile aspirare il liquido in eccesso e sottoporlo a test diagnostici.
Carcinoma polmonare a piccole cellule: la patogenesi
Generalmente il tumore polmonare a piccole cellule interessa le vie respiratorie di calibro maggiore. Infatti, si sviluppa in modo sottomucoso o con esfoliazioni bronchiali, da cellule neuroendocrine presenti nell’epitelio bronchiale. Inoltre, a differenza del carcinoma polmonare non a piccole cellule, il microcitoma polmonare a piccole cellule non è connesso con mutazione del recettore per EGF né con un’alterazione della via di trasduzione legata alla proterina RAS. Tuttavia, durante le fasi di progressione neoplastica possono verificarsi mutazioni di questi geni.
Le cellule del microcitoma sono caratterizzate da un’elevata conta mitotica, con cellule piccole, ovali o rotonde, con margini ben definiti. Spesso viene rinvenuta necrosi tissutale e perivascolare come necrosi. La causa scatenante del carcinoma a piccole cellule, dovuta anche all’esposizione ad asbesto, è la mutazione dei geni della famiglia Myc (cMyc, MYCN e MYCL) e l’inibizione dell’apoptosi (BCL-2). In più, gioca un ruolo la inattivazione degli onco-soppressori (p53), dovuta anche all’esposizione a fibre di asbesto.
Prevenzione secondaria: la sorveglianza sanitaria
Come per tutte le patologie asbesto correlate, anche per il microcitoma, sottoporsi a sorveglianza sanitaria diventa fondamentale. Tuttavia, nonostante le evidenze scientifiche, non vi è ancora accordo tra gli esperti sull’opportunità di sottoporre a screening periodici persone che sono a rischio elevato perché fumatrici o ex fumatrici.
La ragione per esempio, ha dei programmi di sorveglianza specifici per gli ex esposti ad amianto, ma non sempre risultano efficaci. Ma recenti studi dimostrano l’utilità di sottoporre i fumatori ultra cinquantenni a esami annuali come la TC spirale o l’esame citologico dello sputo. Sempre i recenti studi, hanno evidenziato alcuni marcatori nel sangue, tra cui alcuni ormoni, che consentono di valutare l’evoluzione della malattia.
Microcitoma terapia, cura e assistenza
Per quanto riguarda la terapia microcitoma occorre precisare che la scelta dipende dalla stadiazione della neoplasia stessa. Il trattamento terapeutico più diffuso per il tumore del polmone a piccole cellule è la chemioterapia. Quest’ultima è l’opzione terapeutica più efficace soprattutto nei casi in cui il tumore abbia sviluppato già metastasi.
I farmaci più utilizzati per il trattamento chemioterapico derivano tutti dal platino e sono per esempio cisplatino e carboplatino. Oltre a questi ci sono anche ciclofosfammide, dexorubicina, gemcitabina.
Inoltre, nei casi di microcitoma si suggerisce di combinare alla chemioterapia anche la radioterapia. L’uso di entrambi gli approcci terapeutici garantisce un maggiore controllo della neoplasia e dimezza la probabilità che la stessa si ripresenti.
Recentemente la sperimentazione ha raggiunto notevoli risultati grazie all’uso di anticorpi monoclonali. Questi ultimi agiscono direttamente sulle cellule tumorali garantendo un approccio più diretto alla neoplasia.
I pazienti di microcitoma possono affidarsi alle cure palliative che però precisiamo, non agiscono direttamente sulla neoplasia. La chemioterapia e la radioterapia non sono suggerite nei casi in cui i pazienti sono fragili, a causa del rischio di importanti tossicità e a fronte di un beneficio clinico molto limitato.
L’aspettativa di vita nelle vittime di tumore polmonare a piccole cellule è di 15 o massimo 20 mesi. Inoltre, solo il 20-40% dei pazienti sopravvive almeno 2 anni, per questo motivo la diagnosi tempestiva della neoplasia riveste un ruolo fondamentale per la guarigione.
Chirurgia in caso di microcitoma al primo stadio
Nel caso di tumore polmonare a piccole cellule la chirurgia deve essere esclusa, a meno che la malattia non si trovi al primo stadio e a condizione che non ci sia il coinvolgimento dei linfonodi ilari o mediastinici né di metastasi del tumore al polmone a distanza. Con l’intervento chirurgico vengono asportate porzioni di polmone, ma bisogna sempre verificare le capacità respiratorie del paziente.
Dopo la fase chirurgica, occorre sottoporre il paziente alla chemioterapia e la radioterapia panaencefalica profilattica (a livello della testa), a causa dei molti casi di metastasi cerebrali. L’approccio chirurgico è quindi sempre considerato un trattamento locale e non è la terapia di elezione, anche nelle forme tecnicamente operabili. La terapia chirurgica deve essere inclusa in quella multimodale, solo in casi selezionati e in stadio di malattia precoce.
Chemioterapia: effetti e controindicazioni
Gli obiettivi della chemioterapia sono:
- ottenere una risposta dalla neoplasia;
- rallentare la crescita tumorale;
- prevenire la diffusione del tumore;
- controllare i sintomi legati alla malattia.
La maggior parte delle diagnosi di microcitoma riguardano pazienti con età superiore ai 70 anni. Gli effetti positivi della chemioterapia si possono ottenere anche nei casi in cui l’età del soggetto è avanzata. L’unico dettaglio riguarda la scelta dei dosaggi e degli schemi terapeutici per limitarne le tossicità.
Radioterapia: gli effetti sui pazienti di microcitoma
La radioterapia è una tecnica che prevede l’esposizione del soggetto a delle onde ionizzanti, capaci di distruggere il DNA delle cellule tumorali. Tale approccio terapeutico si utilizza soprattutto nei casi in cui la malattia presenta metastasi ossee.
La durata del trattamento dipende dalle finalità dello stesso, ovvero, se il fine della radioterapia è curativo o palliativo. Per esempio, nei casi in cui la radioterapia viene adoperata come cura palliativa, le sedute sono di breve durata ma i pazienti vi devono sottoporsi ogni giorno per almeno 5 settimane.
Discorso differente vale per esempio per la colonna vertebrale. Tale trattamento nei casi di metastasi alla spina dorsale necessita di pochissime sedute.
Mentre, l’irradiazione profilattica dell’encefalo si utilizza solo in alcuni casi più particolari. Come per esempio, i casi in cui le metastasi hanno raggiunto l’encefalo. La maggior parte degli effetti collaterali della radioterapia sono di lieve entità e concentrati nell’area di irradiazione. Regrediscono completamente dopo alcune settimane dalla fine del trattamento radioterapico.
Aspettative di vita in caso di microcitoma
Il microcitoma costituisce il 16,8% di tutti i tumori del polmone e circa il 15/20% dei casi di carcinoma anaplastico a piccole cellule. Si riscontra soprattutto tra coloro che sono stati esposti ad amianto, e a maggior ragione, tra coloro che fumano, con età da 27 a 66 anni.
L’aspettativa di vita di coloro che sono colpiti da cancro a piccole cellule non diffuso è pari al 20%, nei 5 anni. Mentre, in coloro che sono già allo stadio avanzato, anche per la capacità di metastatizzazione, le chance di sopravvivenza a 5 anni sono all’1%. La prevenzione primaria, cioè evitare ogni esposizione a cancerogeni, è l’unico modo per prevenire questa neoplasia che è ad alto rischio.
Benefici e prestazioni per i lavoratori esposti
In molti casi, il carcinoma polmonare a piccole cellule è legato all’esposizione professionale ad amianto, fumo di saldatura, IPA. I lavoratori esposti a questi cancerogeni hanno diritto al riconoscimento della malattia professionale e alle prestazioni INAIL (indennizzo o rendita in base al grado invalidante). In caso di decesso, sussiste il diritto alla rendita di reversibilità in favore del coniuge e dei figli minorenni oppure studenti. Poi si aggiunge il Fondo Vittime Amianto in caso che la patologia sia causata da asbesto.
Il microcitoma come tumore polmonare è una patologia asbesto correlata inserita nella Lista I dell’INAIL, perciò vi è la presunzione legale di origine. Quindi, per ottenere il riconoscimento di malattia professionale, è sufficiente la presenza della noxa patogena nell’ambiente lavorativo (Cass., Sez. lav., n. 30438/2018).
Per i lavoratori esposti ad amianto c’è anche il diritto a richiedere i benefici contributivi (art. 13, co.7, L.257/92). Grazie alle maggiori contributive, il lavoratore può chiedere il pensionamento anticipato.
L’articolo 1, comma 250, della Legge 232/2016, ha sancito il diritto all’immediato pensionamento per i lavoratori che, pur con le maggiorazioni di cui all’art. 13, comma 7, L. 257/92, non hanno ancora maturato il diritto a pensione. Questi possono quindi richiedere la pensione invalidità amianto.
Riconoscimento dello status di vittima del dovere
I dipendenti civili o militari appartenenti alle Forze Armate o Comparto Sicurezza che hanno contratto il microcitoma possono ottenere il riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittime del dovere. Alle vittime del dovere spettano specifiche prestazioni assistenziali e previdenziali, tra cui la speciale elargizione, assegno vitalizio, speciale assegno vitalizio, con parificazione alle vittime del terrorismo (SS.UU. 7761).
Risarcimento danni vittime microcitoma
Gli accertamenti INAIL ricoprono un ruolo fondamentale nella tutela risarcitoria. Soprattutto, per quanto riguarda la condanna del datore di lavoro. Infatti la rendita INAIL non costituisce integrale risarcimento dei danni che il lavoratore ha subito in caso di malattia professionale. Invece si ha diritto all’integrale risarcimento dei danni differenziali e complementari (Cass. Sez. Lav. 777/2015). Questi sono i pregiudizi patrimoniali e pregiudizi non patrimoniali (biologico, morale ed esistenziale).
Quindi l’indennizzo INAIL deve essere soltanto scomputato per poste omogenee, e, cioè, sulle voci di danno biologico dell’Indennizzo INAIL. Invece, i danni morali ed esistenziali debbono essere integralmente risarciti. La quantificazione del danno subito dalla vittima primaria dipende dall’entità della lesione. Si applicano le tabelle del Tribunale di Milano, con personalizzazione che tiene conto della reale entità del pregiudizio. Il criterio è pur sempre quello equitativo.
In caso di decesso della vittima primaria, i familiari hanno diritto al risarcimento danni, anche con riferimento alla sofferenza subita dalla vittima stessa. Questa sofferenza si traduce con la liquidazione per i congiunti dei danni iure hereditario, ma anche dei danni iure proprio, quindi quelli sofferti dai familiari stessi.
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