Il Processo Eternit a carico di Stephan Schmidheiny riguarda i danni causati da Eternit, termine che identifica il brevetto della società svizzera della famiglia Stephan Schmidheiny e tutti i materiali realizzati in fibro cemento. In Italia, i materiali in cemento amianto hanno trovato largo utilizzo in tanti settori. Originando così, la grande diffusione delle fibre di amianto.

Erano cinque gli stabilimenti di Eternit Italia: Casale Monferrato, Rubiera, Cavagnolo, Napoli Bagnoli e Siracusa. Nel corso del tempo questi  stabilimenti sono divenuti veri e propri focolai di malattie asbesto correlate.

Processo Eternit: dettagli e aggiornamenti

Sono tantissime le persone che si sono ammalate a causa della presenza dei 5 stabilimenti dell’azienda svizzera, in Italia. Non solo lavoratori, ma anche vittime di esposizione ambientale. Per esempio, la città di Casale Monferrato è stata duramente provata da queste lavorazioni. Infatti, l’utilizzo di amianto nella città, compreso il polverino (scarto di amianto), e la fuoriuscita delle fibre dallo stabilimento, hanno dato inizio ad una vera strage.

Ne dettaglio, secondo le segnalazioni ricevute dall’ONAOsservatorio Nazionale Amianto, l’inquinamento ambientale da fibre di amianto sta provocando, a Casale Monferrato non meno di 40 casi di mesotelioma ogni anno.

Per questi motivi, nel 2009 ha avuto inizio il Processo Eternit a carico di Stephan Ernest Schmidheiny. L’ipotesi della Procura di Torino fu quella di disastro ambientale ai sensi dell’art. 434 c.p., definito poi in Cassazione con la prescrizione. Difatti, la Suprema Corte ha ritenuto che il termine prescrizionale decorresse dalla chiusura dello stabilimento. Pertanto con Cassazione, I sezione penale, sentenza 7941/2015, il reato di disastro ambientale è stato dichiarato prescritto.

Il 20 Novembre 2014 si muove verso Stephan Schmidheiny l’accusa di omicidio volontario a causa del decesso di 266 persone. Tra le aggravanti contestate, anche i motivi abietti. Questi consistono nella volontà di profitto e nel mezzo insidioso, in questo caso l’amianto. Tra le 266 vittime, 66 sono ex dipendenti delle fabbriche di Casale Monferrato e Cavagnolo. Tutti gli altri, sono residenti delle zone limitrofe dove sorgono gli ex stabilimenti. La maggior parte di loro è morta a causa dell’insorgenza del mesotelioma. Si tratta di una neoplasia di cui l’unico fattore eziologico è proprio l’amianto.

La prescrizione Eternit, nonostante la delusioni di molti, è in qualche modo servita a chiudere il capitolo del disastro ambientale per aprire quello relativo agli omicidi volontari.

Cassazione: crollano le accuse per un vizio di forma

Dall’inizio del processo ad oggi le indagini proseguono ancora. Inoltre, il reato passa da omicidio volontario a colposo, con l’aggravante della colpa cosciente. Le due sentenze sono impugnate dalla Procura della Repubblica di Torino e della Procura Generale presso la Corte di Appello di Torino: la Corte di Cassazione li dichiara inammissibili per un vizio di forma, a seguito dell’udienza del 13 dicembre 2017.

Udienza nella quale l’avv. Ezio Bonanni, Presidente ONA e legale di alcune vittime, ha fortemente insistito per l’accoglimento dei ricorsi. Difatti, a causa del passaggio da omicidio volontario a omicidio colposo, molti decessi avvenuti a causa degli stabilimenti, rischiano di essere annullati e ricondotti a fattori esterni. Purtroppo, la Cassazione, continua a dichiarare entrambi i ricorsi inammissibili.

Il processo Eternit a Napoli: le accuse

Nel corso dell’udienza del 20 Novembre 2018, il PM Gianfranco Colace ha chiesto la condanna dell’imputato a 7 anni di reclusione. Mentre nel corso del 2019, viene aperto un altro troncone processuale, ma questa volta nella città di Napoli.

In quell’occasione sono state accolte le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni, e dei due Pubblici Ministeri, Frasca e Giuliano. Il processo di Appello è ancora in corso. Il 3 marzo 2022 il procuratore generale Carlo Maria Pellicano ha chiesto la conferma della condanna a 4 anni di carcere, inflitta in primo grado dal tribunale nel 2019.

Il processo Eternit bis Torino

In primo grado, a Torino, Schmidheiny è stato condannato a 4 anni di reclusione. Il 16 febbraio 2023 è sopraggiunta la sentenza di Appello. La Corte di Appello ha dimezzato la condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione per l’omicidio colposo di Giulio Testore, operaio dello stabilimento di Cavagnolo, morto per un mesotelioma da amianto. L’imprenditore svizzero è stato assolto, invece, per l’altro capo di imputazione, l’omicidio colposo di un secondo dipendente, Rita Rondano, perché il fatto non sussiste.

Eternit bis a Novara: Schmidheiny condannato a 12 anni

Processo eternit

Il 24 Gennaio 2020, il Tribunale di Novara, nella figura del DUP Dott. Fabrizio Filice, rinvia nuovamente a giudizio Stephan Schmidheiny. Questa volta l’accusa che pende su Schmidheiny è di omicidio volontario di 392 persone, di cui 62 dipendenti dell’Eternit di Casale Monferrato e di 330 residenti delle zone limitrofe.

Il processo davanti alla Corte di Assise di Novara si è concluso, il 7 giugno 2023, con una condanna a 12 anni di reclusione per l’imprenditore svizzero patron di Eternit, per omicidio colposo. Il reato è stato, infatti derubricato rispetto a quello di omicidio volontario contestato dai due pubblici ministeri. I pm avevano chiesto una condanna all’ergastolo e isolamento diurno per 392 vittime. Stephan Ernest Schmidheiny è stato condannato per 147 decessi, assolto per 46 per i quali nn è stata rilevata la correlazione con le sue condotte e la morte. Per gli altri casi è intervenuta la prescrizione.

Ingente il risarcimento disposto per il Comune di Monferrato (50 milioni di euro), per lo Stato (30 milioni di euro), per i familiari delle vittime, le associazioni e i sindacati. L’Ona ha ottenuto, in quanto costituita parte civile nel processo, un risarcimento di 50mila euro.

Consulenza ONA per i lavoratori vittime di amianto

I lavoratori che sono stati esposti ad amianto sul posto di lavoro possono reclamare la tutela dei propri diritti rivolgendosi all’ONA. Si può chiamare il numero verde 800.034.294 o compilare il form per ottenere maggiori informazioni e richiedere la consulenza gratuita.

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