Le fibre di amianto causano il mesotelioma. Questo tumore del tessuto di superficie delle membrane sierose è provocato solo dai minerali di amianto, spesso ad esito mortale. L’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA APS) e l’Avv. Ezio Bonanni continuano il loro impegno nella lotta contro l’amianto e, attraverso l’istituzione del Dipartimento di assistenza e cura mesotelioma, forniscono una consulenza per l’assistenza legale e medica gratuita per le vittime e i loro familiari.

Mesotelioma: che cos’è e come prevenirlo

Il mesotelioma è il cancro che colpisce le cellule del mesotelio, la membrana che avvolge i polmoni. Le fibre di amianto, unica causa dell’insorgenza di questa patologia monofattoriale, si depositano sulle membrane sierose del sistema respiratorio e le aggrediscono. In questo modo, l’asbesto inalato provoca prima l’infiammazione e successivamente l’insorgenza della malattia stessa. Il mesotelioma è una malattia dose dipendente, per cui ogni esposizione morbigena incide nell’insorgenza di tale patologia.

Uno dei mesoteliomi maggiormente diffusi è quello che si sviluppa nella pleura nel torace, ma questa patologia potrebbe colpire anche il peritoneo, nell’addome, il pericardio, lo spazio attorno al cuore, e, infine, la tunica vaginale del testicolo. Tali evidenze scientifiche sono state anche dimostrate dalla monografia IARC e dallo studio di Ferrante, Bertolotti e Todesco “Cancer mortality and incidence of mesothelioma in a cohort of wives of asbestos workers in Casale Monferrato, Italy“. Tra i tumori sopra descritti, solo una minima parte potrebbe essere stata causata dall’eventuale esposizione a minerali asbestiformi, quali, per esempio, erionite, fluoroedenite.

Tipologie di prevenzione

Diagnosticare il mesotelioma in uno stadio primario è fondamentale per procedere fin da subito con l’opportuno piano terapeutico, per garantire migliori aspettative di vita al paziente. Per questo, l’azione principale dell’ONA è assicurare, innanzitutto, la prevenzione primaria, evitando ogni forma di esposizione all’amianto attraverso la bonifica dei siti contaminati. Questo ribadisce anche la revisione del Consensus di Helsinki del 2014. E’ importante sottolineare, infatti, l’assenza di un limite di soglia al di sotto del quale l’amianto diventi innocuo. Considerando l’enorme quantità di amianto ancora presente oggi in Italia, nonostante la messa al bando del ’92, l’ONA ha creato le piattaforme REPAC (Registro Patologie Asbesto Correlate) e Guardia Nazionale Amianto, per delineare una mappatura dei siti ancora contaminati da fibre di asbesto, oltre ai luoghi di maggior incidenza di patologie asbesto correlate.

Il secondo step per garantire la prevenzione a tutti coloro che sono stati esposti all’amianto è la sorveglianza sanitaria, grazie alla quale si può giungere a una diagnosi precoce e mettere a diposizione dei pazienti terapie più efficaci. I sanitari dell’ONA, tra i quali il Prof. Marcello Migliore e, dal punto di vista medico legale, il Dott. Arturo Cianciosi, sono al servizio di tutti i cittadini che si rivolgono all’associazione. Non meno importante è anche la prevenzione terziaria, cioè la tutela legale nel rispetto dei diritti delle vittime dell’amianto e dei loro familiari.

Quanto durerà l’epidemia di mesoteliomi?

Il mesotelioma costituisce il 4% delle cause di morte dovute al cancro, a livello glovale, per tutte le età ed entrambi i sessi. Non stupisce il fatto che negli ultimi anni il numero dei casi di patologie asbesto correlate è in continuo aumento, considerando i ritardi nello smaltimento e conseguente bonifica dell’eternit. Per tale ragione, continuano le esposizioni a questo minerale cancerogeno, nonostante la messa la bando dell’asbesto avvenuta con la legge 257/92.

La probabilità di contrarre patologie asbesto correlate, in particolare al mesotelio polmonare, risulta più alta tra gli uomini. Inoltre, in alcune località italiane la concentrazione di questa malattie provocate dall’amianto è molto più elevata. Ne sono un esempio alcune regioni del Nord Italia, come Casale Monferrato e la Liguria, dove sorgono i più importanti cantieri navali della penisola, oltre ad ampi siti militari.

L’epidemia di mesoteliomi, così come delle altre patologie asbesto correlate non ha ancora però raggiunto il suo picco. Nonostante il notevole incremento delle diagnosi insorte negli ultimi anni, l’ONA stima che la curva statistica salirà ancora, fino a raggiungere l’apice nel 2030. Le malattie provocate dall’amianto, infatti, hanno una lunga latenza. Considerando che il maggior utilizzo di questo materiale è stato fatto al finire degli anni ’80, l’emergenza non può dirsi ancora conclusa. Bisogna, inoltre, tener presente che anche negli anni successivi al 2030 l’epidemia non si arresterà, a causa del ritardo delle bonifiche nei siti ancora contaminati da questa sostanza lesiva. Questa situazione di emergenza è stata denunciata in più occasioni dall’Avvocato Ezio Bonanni, tra cui anche ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022“.

Mesotelioma da amianto: gli organi a rischio

Il mesotelioma può sorgere in differenti localizzazioni nell’organismo di coloro che hanno subito un’esposizione all’amianto. In base al loro posizionamento, si puù fare una distinzione tra:

  • pleurico, che è il cancro che colpisce la pleura polmonare;
  • peritoneale, il tumore che insorge nella sierosa del peritoneo;
  • pericardico, cioè il cancro della membrana che avvolge il pericardio;
  • tunica vaginale del testicolo, molto più raro, che colpisce l’apparato genitale maschile.

Un’ulteriore classificazione può essere effettuata tenendo conto del tipo di cellule di cui si forma il tumore stesso. In tal senso, possiamo distinguere i mesoteliomi tra epitelioidi e sarcomatoidi. Queste ultime vengono riscontrate solo in rari casi, quelli più gravi. Nel caso in cui le cellule siano di entrambe le tipologie, il mesotelioma può dirsi bifasico.

Mesotelioma pleurico: sintomi e terapie

Con il termine pleura ci si riferisce alla membrana che avvolge i polmoni, che limita l’attrito tra i due polmoni durante l’atto di respirazione. La pleura si distingue in viscerale, che è legata ai polmoni, e parietale, che delinea la gabbia toracica. Quando, attraverso l’esposizione e la conseguente inalazione, questa membrana entra in contatto con sostanze cancerogene può subire un processo infiammatorio, denominato pleurite, e produrre maggiore quantità di liquido, dando origine a un versamento pleurico. Negli altri casi si potrebbe anche assistere alla formazione di placche pleuriche e ispessimenti pleurici, oltre a neoplasie più gravi.

Il mesotelioma pleurico corrisponde alla neoplasia che più frequentemente colpisce le cellule del mesotelio ed è classificata tra le più aggressive. I sintomi che ne caratterizzano l’insorgenza, infatti, sono difficili da identificare, in quanto simili a quelli di malattie cardiovascolatorie e cardiache. La sintomatologia varia in base alla localizzazione del mesotelioma. Nei casi di mesotelioma pleurico, il paziente può essere affetto da dolori toracici, affaticamento generale, respiro corto e dispnea, quando si è in presenza di un conseguente versamento pleurico.

L’efficacia della cura del mesotelioma pleurico dipende dalla stadiazione della malattia. Il trattamento prevede il ricorso a diverse combinazioni tra chirurgia, chemioterapia e radioterapia. L’approccio è sempre multidisciplinare. I differenti trattamenti curativi, infatti, sono volti al miglioramento delle condizioni del paziente, dando anche a quest’ultimo più alte aspettative di vita. Infatti, le terapie mirano a colpire le cellule maligne e ne rallentano, o addirittura arrestano la diffusione nell’organismo. A seconda della diffusione e localizzazione della malattia viene valutata la terapia più opportuna. Ogni caso, infatti, è diverso dall’altro. Vi è la possibilità, inoltre, anche di accedere a cure sperimentali, quali ad esempio l’immunoterapia o la terapia genica, che si sono rivelate molto efficaci.

In cosa consiste il mesotelioma peritoneale?

Il mesotelioma peritoneale è un cancro maligno piuttosto raro che colpisce il peritoneo. È la membrana sierosa che riveste organi addominali e le pareti interne dell’addome. Si tratta di una neoplasia la cui unica possibile causa risiede nell’esposizione alle fibre di asbesto. Questa sostanza nociva, infatti, provoca prima un’infiammazione al sistema respiratorio, che poi degenera in cancro peritoneale.

Questa tipologia di tumore rappresenta il 5% dei casi di mesotelioma. La sintomatologia che si manifesta nei casi di insorgenza della malattia consiste in episodi di nausea, vomito, inappetenza, perdita di peso, senso di pressione o dolore all’addome, blocco intestinale, febbre, sudorazioni notturne, affaticamento generale.

Mesotelioma pericardico ed esposizione ad amianto

Il mesotelioma pericardico è una rara tipologia di cancro che colpisce il pericardio e anch’esso trova la sua causa nell’esposizione all’amianto. Meno dell’1% dei casi di neoplasie del mesotelio vengono localizzate nella zona del pericardio, purtroppo quasi sempre ad esito mortale. I sintomi del mesotelioma pericardico sono abbastanza simili a quelli sopra indicati, ma in aggiunta potrebbe sorgere anche tosse persistente e secca.

Cos’è il mesotelioma della tunica vaginale del testicolo?

Il mesotelioma della tunica vaginale del testicolo colpisce il mesotelio che ricopre la superficie esterna del testicolo in un sacco a doppia parete. La tunica vaginale, infatti, si distingue in due foglietti, della quale è composta, viscerale e parietale. Quest’ultimi si uniscono al margine posteriore del testicolo, formando il mesorchio. I due foglietti, inoltre, delimitano la cavità dove è contenuto il liquido sieroso.

Così come per gli altri mesoteliomi, anche il cancro della tunica vaginale del testicolo può avere una latenza che giunge anche oltre i 50 anni dall’esposizione morbigena all’amianto. Purtroppo, nella maggioranza dei casi questa malattia è ad esito mortale. Si tratta di una tipologia di mesotelioma molto raro, presente solo nell’1% dei casi, e la sua causa principale è l’esposizione ad amianto. I sintomi più frequenti sono tumefazione dolente o non dolente e dolore testicolare ginecomastia.

Altre tipologie di mesotelioma: epitelioide e sarcomatoide

Il mesotelioma può differenziarsi in due tipologie in base alle cellule che colpisce. In tal senso, possiamo classificarlo come epitelioide e sarcomatoide. Il primo consiste in una forma maligna che colpisce specificamente le cellule epiteliali, coloro che compongono i tessuti che rivestono le membrane esterne degli organi. La maggioranza delle diagnosi di mesoteliomi sono di tipo epitelioide. Le cellule dei tessuti, infatti, mutano il loro funzionamento fino a riprodursi senza più alcun controllo, e quindi trasformandosi in maligne. In origine, il mesotelioma epitelioide veniva diagnosticato erroneamente al posto dell’adenocarcinoma, le cui cellule sono molto simili.

Il mesotelioma sarcomatoide, invece, è la seconda tra le più diffuse tipologie del cancro alla pleura. Questo tumore si caratterizza per la presenza di cellule ovali e irregolari, dai contorni poco delineati e visibili. Per questi motivi, la diagnosi non è sempre semplice. L’entità dei sintomi, in entrambi i casi, dipende dall’estensione e dalla localizzazione della patologia stessa. In base alla tipologia, inoltre, è possibile scegliere l’opportuno trattamento curativo, oltre a valutare lo stato della salute generale e l’età del paziente. Generalmente, in caso di cancro epitelioide si procede con una resezione, con un intervento chirurgico al fine di estirpare le cellule maligne. Inoltre, si procede successivamente anche con un trattamento combinato tra chemioterapia e radioterapia, in grado di rallentare, o meglio arrestare, la diffusione della malattia. Nei casi, invece, di tumori sarcomatoidi la chemioterapia si rivela essere meno efficacie. Vengono comunque messe in atto strategie curative che possano rallentare lo sviluppo delle cellule maligne.

Mesotelioma bifasico e mesotelioma benigno

A volte ci può essere la compresenza di cellule epitelioidi e sarcomatoidi. In questi specifici casi, ci troviamo di fronte un diagnosi di mesotelioma bifasico. I sintomi del mesotelioma bifasico sono di diversa natura, in base alla localizzazione e stadiazione della patologia stessa. I cancri bifasici rappresentano circa il 20-35% della totalità delle diagnosi di mesoteliomi.

Anche se in rarissimi casi, il mesotelioma potrebbe essere benigno. In questo caso, le cellule tendono a non diffondersi ad altri organi, sebbene si riproducano in maniera incontrollata. In rari casi il mesotelioma benigno offre una prognosi positiva.

Quali sono i sintomi del mesotelioma?

Spesso il mesotelioma viene diagnosticato in una fase già avanzata della malattia. Infatti, spesso i sintomi non vengono subito ricondotti alla patologia asbesto correlata. È importante, quindi, effettuare in primo luogo un’anamnesi lavorativa. I tempi di latenza dell’insorgenza della malattia a volte superano anche i 40, o 50 anni dall’esposizione cancerogena. I primi segni del mesotelioma potrebbero manifestarsi attraverso placche e ispessimenti pleurici, oltre alla possibile comparsa di un versamento pleurico. I sintomi più frequenti sono, comunque, i seguenti: difficoltà respiratorie, respiro corto e sibilante, tosse secca persistente, pressione o dolore al torace e alla schiena, dispnea, comparsa di febbre, sudorazione notturna, stanchezza e affaticamento anche nelle azioni quotidiane, perdita di peso e inappetenza. La sintomatologia tende a essere più ingravescente con l’avanzare della malattia.

Diagnosi del mesotelioma: esami da effettuare

Una diagnosi rapida del mesotelioma, potrebbe aumentare le chance di sopravvivenza del paziente e garantirgli una migliore aspettativa di vita. Per la cura del mesotelioma è necessario rivolgersi al Servizio Sanitario Nazionale e alle Aziende Sanitarie Locali, che hanno l’obbligo di sottoporre i pazienti che sono stati in precedenza esposti all’asbesto a celeri e continui controlli sanitari, secondo l’art. 259 D.L.vo 81/2008. Tuttavia, esistono esami specifici per una precoce diagnosi del mesotelioma. Solitamente, si procede in primo luogo con una radiografia nella zona del torace per riscontrare la presenza o meno di ispessimenti e placche pleuriche. Successivamente, è consigliato sottoporsi a una tomografia del torace (TC) ed esame PET, che evidenzia eventuali cellule tumorali e il loro sviluppo. La risonanza magnetica è, invece, quell’esame che fornisce immagini dettagliate dei tessuti molli del corpo senza utilizzare raggi X, permettendo di verificare lo stato di avanzamento della neoplasia.

Inoltre, per valutare lo stadio del cancro e la sua natura, si procede con una biopsia, eseguita su campioni di liquido presenti nel torace o nell’addome. Per verificare l’espressione genica è possibile sottoporsi anche a esami immunoistochimici e esami del sangue per misurare i livelli di osteopontina e SMRP, che in valori più elevati solitamente segnalano la presenza di una formazione neoplastica.

Mesotelioma: cura e trattamenti terapeutici

ONA TV- forze armate-mesotelioma

L’ONA, oltre ad offrire a tutte le vittime dell’amianto una tutela legale, offre un supporto anche sul piano medico per tutti i malati che si rivolgono all’associazione. Per garantire il pieno supporto, l’ente si avvale anche della proficua collaborazione con centri specializzati nella cura del mesotelioma. Più specificatamente, l’associazione avrebbe varato una serie di protocolli applicabili ai fini della cura del mesotelioma, tra cui il trattamento multimodale.

Il protocollo consiste solitamente in una combinazione di approcci terapeutici, che nella maggioranza dei casi evitano l’intervento chirurgico. Questa scelta è dettata dal fatto che un’operazione potrebbe provocare nel paziente ulteriori sofferenze, complicazioni e disagi, come sostenuto anche dal Prof. Marcello Migliore nel corso della conferenza ONA del 19.06.2018.

Prima di procedere con il più adatto protocollo è bene prendere in considerazione l’età e lo stato di salute generale del paziente. Solo a seguito di questa verifica è possibile decidere l’approccio terapeutico che potrebbe rivelarsi più efficacie. In ogni caso, la ricerca verso nuove cure continua. Anche l’oncologo Dott. Carmine Luigi ha sottolineato, nel corso dell’ottava puntata di ONA TV “Mesotelioma nelle forze armate e tutela degli orfani“, la necessità di aumentare il numero di studi su nuovi farmaci.

Il tasso di sopravvivenza in seguito all’intervento chirurgico

L’American Cancer Society ha condotto uno studio per calcolare la sopravvivenza media dei pazienti affetti da mesotelioma che hanno subito un intervento chirurgico nel periodo tra il 1995 e il 2009, in differenti stadi della malattia. Al primo stadio, la sopravvivenza per mesotelioma è stata calcolata pari a 21 mesi. Il tasso si abbassa gradualmente, più lo stadio della malattia è avanzato. I dati più recenti sono riportati nello studio di Weiquan Zhang e Xinshu Wu, “Advances in the diagnosis, treatment and prognosis of malignant pleural mesothelioma“. I risultati confermano l’importanza della tempestività del trattamento e quindi della diagnosi precoce.

Nello studio di Faig e Howard, “Changing Pattern in Malignant Mesothelioma Survival“, sono stati analizzati invece 380 casi diagnosticati dal 1992 al 2012. Inoltre, pubblicazioni più recenti hanno evidenziato più elevate percentuali di sopravvivenza mesotelioma a 5 anni pari al 15% dei pazienti, riportate nello studio “Current Treatment of Mesothelioma: Extrapleural Pneumonectomy Versus Pleurectomy/Decortication“.

Le aspettative di vita per i pazienti con mesotelioma

amianto e uranio convegno

In molti casi, l’assenza di sorveglianza sanitaria rende meno celere la diagnosi di mesotelioma. In questo modo, si pregiudicano anche le possibilità di accesso alle diverse opzioni terapeutiche, in particolare quella chirurgica. La diagnosi di mesotelioma al primo o secondo stadio assicura il 73% di chance di vivere oltre un anno dal trattamento.

I cancri che colpiscono il tessuto mesoteliale generalmente garantiscono aspettative di vita di circa un anno dalla diagnosi. Per tale ragione, è fondamentale andare avanti con la ricerca scientifica, al fine di trovare nuovi approcci terapeutici e assicurare una diagnosi precoce della malattia.

L’Office for National Statistics, in “Cancer Survival in England: patients diagnosed between 2010 and 2014 and followed up to 2015“, ha stimato le aspettative di vita per mesotelioma di almeno un anno nel 35% dei pazienti, nel caso di malattia localizzata. La percentuale scende al 5% per una sopravvivenza di cinque anni.

Per un trattamento più efficacie, spesso si ricorre a una cura palliativa per ridurre i dolori di cui è affetto i pazienti. Attraverso farmaci antidolorifici e altre terapie, infatti, si può ridurre dolore e gonfiore della zona interessata, e quindi procedere solo successivamente con la rimozione di liquidi o cancri di più ampie dimensioni.

Un ulteriore aggiornamento sui dati di sopravvivenza delle vittime del mesotelioma lo ha dato sempre il Prof. Migliore durante il convegno del 23.11.2023 “Amianto e uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà dall’energia alla salute“.

Assistenza legale e tutela delle vittime

L’ONA fornisce il servizio gratuito di assistenza legale a tutti coloro che hanno subito un’esposizione all’amianto e da cui hanno contratto conseguenti patologie. L’impegno è quello di tutelare i diritti delle vittime e dei loro familiari, ottenendo i riconoscimenti di malattia professionale e di altre prestazioni di tipo assistenziale, previdenziale e risarcitorio.

Una volta riconosciuta la malattia professionale, l’INAIL prevede l’indennizzo, se l’invalidità riconosciuta è tra il 6%  e il 15%, oppure la rendita, con un danno biologico superiore al 16%. In caso di decesso, l’indennizzo INAIL può essere trasferito ai familiari superstiti, nonché eredi legittimi della vittima.

Inoltre, in aggiunta alla rendita, c’è il Fondo Vittime Amianto, istituito dall’art. 1 commi 241/246 L. 244/2007. L’art. 1, comma 116 L. 190/2014 ha esteso la prestazione anche a tutte le vittime di mesotelioma, che sia stato causato da esposizione familiare o ambientale, attraverso un indennizzo una tantum del valore di 10mila euro.

Il diritto al prepensionamento delle vittime dell’amianto

Tutti i  lavoratori che sono stati esposti all’amianto e hanno sviluppato una delle patologie asbesto correlate hanno accesso ai benefici contributivi amianto, con coefficiente 1,5, come determinato dall’ex art. 13 comma 7 L. 257/1992. Grazie a questa maggiorazione si può anticipare il pensionamento di un periodo pari al 50% di quello della stessa esposizione. Nei casi in cui sono vengano soddisfatti i requisiti per il diritto al prepensionamento con i soli benefici contributivi, è possibile chiedere la pensione d’invalidità (art. 1, comma 250, Legge 232/2016).

Diritti e prestazioni delle vittime del dovere

Il personale civile e militare delle Forze Armate e Comparto Sicurezza, in caso di cancro del mesotelio contratto in seguito ad attività di servizio o di missione, ha diritto al riconoscimento della causa di servizio, oltre all’equiparazione a vittima del dovere. Questo riconoscimento dà accesso a ulteriori prestazioni previdenziali e assistenziali, anch’esse, in caso di morte della vittima, reversibili ai familiari.

Come funziona il risarcimento dei danni?

Coloro che hanno contratto una patologia asbesto correlata, tra cui il mesotelioma, attraverso un’esposizione di tipo professionale, hanno diritto all’integrale risarcimento del danno, che in questo caso è a carico del datore di lavoro. Le vittime, in questo caso, subiscono sia danni patrimoniali sia non patrimoniali (biologici, morali ed esistenziali). Anzi, anche gli stessi familiari subiscono ulteriori pregiudizi. Per questo, in caso di decesso del congiunto, maturano il diritto al risarcimento dei danni iure proprio e iure hereditario. 

Il risarcimento dei danni di distanzia dalla rendita INAIL o a tutte le altre prestazioni dovute per il riconoscimento quale vittima del dovere. Quest’ultime, infatti, costituiscono solo un indennizzo e non l’integrale risarcimento delle sofferenze subite. L’ONA aiuta le vittime delle patologie amianto correlate anche nell’iter finalizzato ad ottenere l’integrale ristoro dei danni. Qualora non si trovasse un accordo con l’azienda che ha causato l’esposizione, bisognerà presentare un ricorso al Giudice del lavoro per ottenere la condanna direttamente del datore di lavoro.

La dimostrazione del nesso causale

Per ricevere l’integrale ristoro di tutti i danni subiti, siano essi patrimoniali o non patrimoniali, occorre dare dimostrazione del nesso causale. Eppure, in diversi casi, i datori di lavoro hanno tentato di dimostrare la propria innocenza avvalendosi della teoria della “trigger dose“. Quest’ultima sostiene che una sola fibra di amianto non è in grado di provocare lo sviluppo di una patologi asbesto correlata. Eppure, gli studi scientifici hanno dimostrato l’esatto contrario. Per questo si è arrivati ad accertare l’inesistenza di una soglia limite, al di sotto della quale il rischio cancerogeno viene totalmente annullato. Anche esposizioni minime, infatti, si sono rivelate essere letali in alcuni casi.

Soprattutto nei casi di diagnosi di mesotelioma, la recente giurisprudenza ha accertato la responsabilità dei datori di lavoro anche di fronte a esposizioni a basse dosi, essendo una patologia monofattoriale, come confermato da Cass. IV sez. penale 49215/2012 e ribadito ulteriormente dalla Corte di Cassazione, IV Sezione Penale, nella sentenza n. 33311 del 27.08.2012.

La consulenza gratuita ONA

I lavoratori e tutti i cittadini che sono stati esposti all’amianto e contratto una patologia asbesto correlata, possono chiedere la consulenza gratuita dell’ONA per ricevere assistenza medica e legale. Per avere maggiori informazioni si può chiamare il numero verde 800.034.294 oppure compilare il form.

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