L’asbestosi è una malattia a carico dell’apparato respiratorio, provocata dall’esposizione a fibre di amianto. Si tratta di una patologia cronica e il rischio di contrarla è proporzionale all’intensità dell’esposizione avvenuta.

L’asbesto, che è anche detto amianto, è una sostanza fibrosa e cancerogena. In Italia, purtroppo, è stato fortemente utilizzato fino al 1992. Anno in cui fu promossa la Legge 257/92, che ha messo il cancerogeno al bando nel nostro Paese una volta e per tutte. Nonostante la messa al bando, in Italia ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di amianto da bonificare. Nel dettaglio si tratta di edifici pubblici, privati, scuole e persino ospedali.

Questa situazione pone così a rischio tutti i cittadini italiani. L’inalazione delle fibre di questo materiale determina l’insorgenza della fibrosi polmonare che a seconda dei casi può essere più o meno grave.

Meccanismo di insorgenza dell’asbestosi

Le fibre di asbesto, sottilissime, una volta inalate, raggiungono facilmente l’apparato respiratorio e anche gli altri organi. Queste fibre, in particolar modo, si aggrappano ai polmoni dando inizio ad un’azione infiammatoria.

Ma cosa avviene di preciso nei nostri polmoni quando subentrano le fibre di amianto? In pratica, i macrofagi alveolari, nel tentativo di fagocitare le fibre,  perché elemento estraneo, rilasciano citochine, fattori di crescita e sostanze ossidanti, ma senza riuscire a distruggerle. Le fibre di amianto, quando raggiungono la pleura, provocano infiammazione.

Asbestosi sintomi iniziali ed evoluzione

L’infiammazione diventa cronica e nella maggior parte dei casi funge da anticamera di altre neoplasie, come l’adenocarcinoma polmonare e il mesotelioma pleurico. L’asbestosi, come tutte le altre patologie da amianto, ha dei tempi di latenza lunghissimi.

Per questo motivo, molti ex lavoratori esposti, scoprono di esserne affetti solo a distanza di 15-20 anni dall’esposizione. Per quanto riguarda i sintomi, la patologia esordisce con:

  • difficoltà respiratoria;
  • dolore toracico;
  • mancanza di respiro e respiro sibilante
  • iniziale tosse cronica, resistente a qualsiasi tipo di terapia;
  • astenia;
  • ippocratismo, cioè le dita a bacchetta di tamburo;
  • cianosi.

Nella maggioranza dei casi questa fibrosi è accompagnata da placche pleuriche e ispessimento pleurico. Anche queste ultime rappresentano delle complicazione dovute all’esposizione ad amianto, solo che spesso sono asintomatiche.

Diagnosi di asbestosi e trattamento terapeutico

Per ottenere la diagnosi di asbestosi occorre effettuare una radiografia o un a TC toracica. In questo modo è possibile individuare eventuali alterazioni polmonari che potrebbero essere campanello d’allarme.

L’esame radiografico mostra, in una fase iniziale, piccole opacità irregolari, a volte lineari, prevalentemente nei campi polmonari inferiori. In fasi più avanzate, con l’interessamento di tutto l’ambito polmonare, compare l’aspetto definito “a vetro smerigliato” e aspetti radiologici definiti “a nidi d’ape”.

Nei casi di sospetta fibrosi polmonare è importante monitorare la funzionalità respiratoria. Quindi si ricorre a spirometria e misurazione DLCO, che evidenziano un quadro di tipo restrittivo e riduzione della diffusione alveolo-capillare. Solo in rare occasioni, quando la fibrosi è preoccapantemente estesa, si suggeriscono biopsia polmonare e il lavaggio broncoalveolare. anche l’emogasanalisi può avere un significato solo nelle fasi evolutive avanzate, quando la fibrosi polmonare ha provocato una marcata riduzione degli scambi gassosi alveolari, con comparsa di ipossiemia arteriosa. Purtroppo, ad oggi non è stato individuato alcuna terapia per il trattamento dell’asbestosi. Tuttavia, esistono degli approcci terapeutici che possono migliorare le funzioni respiratorie e quindi anche la qualità della vita.

Sono suggeriti quindi, per il trattamento della fibrosi polmonare, farmaci a base di cortisone, broncodilatatori e il supporto di una bombola di ossigeno.

Sorveglianza sanitaria, terapia e cura

Chi è stato esposto ad amianto deve sottoporsi a sorveglianza sanitaria. La sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti ad amianto è obbligatoria in base all’art. 259 del Decreto Legislativo 81/2008. Il medico di famiglia deve rivolgere al paziente una serie di domande per raccogliere il maggior numero di informazioni relative allo stile di vita condotto, al tipo di lavoro svolto e al tempo di esposizione ad amianto. Verrà poi richiesto di sottoporsi a una serie di esami più specifici e poi eventualmente a una visita con il medico del lavoro.

In caso di asbestosi, non esiste una cura specifica per l’asbestosi, ma piuttosto una terapia mirata al miglioramento delle capacità respiratorie con broncodilatatori e al controllo dei frequenti eventi acuti bronchitici, con antibiotici e cortisonici. Le cure asbestosi sono soprattutto mirate a evitare la degenerazione in mesotelioma.

Innanzitutto è necessario smettere di fumare per evitare l’aggravarsi dei sintomi e il rischio di ammalarsi di tumore al polmone, per il quale le fibre di amianto hanno un effetto sinergico di potenziamento con i cancerogeni presenti nel fumo di sigaretta. È anche consigliato il vaccino contro l’influenza e contro il batterio pneumococco per impedire l’aggravarsi dell’asbestosi pleurica, e l’uso farmaci che facilitino la respirazione. Questi farmaci agiscono direttamente per contrastare i sintomi: la muscolatura delle vie aeree si rilassa per rendere la respirazione meno faticosa. Infine, in alcuni casi, è necessario il concentratore di ossigeno, un apparecchio che purifica l’aria che il paziente respira contenuta nella stanza.

Tutela legale per vittime di asbestosi

L’asbestosi è strettamente legata allo svolgimento di attività lavorativa in luoghi contaminati, privi di aspiratori localizzati delle polveri e in assenza di protezione individuale. I lavoratori vittime di asbestosi hanno diritto al riconoscimenti della malattia professionale INAIL, se lavoratori ordinari. Oppure, al riconoscimento di vittima del dovere per i dipendenti del settore pubblico. L’INAIL per esempio, inserisce l’asbestori nella LISTA I delle malattie professionali la cui origine è di elevata probabilità. 

Questo vuol dire che la fibrosi polmonare si avvale della presunzione legale d’origine. Quindi, per ottenere il riconoscimento di malattia professionale, basta dimostrare all’INAIL, la presenza dell’agente cancerogeno (noxa patogena), in questo caso l’amianto, nei luoghi di lavoro.

Indennizzo INAIL e accesso al Fondo Vittime Amianto

Gli ex lavoratori esposti possono ottenere l’indennizzo INAIL solo nei casi in cui il punteggio di inabilità assegnato da INAIL stessa, superi la percentuale del 6%. Nel dettaglio, l’indennizzo è un assegno unico a titolo risarcitorio ed è una prestazione ben diversa dalla rendita INAIL.

Difatti, la rendita INAIL è una prestazione longeva e consiste in un assegno mensile da richiedere nei casi in cui il punteggio di inabilità superi il 16%. In caso di decesso della vittima, la rendita può essere trasferita al coniuge in forma però del 50% e del 20% ai figli, in particolari condizioni.

Oltre all’indennizzo e alla rendita INAIL è possibile accedere anche al Fondo Vittime Amianto con ulteriori prestazioni aggiuntive secondo l’art.1 co. 241/246 L.244/2007. Questa è una prestazione erogata direttamente dall’INAIL che viene sommata alla rendita mensile. Qualora si verifichi il decesso della vittima, le prestazioni aggiuntive del fondo vengono sommate alla rendita in reversibilità in favore dei familiari.

Benefici contributivi e rivalutazione pensionistica

I lavoratori esposti che già hanno ottenuto il riconoscimento di malattia professionale hanno diritto anche ai benefici contributivi amianto. Secondo l’art. 13, co. 7, L. 257/1992, i lavoratori esposti possono chiedere la rivalutazione contributiva, con l’applicazione del coefficiente 1,5.

Grazie all’accesso ai benefici contributivi amianto, il lavoratore ha diritto al cosiddetto “scivolo pensionistico” o prepensionamento. Invece, per i lavoratori già in pensione è possibile, grazie ai benefici contributivi amianto, chiedere la rivalutazione dei ratei pensionistici.

Mentre il lavoratore che, nonostante i benefici, non abbia ancora maturato il diritto a pensione, può richiedere la pensione d’inabilità amianto. Per ottenerla, è sufficiente aver maturato 5 anni di contributi effettivi. Di  questi, 3 devono essere maturati negli anni precedenti alla presentazione della domanda. Le direttive INPS utili alla presentazione della domanda, sono consultabili nella circolare n. 34 del 09.03.2020.

Occorre precisare che la pensione d’inabilità amianto non è cumulabile con la ricezione della rendita INAIL. Quindi, nei casi in cui il lavoratore percepisca la rendita, è meglio riflettere prima di procedere con la richiesta. Ragione per cui questa misura è utile solo in caso di lavoratori molto giovani, con un punteggio d’invalidità minimo.

Asbestosi: tutele per le vittime del dovere

rischio amianto convegno

Possono chiedere il riconoscimento di vittime del dovere tutti coloro che, appartenenti a Forze Armate (Esercito, Marina Militare e Aeronautica, Carabinieri) e Comparto Sicurezza (Polizia di Stato, Polizia Locale, Polizia Penitenziaria, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco), hanno subito danni alla salute nello svolgimento della loro attività di servizio (art. 1 comma 563 della L. 266/2005), impiegati in missioni in particolari condizioni operative, e di servizio eccedenti l’ordinarietà (art.1 del dpr 243 del 2006, in riferimento all’art. 1 comma 564 della L. 266/2015).

Quindi chi si è ammalato di asbestosi hanno diritto al riconoscimento di causa di servizio e di vittima del dovere, ottenendo così l’accredito dell’equo indennizzo e della pensione privilegiata. In caso di decesso queste prestazioni sono accreditate al coniuge o ai figli.

L’ONA da anni è a fianco delle vittime del dovere per salvaguardare i loro diritti, come riporta anche nel convegno “Rischio amianto e presenza di altri cancerogeni nelle Forze Armate“. In questa occasione Nicola Panei, Maresciallo dell’Aeronautica Militare e vittima di asbestosi, testimonia il rischio di tutti i militari all’amianto. Per questo è importante l’impegno dell’ONA per la prevenzione primaria e la tutela delle vittime.

Risarcimento danni per vittime di asbestosi

La vittima di asbestosi ha diritto all’integrale risarcimento dei danni, da chiedere direttamente al datore di lavoro. L’importante è dimostrare il nesso causale tra l’insorgenza della patologia e l’attività lavorativa svolta. Inoltre, l’asbestosi è una malattia dose dipendente, permettendo così di imputare il danno a tutti coloro che hanno provocato l’esposizione alle fibre di amianto. L’integrale ristoro del danno comprende non solo il pregiudizio patrimoniale, ma anche quello non patrimoniale (danno biologico, morale ed esistenziale).

Per ottenere il risaricemento bisogna far valere la responsabilità contrattuale ed extracontrattuale. Inoltre, la quantificazione si stabilisce in maniera personalizzata, prendendo come modello le tabelle del Tribunale di Milano.

Assistenza legale Osservatorio Nazionale Amianto

L’Osservatorio Nazionale Amianto offre assistenza medica e tutela legale ai lavoratori affetti di asbestosi e ai loro familiari. L’associazione APS è capitanata dal presidente, l’Avv. Ezio Bonanni, e il suo team di esperti legali pronti ad aiutare le vittime ad ottenere risarcimenti, benefici previdenziali e prestazioni assistenziali. Chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il form si può richiedere la consulenza gratuita.

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