I teatri di guerra hanno sempre rappresentato e continuano tuttoggi una grande sfida per la tutela della salute pubblica, oltreché nei confronti dell’ambiente. Ne sono l’esempio lampante le cosiddette Guerre del Golfo (Prima e Seconda Guerra del Golfo) o le Guerre in Iraq tristemente legate alla Sindrome della Guerra del Golfo che ha colpito duramente i militari impegnati nelle missioni.
Infatti, negli attacchi in territorio iracheno vennero utilizzati i proiettili all’uranio impoverito. Grazie alla densità di questo materiale la capacità di perforazione del proiettile aumenta e di conseguenza anche la sua efficacia distruttiva. Tutti coloro che hanno partecipato alle missioni di guerra hanno pertanto subito un’esposizione ad uranio impoverito, che in ogni caso è dannosa per la salute umana. Allo stesso modo, anche le radiazioni ionizzanti sono risultate cancerogene, così come l’esposizione a metalli pesanti e particolato di varia dimensione sprigionato dalle detonazioni.
La combustione ad altissima temperatura di bersagli metallici colpiti dai proiettili all’uranio impoverito causa la dispersione di nanoparticelle di metalli pesanti nell’ambiente. Attraverso l’inalazione o l’ingestione, oppure con la contaminazione di acqua e suolo, questi minerali provocano patologie gravi: una vera e propria epidemia.
L’Avvocato Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, ha seguito numerosi contenziosi legati al riconoscimento di causa di servizio e vittime del dovere per i militari italiani affetti da malattie correlate all’uso di uranio impoverito. L’associazione offre una consulenza gratuita per l’ottenimento dei benefici previsti dalla legge e per il risarcimento integrale dei danni alle vittime e ai loro familiari. In questa guida scopriremo cos’è la sindrome della Guerra del Golfo, quali sono le cause della sindrome e tutto sull’assistenza legale ai militari vittima di malattie correlate a esposizione nocive.
Sindrome della Guerra del Golfo: cos’è?
La Sindrome della Guerra del Golfo (GWS – Gulf War Syndrome) è un disordine cronico e multi-sintomatico che ha colpito i veterani militari di ritorno dalla guerra del Golfo.
I militari maggiormente colpiti sono stati i militari statunitensi che formavano il contingente più numeroso. La sindrome ha colpito anche i militari inglesi, i militari australiani e tutti i militari della coalzione impiegati nelle guerre del golfo con percentuali molto alte. Anche l’Italia partecipò alla coalizione multinazionale guidata dagli USA. Anche i militari italiani furono vittime di questa sindrome o di altre malattie causate dall’esposizione a sostanze nocive sul teatro di guerra.
Tra i sintomi della Sindrome della Guerra del Golfo ci sono:
- affaticamento cronico;
- dolore muscolare;
- problemi cognitivi;
- insonnia;
- eruzioni cutanee;
- diarrea.
La sindrome della Guerra del Golfo tra i veterani in Iraq
Sono molti i soldati statunitensi che hanno prestato servizio nella Guerra del Golfo e che oggi sono affetti da gravi patologie. Le stime numeriche riflettono una drammatica realtà: circa 250.000 dei 697.000. Si tratta di malattie principalmente croniche, ma che in alcuni casi comportano gravi conseguenze.
Il governo degli Stati Uniti ha riconosciuto la causa di servizio ai veterani statunitensi che ne sono affetti, che non hanno quindi bisogno di dimostrare una connessione tra l’impiego militare in Iraq e le seguenti affezioni croniche: CFS, fibromialgia, sindrome dell’intestino irritabile, dispepsia funzionale e altri disordini funzionali dell’apparato gastroenterico. Anche le morti per tumore cerebrale e sclerosi laterale amiotrofica sono state riconosciute dal Defence and Veterans Affairs departments come potenzialmente connesse al servizio durante la guerra.
Oggi il Veterans Affairs Department degli Stati Uniti preferisce servirsi della dicitura “malattia cronica multisintomo” (CMI) piuttosto che Sindrome della Guerra del Golfo.
Cause della Sindrome della Guerra del Golfo
La rivista scientifica Cortex (2016) ha pubblicato uno studio che sancisce il nesso causale tra la sindrome e l’esposizione a pesticidi e repellenti per insetti o a PB (piridostigmina bromuro, farmaco usato per la protezione contro agenti nervini). Inoltre, stabilisce un nesso tra la sindrome e l’esposizione ad agenti nervini sarin/cyclosarin e alle emissioni dovute all’incendio dei pozzi petroliferi.
Al meeting nel dicembre 2005 del Research Advisory Committee on Gulf War Veterans’ Illnesses furono considerate le seguenti cause:
- prodotti della combustione di munizioni contenenti uranio;
- malattie infettive provocate da parassiti;
- effetti collaterali dal vaccino contro l’antrace utilizzato nei primi anni ’90;
- armi chimiche come gas nervino o iprite;
- combinazioni dei fattori precedenti.
Durante la guerra la maggior parte dei pozzi petroliferi furono dati alle fiamme, con conseguente inalazione dei fumi ai danni dei soldati. Molti di questi, infatti, hanno sofferto di polmoniti acute e altri disturbi cronici, tra cui asma e bronchiti. Tuttavia nessun pompiere, pur avendo inalato gli stessi fumi, ha sviluppato la stessa sintomatologia. Il legame quindi tra fumi dei pozzi e sindrome non è ancora stato identificato.
L’utilizzo dell’uranio impoverito in Iraq
L’UNIDIR (United Nations Institute for Disarmament Research) ha redatto il report “Disarmament Forum – Uranium Weapons” (2008) che distingueva le quantità di uranio impoverito utilizzato in munizionamento dagli Stati Uniti. Dai dati sono risultati 286 tonnellate durante la Prima Guerra del Golfo e solo 75 tonnellate nel corso della Seconda Guerra del Golfo.
Le quantità sopra citate non sono però le uniche alle quali sono state esposti i militari, in quanto sono da sommare a quelle impiegate nelle ulteriori forze armate dispiegate negli stessi territori. A tal proposito, nei documenti pubblicati in conformità con il “Freedom of Information Act”, William Arkin ha stimato che alla fine della Prima Guerra del Golfo sui campi di battaglia restavano approssimativamente 300 tonnellate di uranio impoverito. Allo stesso tempo, sono state registrate anche le stime di uranio impoverito che risultano disperse negli stessi territori. Secondo la LAKA FOUNDATION la quantità è di circa 800 tonnellate. La zona Sud-Est è una delle più bomborgìdate con proiettili contenenti uranio impoverito.
Uranio impoverito: cos’è e come è usato?
L’uranio impoverito è un sottoprodotto del processo di arricchimento dell’uranio, in cui l’uranio-235 (U235) viene impoverito di due terzi del suo contenuto originario di uranio naturale.
Infatti, anche la Commissione di Regolamentazione del Nucleare degli Stati uniti classifica questo minerale come utilizzabile solo a seguito di autorizzazioni specifiche. Quando un proiettile di uranio impoverito colpisce un bunker o un carro armato, alla sua esplosione ad alta temperatura rilascia nell’ambiente nanoparticelle di metalli pesanti. Tra questi compare il piombo IARC nel volume 77 del 2006 lo inserisce tra i possibili cancerogeni per l’uomo, di comprovata tossicità e in grado di causare gravi danni biologici, indipendentemente dalla capacità cancerogena. Se si inala l’uranio impoverito, il metallo radioattivo si deposita nei polmoni e in altri organi, causando diversi tipi di cancro.
Armi all’uranio impoverito: danni alla salute
Gli effetti sulla salute dell’Uranio Impoverito possono essere approfonditi su “Depleted Uranium. Sources, exposures and health effects”, documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le patologie che hanno maggiormente colpito gli esposti ad uranio impoverito ci sono:
- danni renali;
- cancro ai polmoni;
- tumore alle ossa;
- carcinoma all’esofago;
- problemi alla pelle;
- disturbi neurocognitivi;
- anomalie cromosomiche;
- sindromi da immunodeficienza;
- rare malattie renali e intestinali;
- malformazioni genetiche ai nascituri;
- linfomi di Hodgkin e leucemie.
Che cosa dice la legge internazionale?
Quando la polvere si dissolve, in quanto emittente di particelle alfa, l’uranio impoverito ha una vita media di 4.500 milioni di anni. Per tali motivi, numerosi governi, organizzazioni umanitarie e organismi internazionali hanno chiesto una moratoria sul loro uso.
L’esercito degli Stati Uniti afferma di “attenersi a statuti, regolamenti e procedure stabiliti”. L’art. 183 di Diritto internazionale suggerisce diversamente. La sottocommissione delle Nazioni Unite per la prevenzione e la protezione delle minoranze, nel 1996 ha approvato una risoluzione che vieta le armi DU.
l’ONU ha dichiarato la preoccupazione per “le attrezzature contaminate abbandonate che [possono] costituire un grave pericolo per la vita” e ha preso atto dei “rapporti ripetuti sulle conseguenze a lungo termine dell’uso di tali armi sulla vita umana e sull’ambiente”. Ha esortato tutti i Paesi a “frenare la produzione e la diffusione di armi di armi di distruzione di massa o con effetto indiscriminato, in particolare… armamenti contenenti uranio impoverito”.
Tutela legale alle Forze Armate per Sindrome del Golfo e UI
L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito il servizio di assistenza medica e legale per le vittime dell’uranio impoverito e dei vaccini militari. La Sindrome della Guerra del Golfo infatti non è l’unica forma di multi malattia cronica che ha colpito i materiali. Ricordiamo la Sensibilità Chimica Multipla che ha colpito il Colonnello Calcagni, contaminato da ben 28 metalli pesanti e come lui altri militari, il linfoma di Hodgin e altre malattie e forme di cancro.
È sufficiente contattare l’ONA per ottenere la tutela, prima di tutto medica, e poi legale con riferimento a tutti i danni che i nostri militari, della Marina Militare, dell’Esercito e dell’Aeronautica, e degli altri Corpi dello Stato, hanno subito. Questo per aver partecipato alle missioni in territori in cui si utilizzarono proiettili all’uranio impoverito e per l’utilizzo di pratiche vaccinali, con somministrazioni multiple e di vaccini con additivi.
Coloro che per esposizione a nanoparticelle di proiettili all’uranio impoverito, ovvero a radiazioni o particelle di metalli pesanti, hanno contratto infermità hanno diritto al riconoscimento della causa di servizio e dello status di vittima del dovere.
L’Avv. Ezio Bonanni è stato audito dalla Commissione Parlamentare d’Inchiesta il 06.12.2017. L’avvocato ha illustrato le condizioni di rischio cui si esposero i nostri militari. Questo non solo per la presenza di amianto, ma anche di altri cancerogeni. A maggior ragione, nei casi in cui si utilizzarono proiettili all’uranio impoverito, peraltro senza che i nostri militari ne fossero informati, e dotati di strumenti di cautela e protezione.
Servizio ONA di assistenza alle vittime
L’ONA assiste le vittime del dovere e dell’amianto e i loro familiari, supportandoli nella difesa dei propri diritti e della loro salute. Si può chiedere una consulenza attraverso il numero verde 800.034.294 o attraverso il form.