Il tumore al colon o cancro al colon negli ultimi anni ha subito un notevole incremento della percentuale di insorgenza. Nella maggior parte dei casi, viene identificata come una malattia professionale, per esposizione a cancerogeni, tra i quali l’amianto e le radiazioni ionizzanti, come ha più volte affermato anche lo IARC.

L’Osservatorio Nazionale Amianto, con il Presidente, Avv. Ezio Bonanni, si pone l’obiettivo della tutela dei diritti dei lavoratori esposti ai minerali di asbesto, e, quindi, vittime inconsapevoli anche del tumore al colon.

Tumore al colon: epidemiologia per esposizione ad amianto

Il cancro del colon è arrivato a contare fino oltre 600 mila morti l’anno in tutto il mondo, posizionandosi al terzo posto tra le forme più comuni di tumori. Solo nel 2012 sono stati registrati 1,4 milioni di nuovi casi del tumore del colon, a cui sono conseguiti 694 mila decessi. Il dato sorprendente è che più della metà dei casi totali di adenocarcinoma del colon è stata riscontrata nei paesi sviluppati. Altri fattori di rischio per l’insorgenza del tumore al colon retto sono stili di vita poco salutari e malattie infiammatorie croniche intestinali, come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa.

Il tumore al colon è provocato, nella maggioranza dei casi, dall’esposizione all’amianto e ad altri cancerogeni. In particolare, sono dannose per la salute umana anche le radiazioni ionizzanti, che sono, appunto, inserite nella Lista I INAIL. Anche nell’ultima monografia IARC “Asbestos, Chrysotile, Amosite, Crocidolite, Tremolite, Actinolite and Anthophyllite” il cancro al colon viene ricondotto all’esposizione all’asbesto.

Già nel 1973, il New York Times ha affrontato questo tema, intitolando un articolo: “Amianto, il salvatore di vite ha anche un lato mortale” (Asbestos, the saver of lives, has a deadly side). Infatti, grazie agli studi del Prof. Irvin Selikoff, fin dagli anni ’60, è stato dimostrato che l’amianto, oltre a provocare il cancro polmonare e il mesotelioma, può considerarsi l’agente eziologico del cancro al colon retto e cancro allo stomaco.

Le aspettative di vita per il tumore al colon

Il tumore al colon è considerato in scala il secondo cancro maligno per diffusione e mortalità, dopo il tumore al seno per la donna e il tumore alla prostata e al polmone per l’uomo, in Occidente.

Il cancro al colon, generalmente, è più diffuso tra i pazienti con soglia d’età oltre i 40 anni, giungendo al picco verso gli 80 anni, per entrambi i sessi. in base ad alcune statiche americane, è stato riscontrato che le aspettative di vita nei casi di tumore al colon sono pari al 64.5%. Anzi, c’è da sottolineare come, negli ultimi anni, il tasso di mortalità di questa neoplasia si sia progressivamente abbassato, migliorando quindi la sopravvivenza media.

In Italia, il tumore al colon in Italia è considerato il primo tra le neoplasie al colon retto, secondo l’incidenza nella popolazione italiana. Nel 2023, sono insorte oltre 50 mila nuove diagnosi di tale patologia. Nella popolazione maschile, il cancro del colon retto si trova al terzo posto in ordine alla sua diffusione, preceduto rispettivamente dal tumore alla prostata e dal tumore al polmone. Tra le donne, invece, il tumore al colon si piazza al secondo posto, preceduto solamente dal cancro alla mammella. Ad ogni modo, il 58% delle persone, tra popolazione maschile e femminile, colpite da un tumore al colon-retto, risulta in vita a cinque anni dalla diagnosi, con un dato in leggero miglioramento delle aspettative di vita nei pazienti affetti.

Rischi e cause del tumore al colon

Esistono diverse cause e specifiche condizioni di rischio, oltre all’esposizione all’asbesto e ad altri cancerogeni, che provocano l’insorgenza del tumore al colon. Tra queste:

  • familiarità; in questi casi, le persone con almeno due parenti di primo grado affetti da cancro al colon sarebbero almeno 3 volte più a rischio, rispetto alla media;
  • condizioni ereditarie associate allo sviluppo di tumori benigni o maligni lungo il tratto gastrointestinale, come la sindrome di Lynch II o cancro ereditario del colon-retto non poliposico o HNPCC e la poliposi adenomatosa familiare o FAP;
  • malattie infiammatorie intestinali (infiammazione cronica dell’intestino crasso e conseguente alterazione della sua struttura anatomica), come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn;
  • presenza di polipi adenomatosi lungo il tratto colon-retto;
  • dieta poco sana e ricca di grassi animali, a base di carni rosse, povera di fibre e con ridotto contenuto di frutta e ortaggi freschi;
  • età avanzata;
  • obesità, eccessivo consumo di alcol, fumo di sigaretta e sedentarietà.

Quali sono i sintomi del tumore al colon?

L’insorgenza del tumore al colon è determinata da una specifica sintomatologia, che appare già negli stadi iniziali della malattia. Tra i principali:

  • diarrea o stitichezza;
  • sensazione che l’intestino non si svuoti completamente (tenesmo);
  • tracce di sangue (rosso vivo o scuro) nelle feci;
  • feci più strette del solito;
  • frequenti dolori o crampi dovuti al gas o sensazione di pienezza o gonfiore;
  • perdita di peso senza apparente motivazione;
  • stanchezza e affaticamento;
  • nausea o vomito.

Non è detto che il cancro al colon possa manifestarsi attraverso la sola sintomatologia sopra elencata. Infatti, esistono anche sintomi meno comuni, attraverso i quali gli specialisti potrebbero comunque giungere alla diagnosi di cancro al colon. In tal senso, risulta fondamentale la prevenzione, soprattutto se si supera la soglia dell’età sopra la quale il rischio di sviluppo di tali patologie si alza.

Diagnosi precoce per il tumore al colon

trattamento diagnostico precoce

Il processo diagnostico del tumore al colon inizia con una consulenza con il proprio medico di base. Sarà proprio quest’ultimo ad effettuare una prima analisi clinica, con l’individuazione della sintomatologia specifica per questa neoplasia, e un’anamnesi lavorativa. La conferma della diagnosi del tumore al colon avviene solamente attraverso la biopsia, che può essere ottenuto tramite esami specifici, come sigmoidoscopia o colonscopia.

A seguito di una preliminare biopsia, generalmente, seguono ulteriori esami diagnostici attraverso immagini per determinare la diffusione e la localizzazione del tumore. I lavoratori esposti all’amianto corrono il rischio di contrarre il carcinoma al colon. Per questo, dovrebbero essere sottoposti a continui controlli  attraverso una sorveglianza sanitaria, al fine di diminuire la probabilità che il tumore al colon diventi letale. In ogni caso, è consigliato lo screening, soprattutto per la popolazione tra i 50 e i 75 anni.

 

Tumore al colon: trattamenti, terapia e cura

Prima di iniziare il trattamento per la guarigione del tumore al colon, è fondamentale verificare la stadiazione del cancro. Solo dopo aver acquisito quest’informazione fondamentale, si potrà optare per un determinato protocollo e conseguente approccio. Generalmente, in assenza di metastasi, si preferisce agire chirurgicamente per estirpare totalmente la malattia, attraverso la cosiddetta colostomia.

Si deve poi tener conto dello sviluppo e della diffusione della malattia, dati in base ai quali si potrebbe optare per una terapia con radiazioni o chemioterapia. La radioterapia è spesso consigliata per i pazienti in cui il tumore al colon ha colpito maggiormente il retto. Generalmente, viene svolta prima dell’intervento al colon e consiste in una serie di trattamenti con radiazioni ad elevata energia, che richiede pochi cicli per essere completata. La chemioterapia, invece, può essere eseguita per via orale o endovenosa, usando delle sostanze chimiche molto forti, che possono a volte causare anche effetti collaterali.

Nei casi in cui è possibile procedere con la chirurgia, si procede con un’accurata pulizia del colon, che avviene principalmente attraverso lassativi e clisteri, e poi con la somministrazione di una speciale soluzione detergente la notte precedente all’intervento. Quest’ultimo, infatti, prevede la rimozione del tumore al colon e viene eseguito sotto anestesia generale. Solitamente, si procede con la rimozione della parte del colon colpita dalla neoplasia, riconnettendo con le suture la parte restante. Nei casi in cui la massa maligna è nel retto o vicino l’ano si può anche optare per una seconda incisione vicino al retto. Se non dovessero esserci tessuti residui per creare l’anastomosi, viene effettuata un’ulteriore incisione per deviare il colon verso l’esterno dell’addome. Quest’ultima pratica viene denominata colostomia.

I rischi e il decorso clinico del tumore al colon

L’intervento chirurgico, nei casi in cui è possibile, viene combinato con chemioterapia e radioterapia, rivelandosi il più delle volte risolutivo. Questa scelta di trattamente non presenta importanti controindicazioni, ovvero rischi. Le sole complicazioni, con bassa probabilità di insorgenza, potrebbero essere quelle legate all’anestesia e al tipo di intervento. Tra questi rischi compaiono ictus, insufficienza renale, polmonite e trombosi venosa profonda, infezione, sanguinamento, cicatrici cutanee.

Dopo la chirurgia, il paziente dovrà astenersi dal mangiare e bere per qualche giorno. In questo modo, l’anastomosi si cicatrizza. Pertanto, il paziente sarà alimentato con l’inserimento di una sonda nel naso. In questo modo, si evideta per di più anche la percezione di gonfiore e la nausea, in attesa della completa riemarginazione della ferita. Solo dopo questa fase preliminare, il paziente potrà gradualmente riprendere a mangiare e potrà essere dimesso dopo solo qualche giorno.

Differenza tra tumore al colon e cancro al retto

Il cancro al retto è una neoplasia caratterizzata dalla presenza di cellule tumorali localizzate nel retto. Il retto è un organo dell’apparato gastrointestinale o digerente. Quest’ultimo ha la funzione di assorbire le sostanze nutritive dal cibo ingerito. I fattori che possono provocare l’insorgenza del tumore al colon retto possono essere una dieta poco sana, il fumo, la presenza di polipi intestinali, la sedentarietà, oltre all’esposizione a cancerogeni, tra cui l’amianto.

Carcinoma rettale: quali sono i primi sintomi?

I sintomi del cancro al retto sono molto simili a quelli del tumore al colon. Tra questi si possono identificare come più specifici:

  • sanguinamento rettale;
  • sangue nelle feci;
  • anemia;
  • dolore addominale;
  • diarrea;
  • stitichezza;
  • senso di incompleto svuotamento dell’intestino dopo la defecazione;
  • sensazione di presenza di un corpo estraneo all’interno del retto.

Tra la sintomatologia si trova anche l’astenia, ovvero la sensazione di persistente spossatezza, oltre all’anemia, conseguenza del continuo sanguinamento rettale. Inoltre, è da tener presente che l’insorgenza di questa neoplasia è più diffusa nei pazienti con più di 50 anni d’età, rispetto alla popolazione più giovane.

Tumore al retto, la diagnosi precoce

Fortunatamente, la diagnosi del tumore al colon viene effettuata in uno stadio sempre più precoce, grazie a una serie di esami effettuati sulla popolazione nella fascia d’età considerata più a rischio. Uno degli esami più comuni effettuati per la diagnosi del cancro del retto consistite nella palpazione dell’addome alla ricerca di eventuali masse, oppure nell’esplorazione rettale manuale. Tuttavia, esistono ulteriori strumenti diagnostici che consentono l’individuazione del cancro del retto, quali colonscopia, TAC toracica e dell’addome ed ecografia endoscopica trans-rettale.

Uno degli esami in grado di stabilire con maggiore certezza la diagnosi di tumore al colon o di altre malattie del colon è la colonscopia. Si tratta di un esame della durata in un’ora, non troppo invasivo, effettuato da un medico e che permette di ispezionare attentamente il colon retto in tutta la sua lunghezza.

Anche la TAC è un altro esame che permette un’analisi delle zone del torace e dell’addome. Questo esame diagnostico serve per ottenere diverse inquadrature dello stesso organo al fine di ottenere una visione completa della struttura interna. È una procedura indolore e anche abbastanza veloce. Prima di effettuare l’esame occorre però una precisa preparazione. L’ecografia transrettale viene effettuata mediante una sonda introdotta nel colon lungo. Non è un operazione dolorosa o pericolosa, ma è da considerarsi leggermente invasiva.

Carcinoma del colon: le terapie più indicate

Il carcinoma del colon può essere trattato, quindi c’è speranza di guarigione se la neoplasia viene presa in tempo. Le terapia che contrastano la neoplasia variano dal trattamento chirurgico, alla radioterapia o chemioterapia, oppure si può optare per una terapia farmacologica o comunque mirata.

Le terapie per il tumore al colon vengono spesso combinate fra di loro per ottenere risultati migliori. Si deve tener conto, in ogni caso, che la buona riuscita del trattamento dipende dallo stato di avanzamento del carcinoma. Generalmente, prima di procedere all’intervento chirurgico, il medico tenta di stabilizzare la situazione clinica mediante la radioterapia. Infatti, il trattamento maggiormente utilizzato dai medici per intervenire contro la malattia è proprio l’approccio chirurgico. Questo consiste nell’asportazione parziale o totale, nei casi più gravi, della massa maligna. Tra gli interventi chirurgici più praticati per contrastare il tumore al colon vi sono l’asportazione di eventuali metastasi al fegato e la laparoscopia, ovvero l’asportazione della neoplasia al colon e del mesoretto.

A seguito di tale operazione chirurgica, generalmente, si procede con una stomia addominale, cioè la ricostruzione artificiale dell’ano sulla parete addominale mediante un foro. Nei casi più avanzati, è consigliata l’esenterazione pelvica, ovvero la rimozione chirurgica di colon, retto, ano, vescica, uretra e prostata. In caso di paziente donna, si procede anche all’asportazione delle ovaie, cervice e vagina.

Tumore al colon malattia professionale e tutela legale

Stando agli studi riportati anche nella letteratura scientifica, nella maggioranza dei casi, è possibile ricondurre il tumore al colon all’amianto e ad altri cancerogeni. L’ONA ha ottenuto significativi risultati nella tutela delle vittime. Infatti, il Sig. Carmine Tammone, dipendente dei cantieri navali esposto ad amianto, ha ottenuto il riconoscimento del tumore al colon malattia professionale. Tra gli altri casi della più recente giurisprudenza, occorre segnalare anche la sentenza del Tribunale di Napoli, Sez. Lav., n. 7329/2023, con cui l’INAIL ha riconosciuto la patologia di k del colon di un dipendente RFI S.p.A. quale malattia professionale, permettendole accesso a tutti i benefici spettanti e all’integrale risarcimento dei danni.

Effettivamente, l’INAIL inserisce il cancro del colon nella lista I delle malattie professionali, per quanto riguarda le radiazioni ionizzanti, e nella lista II con riconducibilità all’amianto. Ne consegue che, in caso di dimostrazione dell’esposizione a radiazioni ionizzanti, sussiste il diritto all’indennizzo INAIL, con presunzione legale di origine. Mentre, per quanto riguarda l’amianto, l’onere della prova è a carico del lavoratore assicurato, poiché tale malattia è inserita nella lista II dell’INAIL.

Anche l’ulteriore sentenza del 22 febbraio 2023 del Tribunale di Lucca ha confermato l’esistenza di questa correlazione tra esposizione ad asbesto e l’insorgenza del tumore al colon.

L’indennizzo INAIL per tumore al colon

In molti casi, la condizione di rischio di insorgenza di tumore al colon è legata alle esposizioni che siano a radiazioni ionizzanti oppure ad amianto. In tale contesto, il servizio di medicina legale dell’ONA svolge un ruolo cruciale, al fine di rilevare eventuali esposizioni ad entrambi o ad uno solo dei due cancerogeni, ricompresi, rispettivamente, nella lista I e II. Ottenuta la certificazione e avviato il procedimento, sarà l’INAIL a doversi pronunciare. In caso di rigetto, sarà possibile proporre ricorso amministrativo e, poi, giudiziario.

Qualore il fattore eziologico venga identificato con l’amianto, l’onere della prova del nesso causale spetta al lavoratore, perciò occorrerà dimostrare le mansioni e i livelli espositivi all’amianto.
Nel caso in cui, invece, si riuscisse a ottenere la riconducibilità alle radiazioni ionizzanti, il riconoscimento deve essere automatico.

I diritti delle vittime affette da tumore al colon dipendono dal grado di invalidità riconosciuto.

  • Inabilità inferiore al 6%: non è previsto l’indennizzo del danno biologico. Il datore di lavoro è obbligato a risarcire il lavoratore di tutti i danni sofferti per via dell’esposizione professionale a polveri e fibre di amianto, oppure alle radiazioni ionizzanti;
  • Grado invalidante dal 6% al 15%: il datore di lavoro deve risarcire sia i danni differenziali, sia tutti gli altri danni, anche morali, esistenziali e patrimoniali;
  • Grado di invalidità a partire dal 16%: l’INAIL indennizza il danno biologico e il danno patrimoniale da diminuite capacità di lavoro. Il datore di lavoro, invece, risarcisce solo i danni differenziali e complementari.

Tumore al colon: i benefici contributivi amianto

Con riferimento alla riconducibilità del tumore al colon a malattia professionale asbesto correlata, quello che rileva è anche il diritto alle maggiorazioni contributive per esposizione all’amianto. In questi casi, trova applicazione l’art. 13, co. 7, L. 257/1992, in base al quale il periodo di esposizione lavorativa asbesto viene moltiplicato per il coefficiente di 1,5. Questo coefficiente è utilizzato ai fini del prepensionamento amianto e per l’adeguamento dell’entità dei ratei mensili di pensione per coloro che sono stati già collocati in quiescenza.

Nel caso in cui non ci fosse la maturazione del diritto a pensione, si potrà beneficiare, allo stesso modo, del diritto alla pensione invalidità amianto, per tutti quei lavoratori che hanno contratto malattie asbesto correlate, tra cui il tumore al colon. Infatti, l’originaria normativa della pensione amianto era circoscritta ai soli casi di mesotelioma, asbestosi e tumore al polmone, ma con l’ulteriore modifica il diritto al prepensionamento è stato esteso a tutti coloro che hanno subito un danno biologico per le fibre di asbesto. Quindi, anche i lavoratori affetti da tumore al colon possono beneficiare di tale diritto. Le modalità con cui presentare la domanda sono state pubblicate dall’INPS con la circolare n. 34 del 2020.

Diritto al risarcimento di tutti i danni

Nel caso di riconoscimento di tumore al colon come malattia professionale, sussiste l’ulteriore diritto al risarcimento dei danni, in modo particolare, quelli della vittima primaria. Infatti, oltre al danno patrimoniale per diminuite capacità di lavoro e al danno biologico, sussistono anche gli altri danni, che debbono essere integralmente risarciti alla vittima.

In base alla più recente giurisprudenza della Corte di Cassazione, risulta confermato che i danni debbono essere dedotti e dimostrati. Quindi, fermo il criterio della personalizzazione, sulla base delle tabelle del Tribunale di Roma e di Milano, occorre dimostrare il quantum adeguato al danno biologico, con tutte le altre voci di danno (Cass., Civ., III sez., 11 novembre 2019, n. 28988). Tutto si gioca sul criterio equitativo ma, soprattutto, sulla specificità delle deduzioni e prove delle entità di tutti i pregiudizi.

Il calcolo dell’entità del danno è sempre su base equitativa e con personalizzazione, partendo dalle tabelle del Tribunale di Milano, e secondo le norme di cui agli artt. 1226 c.c., ovvero 2056 c.c.. Inoltre, debbono essere scomputate per poste omogenee le somme di cui all’indennizzo INAIL. Nel caso di invalidità al di sotto del 6%, poiché vi è la franchigia INAIL, nulla deve essere scomputato.

Tumore al colon: risarcimento danni eredi

Innanzitutto, ciò che rileva, è il diritto al risarcimento del danno, anche dei familiari, specialmente in caso di decesso. In quest’ultimo caso, intanto, gli eredi del defunto, hanno diritto a vedere la liquidazione di quanto maturato dal loro congiunto, secondo le quote della successione ereditaria legittima.

Inoltre, ci sono, poi, tutti i diritti alla rendita di reversibilità della prestazione INAIL, ai sensi dell’art. 85 del D.P.R. 1124/1965, e, in più, alla liquidazione del risarcimento dei danni iure proprio. Si tratta dei danni subiti dai familiari della vittima, nel periodo di malattia e al momento del decesso, tra i quali quelli per la perdita del rapporto parentale. In questi ultimi casi, si dovrà tener conto delle norme di cui agli artt. 29, 30, 31 della Costituzione. Infatti, il danno dei familiari, anche con la prova delle sofferenze fisiche e morali, deve essere risarcito, sulla base di Cass., Civ., III sez., 11 novembre 2019, n. 28989. Per cui, oltre alle tabelle, sarà necessario far riferimento alle concrete conseguenze che la malattia e la morte del congiunto hanno avuto nei familiari, anche sul piano esistenziale e per la paura di ammalarsi. Infatti, i familiari vengono esposti anche loro alle fibre cancerogene, a causa della contaminazione delle tute e degli abiti da lavoro, e in generale dell’ambiente domestico.

Consulenza vittime dell’amianto per assistenza ONA

Il servizio medico legale ONA costituisce un aiuto concreto nell’ottenere la certificazione per la malattia professionale e l’assistenza medica. A questo, si aggiunge anche la tutela legale gratuita con conseguente consulenza e assistenza. Le vittime di tumore al colon, quale malattia professionale, hanno altresì diritto all’indennizzo INAIL, al prepensionamento amianto e al risarcimento del danno. E’ possibile richiedere la consulenza gratuita compilando il form o chiamando il numero verde 800.034.294.

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