Non tutti sanno che i nostri militari vengono esposti ad enormi rischi proprio dall’Esercito Italiano. Difatti, è proprio l’esercito che espone i militari ad amianto e ad altri cancerogeni come l’uranio impoverito.

Radiazioni e nanoparticelle di metalli pesanti, per effetto dell’esplosione dei proiettili, utilizzati nei Balcani e in altri teatri di guerra. L’ONA ha reso pubblici i danni alla salute per l’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito. Infatti, nei diversi teatri di guerra, si utilizzarono questi proiettili all’uranio impoverito, i quali provocano elevate temperature che polverizzano perfino dei carri armati. I nostri militari, impiegati in missioni di pace, sono stati esposti a queste radiazioni, e hanno inalato queste nanoparticelle. Quindi, tra i nostri militari, si sono verificati molti casi di intossicazione e di cancro, tra i quali il linfoma.

Uranio e uranio impoverito: i danni alla salute

L’Osservatorio Nazionale Amianto e l’Avv. Ezio Bonanni hanno svelato i danni che l’utilizzo di questi proiettili ha provocato. Infatti, l’uranio, già di per sé, è dannoso alla salute. È utilizzato come combustibile nelle centrali nucleari e come principale elemento detonante nelle armi nucleari. L’uranio è un metallo pesante che si trova in piccole quantità nelle rocce, suolo, acqua e quindi anche nei cibi ed è costituito da tre isotopi radioattivi.

Infatti, l’isotopo uranio 235, di cui l’isotopo 238, che ne costituisce il 99,27%, è processato per estrarne l’ uranio arricchito. La miscela di uranio 235 e 238 è utilizzata come combustibile nelle centrali nucleari e come principale elemento detonante nelle armi nucleari. L’uranio impoverito è lo scarto del procedimento di arricchimento dell’uranio. Il termine uranio impoverito o uranio depleto è una traduzione dall’inglese depleted uranium.

Che cos’è l’uranio impoverito e dove si trova?

L’uranio impoverito è costituito dagli scarti derivanti dal processo di arricchimento dell’uranio elemento. Quasi tutto il materiale avanzato è composto dall’isotopo 238, è meno radioattivo determina così un uranio radioattivo meno preoccupante che viene impiegato principalmente nell’industria civile e in quella bellica.

Il peso uranio è circa 19.03 g/cm3 e, essendo un materiale di scarto, lo si trova a basso costo uranio. Il peso specifico uranio impoverito è quindi veramente alto e per di più è un materiale duttile in grado di assorbire le radiazioni, per queste ragioni viene impiegato in diversi settori, tra cui quello medico, anche se viene prevalentemente usato per realizzare munizioni e proiettili.

L’uranio, come tutti i metalli pesanti, è tossico e tende ad accumularsi nel nostro organismo a causa del suo uranio peso specifico leggero. Questo accade quando l’uranio elemento brucia, polverizzandosi e sprigionando moltissime particelle che si disperdono nell’ambiente.

L’uranio impoverito e il suo utilizzo

Per uranio impoverito si intende lo scarto del cosiddetto uranio arricchito, ovvero, il combustibile utilizzato nelle centrali nucleari. La versione impoverita si utilizza sia in ambito civile che militare, proprio a causa della sua facile reperibilità e dei suoi bassi costi.

Il ruolo di questo elemento è quello di assorbire le radiazioni, motivo per il quale si utilizza anche in campo medico proprio per la schermatura di esse. Nel campo militare trova utilizzo nella realizzazione di proiettili. Mentre nel campo aerospaziale si usa come contrappeso o per le superfici di controllo. Infinte, in ambito sportivo, è ampiamente utilizzato per le frecce del tiro con l’arco e per le mazze da golf.

L’uso eccessivo di questo materiale, ha gettato molte ombre sulla sua potenziale pericolosità. Il primo a preoccuparsene fu il prete Padre Jean-Marie Benjamin, che si fece testimone delle atrocità subite dalle popolazioni irachene in guerra.

Come è noto gli armamenti contenenti uranio impoverito non si categorizzano come armi convenzionali. Difatti, l’utilizzo di armi contenenti uranio impoverito viola l’articolo 23 della Convenzione dell’Aia del 1899 e la Convenzione di New York del 1976. Nel 2001, il capo del tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, Carla del Ponte, ha affermato che l’utilizzo della NATO di queste armi è inammissibile e ritenuto un crimine umanitario.

Tuttavia, il suo predecessore, Louise Arbour, cercò di smantellare questa teoria affermando la non esistenza di documenti ufficiali.

Come avviene la contaminazione all’uranio?

L’uranio impoverito in sé per sé non è particolarmente pericoloso. Lo diventa però, quando prende fuoco a seguito del suo utilizzo, frammentandosi in piccole particelle polverose e potenzialmente tossiche. Queste particelle rischiano di diffondersi nell’aria con una facilità estrema. Mette così a rischio un numero elevatissimo di persone. L’uranio impoverito, infatti, è altamente tossico se inalato, ingerito o se entra in contatto diretto attraverso le ferite provocate da armi da fuoco.

La sua pericolosità, a differenza dell’amianto, è circoscritta al breve termine. Non esistono studi che dimostrino la sua tossicità a lungo termine. L’inalazione rimane, tuttavia, il pericolo di contaminazione principale. Le polveri sono sottilissime e per questo intaccano gli alveoli polmonari in pochissimo tempo.

L’uranio impoverito corrisponde ad un livello minimo di radioattività. Situazione differente per l’uranio arricchito che presenta livelli di radioattività maggiori e più pericolosi. I danni da esposizione ad uranio impoverito coinvolgono alcuni degli organi vitali, tra cui i reni, il pancreas, lo stomaco e l’intestino. Inoltre, tra le patologie correlate all’uranio impoverito più diffuse troviamo la leucemia e il linfoma di Hodking.

Militari e danni da uranio impoverito

I casi di militari deceduti a causa dell’esposizione a questo cancerogeno sono circa 216. Un importante passo a tutela dei militari esposti è stato compiuto poi nel 2010. Difatti, in data 1 Marzo 2010, il Consiglio dei Ministri ha concesso l’erogazione delle indennità ai soldati impiegati in missione di pace, nei poligoni e nei siti di stoccaggi e a tutti quelli che in un modo o nell’altro abbiano contratto malattie durante il servizio militare.

Linfoma di Hodgkin: il caso di Lorenzo Motta

uranio impoverito

Un caso eclatante e degno di nota, che coinvolge anche l’Osservatorio Nazionale Amianto, è quello del militare Lorenzo Motta. Durante il suo servizio nella Marina Militare è entrato in contatto con uranio impoverito. A causa della somministrazione dei vaccini contaminati, ha contratto il Linfoma di Hodgkin.

La battaglia legale è ancora in corso. Il Ministero della Difesa – Marina Militare è stato condannato. Ma rifiuta di eseguire la sentenza. Lorenzo Motta, dopo un lungo periodo di malattia, è stato nominato dall’Avv. Ezio Bonanni, coordinatore del Dipartimento Tutela Esposti Uranio Impoverito.

L’Avv. Bonanni è intervenuto sulla delicata questione dell’esposizione dei militari italiani ai pericoli dell’uranio impoverito nel quarto appuntamento di ONA News “Uranio impoverito, la dura battaglia dei militari italiani“.

L’uso dei proiettili all’uranio impoverito

Le munizioni all’UI sono state utilizzate dagli aerei anticarro A10 americani, in particolare nei conflitti in Bosnia (1995), Kosovo (1998) e Iraq (1991 e 2003). I militari italiani esposti perché privi di adeguate protezioni, oggi, sono 369 i deceduti e 7.500 i malati.

L’uranio è un metallo tossico e radioattivo. L’uranio si trova in natura e viene impiegato principalmente nel settore nucleare durante il processo di fissione nucleare. In natura esistono due tipi di uranio, l’isotopo 238 e il 235. Di questi può essere utilizzato solamente l’isotopo meno diffuso in natura, ossia il 235. Proprio per tale ragione è necessario che venga effettuato l’arricchimento dell’uranio. Si tratta di un processo piuttosto costoso, che richiede degli impianti particolari, e soprattutto pericoloso a causa della sua radioattività.

Il prezzo uranio impoverito è molto basso per questo vi è stato un enorme stock. Nel 2002 si calcolavano circa 1milione e 200mila tonnellate di materiale accumulato nei depositi in oltre quarant’anni – è usato sia nelle munizioni anticarro sia nelle corazze dei cingolati (l’americano M1 Abrams). Grazie alle sue qualità piroforiche, cioè si accende spontaneamente al contatto con l’aria, quando un proiettile all’UI penetra all’interno di un carrarmato, produce una fiammata che supera i 3mila gradi centigradi, riducendo tutto quanto è all’interno a un aerosol, le cui nanoparticelle (un millesimo di millimetro) di metalli pesanti se ingerite o inalate, sono causa di patologie cancerogene.

Uranio impoverito: quali danni provoca alla salute

effetti metalli pesanti

L’uranio impoverito è uranio radioattivo che ha effetti citotossici, carcinogeni e teratogeni. Provoca circa 400 decessi e più di 4000 casi di malattie per causa di servizio. Già all’epoca dei conflitti nel Golfo e nei Balcani erano presenti conoscenze scientifiche sulla pericolosità degli armamenti all’uranio impoverito, comprovata dallo stesso Ministero della Difesa (Air Force Armament Laboratory, 1977), che già da tempo era a conoscenza dei rischi per la salute dei militari e delle misure di protezione adottate già dalle forze statunitensi, il principale esercito al fianco del quale hanno operato le milizie italiane.

Nell’ultimo ventennio si è verificato un incremento dei casi di tumori legati all’esposizione a uranio impoverito, in particolare Linfoma di Hodgkin e leucemia. Esiste quindi nesso di causalità tra esposizione a uranio impoverito e insorgenza di malattie tumorali, la cui dimostrazione si rende difficoltosa a causa della natura lungolatente delle patologie da uranio.

Inoltre, durante i conflitti sono stati abbattuti anche edifici costruiti con amianto e con componenti in amianto, con conseguente aerodispersione di polveri e fibre di amianto e nanoparticelle, che sono state inalate dai militari causando altre patologie tumorali. L’ONA ha dedicato molta attenzione alla sensibilizzazione sulla problematica dei danni da uranio impoverito. Lo stesso Prof. Giancarlo Ugazio ha illustrato l’azione delle radiazioni e delle nanoparticelle sulla salute umana.

Microparticelle, nanoparticelle e polveri sottili

Alcune ricerche scientifiche hanno evidenziato la presenza di particelle contenenti metalli pesanti nei tessuti dei militari reduci dai Balcani e dalla guerra nel Golfo, simili a quelli rinvenuti in alcuni cittadini di Sarajevo.

Nel campione di cittadini di Sarajevo analizzati è stato riscontrato che tutti presentavano la presenza dello stesso tipo di nano-particelle nei tessuti e tutti avevano contratto un linfoma. Le conseguenze della contaminazione nella zona di Sarajevo sono state riscontrate addirittura a distanza di anni e per contaminazione. Durante la guerra era in attività solo la fabbrica del tabacco, tabacco che è stato contaminato da uranio e che ha fatto riscontrare particelle contenenti uranio nelle sigarette in commercio a Sarajevo anche a distanza di lungo tempo.

Le nanoparticelle superano la barriera ematoencefalica

Nei tessuti del personale civile e militare esposto a uranio impoverito che ha prestato servizio nei Balcani sono stati rinvenute micro e nanopolveri di varie composizioni, in concomitanza con diverse patologie denominate anche uranio impoverito malattie. Le nano-particelle sono così piccole che, in caso di ingestione o inalazione, sono in grado di passare ogni barriera dell’organismo, sia quella polmonare sia quella gastro-intestinale, accumulandosi all’interno del corpo, in particolare nei linfonodi, dove provocano il linfoma tipico dei reduci dai Balcani.

Non sono biocompatibili né biodegradabili, e, se si tratta di metalli, possono essere cancerogene. La Sindrome dei Balcani non è dovuta quindi solo all’uranio impoverito, ma anche a queste microparticelle sprigionate durante le esplosioni sotto forma di polveri (il cosiddetto inquinamento bellico). Queste polveri di 0,1 micron, una volta inalate, possono arrivare nel sangue in soli 60 secondi, in un’ora sono già nel fegato e quando si accumulano negli organi la loro capacità tossica fa il suo decorso.

L’organismo umano, infatti, sarebbe in grado di sintetizzare alcune nano particelle, come quelle prodotte dall’inquinamento da idrocarburi, ma non i metalli pesanti. Per questo motivo sia chi è stato esposto ai bombardamenti all’uranio impoverito, sia chi ingerisce microparticelle contenenti metalli pesanti tramite alimenti contaminati contrae diversi tipi di cancro.

Lo stesso fenomeno si è registrando nella zona colpita l’11 settembre, con 180.000 ammalati nella sola Manhattan: nella coda e nelle ali degli aerei dirottati dai terroristi era infatti presente uranio, utilizzato come stabilizzatore. Perfino i cani usati a Ground Zero per la ricerca dei dispersi sono tutti morti dopo nemmeno un anno per tumore ai polmoni.

Uranio impoverito nei teatri di guerra

L’uranio impoverito (DU, depleted uranium, spesso tradotto in uranio depleto) è un sottoprodotto della raffinazione dell’uranio per l’energia nucleare, impiegato nella zona dei Balcani, negli anni ‘90, ma anche in Afghanistan e Iraq. È molto meno radioattivo di altri isotopi di uranio e la sua alta densità (il doppio di piombo) e le sue caratteristiche piroforiche lo rendono utile per le armature.

Per via delle sue caratteristiche piroforiche e per la sua elevata densità, l’uranio impoverito è stato utilizzato per molti anni nell’industria bellica per la produzione di proiettili, munizioni e ordigni in numerosi teatri bellici, in particolare nei conflitti che hanno interessato il Golfo e l’area dei Balcani nonché nelle unità addestrative, poligoni di tiro e nelle zone adiacenti distribuite sul territorio nazionale. Questo utilizzo ha determinato una forte esposizione del personale civile e militare delle Forze Armate Italiane impiegato in teatri di guerra.

Alcuni militari in missione all’estero hanno testimoniato di aver informato più volte i loro superiori del fatto che le tute indossate dagli appartenenti all’esercito americano ricoprissero interamente il corpo, mentre i militari italiani continuavano ad eseguire gli incarichi con l’ordinaria divisa, consistente in pantaloni e maglietta.

In cosa consiste la sindrome dei Balcani?

La Sindrome dei Balcani comprende alcune patologie contratte dai militari italiani impegnati nelle missioni di pace internazionali. I primi casi risalgono alla fine degli anni Novanta e le vittime sono state più di 50 e 500 i malati superstiti.

Per identificare i responsabili, i vertici militari italiani, in collaborazione con la NATO, hanno istituito una commissione di inchiesta presso il Senato. L’obiettivo è quello di accertare il nesso causale tra esposizione a uranio impoverito e malattie contratte (come linfomi e leucemie).

Sia l’ONU che i vertici militari italiani erano al corrente del largo uso di uranio impoverito nelle missioni in Bosnia tra il ’94 e il ’95. Ma nessuno ha mai preso una posizione definita in merito. La Sindrome dei Balcani è causata dalla radioattività dei proiettili ad uranio impoverito mista alla tossicità rappresentata dalle particelle risultanti dalle esplosioni.

Il decreto ministeriale del 27 Agosto 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ha promosso un programma di monitoraggio per la ricerca di uranio impoverito e arsenico nelle risorse alimentari provenienti da Bosnia-Erzegovina e anche per la presenza di uranio impoverito Kosovo.

Le radiazioni, le microparticelle e gli effetti cancerogeni

Il fenomeno epidemico si è verificato anche tra i militari dell’esercito USA in seguito alla prima guerra del Golfo (sindrome del Golfo), così come in alcuni poligoni militari italiani (P.I.S.Q. di Perdasdefogu e di Capo San Lorenzo a Villaputzu), dove è stato riscontrato un drastico aumento di casi di Linfoma di Hodgkin (sindrome di Quirra), oltre che nelle zone circostanti Ground Zero.

La Sindrome dei Balcani è causata, oltre che dalla radioattività dei proiettili ad uranio impoverito, anche dalle microparticelle rilasciate nell’ambiente a seguito delle esplosioni. Le microparticelle sono state assimilate dai militari per inalazione o per ingestione, in quanto i vapori sprigionati nelle deflagrazioni e nelle esplosioni possono essere trasportati anche a km di distanza prima di depositarsi nel terreno dove il metallo potrebbe entrare nella catena alimentare o inquinare la falda acquifera. La composizione chimica del particolato cambia in base a seconda se si tratta di un inceneritore, o di una bomba all’uranio, o ancora se vengono compite fabbriche di armamenti, raffinerie o altro, determinando tipi di inquinamento differenti.

Le microparticelle e l’uranio impoverito, una volta penetrati nell’organismo, provocano infiammazioni che, a loro volta, attraverso il processo della cancerogenesi, portano allo sviluppo di forme tumorali e altri uranio impoverito sintomi.

Altri metalli pericolosi per la salute

Esistono moltissimi metalli pericolosi e alcuni sono considerati metalli pesanti:

In questo metalli radioattivi elenco sono presenti solo 5 elementi ma sulla tavola periodica sono riportati 80 ma in natura sono presenti molti più elementi.

Patologie da uranio impoverito e da microparticelle

Il tipo di patologia che può insorgere a seguito di esposizione a uranio impoverito e a micro e nano particelle dipende dal tipo e dall’entità dell’esposizione cui si è rimasti vittima e dalla modalità di assunzione (ingestione o inalazione). Mangiando alimenti contaminati da polveri sottili è più probabile che si sviluppi una malattia dell’apparato gastro-intestinale, mentre se vengono inalate più probabile l’insorgenza di malattie dell’apparato respiratorio e circolatorio.

La concentrazione di polveri, microparticelle dei proiettili all uranio impoverito, si deposita all’interno del corpo umano, contaminando diversi organi e pregiudicando l’insorgenza di alcune uranio impoverito malattie. Le microparticelle iniziano a diffondersi attraverso le gonadi e lo sperma, con la possibilità di causare malformazioni nei figli dei militari reduci dai Balcani e dalla Guerra nel Golfo. Si sono riscontrati alcuni effetti uranio impoverito come malformazioni e aborti spontanei nel bestiame della zona di Bratoselce, Borovac e Norce, località vicine a siti bombardati con proiettili all’uranio impoverito.

Il decreto ministeriale 27.08.2004, pubblicato nella Gazzetta ufficiale il decreto ministeriale, ha previsto l’attuazione di un programma di monitoraggio per la ricerca di uranio e arsenico nelle derrate alimentari provenienti da Bosnia Erzegovina e Kosovo.

Relazione della Commissione di inchiesta

La Commissione Parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito ha audito l’Avv. Ezio Bonanni, confermando le tesi da lui sostenute anche in qualità di presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, per quanto riguarda la tutela delle vittime dell uranio impoverito tra il personale civile e militare delle Forze Armate che hanno subito dei danni alla salute, per il riconoscimento della loro qualità di vittima del dovere, con equiparazione alle vittime del terrorismo ai fini previdenziali e assistenziali.

La platea più ampia è costituita dai militari, ex militari e altro personale civile che, per motivi di servizio, sono esposti ad uranio impoverito in assenza di strumenti di prevenzione tecnica e protezione individuale.

Uranio impoverito e vaccini militari

L’uranio impoverito ha determinato un’altra allarmante problematica, quella dei vaccini ai militari. Il programma vaccinale errato ha accentuato gli effetti delle esposizioni del vaccino militare ad un cocktail di cancerogeni, tra cui l’uranio impoverito, poiché ha ulteriormente depresso il sistema immunitario del personale impiegato nelle missioni, già di per sé messo a dura prova dall’impegno in teatri disagevoli, lontano dalla madrepatria e in condizioni avverse.

I vaccini ai militari impiegati in queste missioni, che aveva brillantemente superato le visite di idoneità psicofisica al momento dell’assunzione alle attività di servizio, subito dopo essere stato esposto a uranio impoverito e da altri agenti tossico-nocivi, cancerogeni e patogeni, ha contratto svariate patologie degenerative e neoplastiche.

Le alte temperature generate dai proiettili uranio impoverito sono in grado di polverizzare i mezzi corazzati e blindati e le stesse strutture ed installazioni in cemento amianto (minerale usato in edilizia per le proprietà ignifughe), determinando un sinergismo tra uranio, amianto e altri cancerogeni.

Le vittime del dovere , sia per motivi di servizio che in ambito civile, hanno diritto alle prestazioni previdenziali, all’equiparazione alle vittime del dovere e al risarcimento dei danni. I danni dalle vaccinazioni esercito legati alla somministrazione in ambito civile rispondono ai principi di responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, per cui, oltre alle prestazioni previdenziali, le vittime e i loro familiari hanno diritto al risarcimento dei danni, sia patrimoniali che non patrimoniali.

Diritti delle vittime dell’uranio impoverito

vittime del dovere-uranio impoverito

Poiché i proiettili all’uranio impoverito, con la polverizzazione delle strutture, con nanoparticelle e radiazioni, hanno provocato danni alla salute, occorre tutelare le vittime. Infatti, si sono verificati molti casi di tumore. Infatti, questi proiettili all’uranio impoverito polverizzano anche le strutture in cemento amianto.

Le nanoparticelle di metalli pesanti, piuttosto che le fibre di amianto, sono state inalate e ingerite dal personale civile e militare delle Forze Armate. In particolare, tra coloro che erano in missione. Ci sono stati, almeno, 372 casi di decessi attribuibili all’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito. Tra le neoplasie più frequenti, ci sono le leucemie e il linfoma di Hodgkin.

Nel corso della quinta di ONA TV, “Vittime del dovere: serve maggiore attenzione“, è intervenuto il Colonnello Carlo Calcagni, il quale ha fatto riferimento alla contaminazione di metalli, compresi due radiattivi. Per tali motivi, l’ONA ha attivato lo strumento di tutela legale, che prevede il riconoscimento della causa di servizio e poi dello status di vittima del dovere per coloro che hanno subito danno. In caso di morte, questi diritti sono attivati in favore dei familiari superstiti.

Le tutele per le vittime di uranio impoverito

Infatti, l’art. 1, co. 1, lettera C del D.P.R. 243/2006, emanato sulla base dell’art. 1, co. 564, L. 266/05, stabilisce il diritto ad ottenere la equiparazione alle vittime del dovere e le relative prestazioni, oltre al risarcimento del danno, rispetto alle prestazioni previdenziali che sono un mero indennizzo non integralmente risarcitorie. L’ONA assicura la tutela delle vittime dell’uranio impoverito, attraverso una serie di servizi di assistenza medica e di tutela legale, per il riconoscimento:

  • causa di servizio per militari e civili esposti all’uranio impoverito;
  • vittima del dovere, anche in favore dei superstiti;
  • risarcimento danni delle vittime e i familiari superstiti.

Riguardo quest’ultimo punto si è pronunciato recentemente il Tribunale di Roma, nella sentenza 567 del 2023. In caso di incertezza, i diritti delle vittime devono essere sempre riconosciuti, applicando il criterio del “più probabile che non“.

Sebbene il caso tratta di una malattia tumorale avente una eziogenesi non del tutto nota, i documenti amministrativi relativi al riconoscimento della causa di servizio, il libretto personale del militare, il decorso lento della malattia fanno propendere questo giudice per l’applicazione del principio del ‘più probabile che non’”.

Chi può essere riconosciuto come Vittima del Dovere?

Sono considerati vittime del dovere tutti i dipendenti pubblici e appartenenti a Forze Armate e Comparto Sicurezza che hanno contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali è conseguito il decesso, in occasione o a seguito di missioni di ogni natura, impiegati:

  • nel contrasto ad ogni tipo di criminalità;
  • nello svolgimento di servizi di ordine pubblico;
  • nella vigilanza ad infrastrutture civili e militari;
  • in operazioni di soccorso;
  • in attività di tutela della pubblica incolumità;
  • a causa di azioni recate nei loro confronti in contesti di impiego internazionale non aventi, necessariamente, caratteristiche di ostilità.

Tra i diversi fattori di rischio c’è l’esposizione a:

  • radon;
  • uranio impoverito;
  • vaccini;
  • amianto (sinonimo asbesto).

I benefici per le Vittime del Dovere

La legge 466 del 1980 ha sancito il primo riconoscimento di vittima del dovere per causa di servizio e di azioni terroristiche. La Legge 302 del 1990, la Legge 407 del 1998 e la Legge 206 del 2006 regolano questa disciplina. È estesa anche alle vittime dell’amianto e alle vittime uranio impoverito per danni alla salute in attività di servizio o in missioni.

Le Vittime del Dovere uranio impoverito hanno diritto al riconoscimento dei benefici contributivi, del prepensionamento e ai seguenti benefici:

  • speciale elargizione;
  • assegno mensile vitalizio per l’importo di €500,00, in luogo del minor importo di €258,23, per effetto della equiparazione alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata;
  • speciale assegno vitalizio, per l’importo di €1.033,00, con decorrenza dal 02/05/1992;
  • incremento della retribuzione pensionabile di una quota del 7,5%, ai fini della pensione e dell’indennità di fine rapporto, o altro trattamento equipollente;
  • aumento figurativo di 10 anni di versamenti contributivi ai fini della pensione e della buona uscita;
  • esenzioni dall’IRPEF delle prestazioni;
  • diritto al collocamento obbligatorio con precedenza rispetto ad altra categoria di soggetti e con preferenza a parità di titoli;
  • borse di studio esenti da imposizione fiscale;
  • esenzione dalla spesa sanitaria e farmaceutica, estesa anche ai medicinali di fascia C e anche in favore dei familiari;
  • assistenza psicologica a carico dello Stato;
  • esenzione dall’imposta di bollo per tutti gli atti connessi alla liquidazione dei benefici;
  • equiparazione alle vittime del terrorismo e della criminalità organizzata.

I benefici per gli eredi delle vittime del dovere

In caso di decesso, le somme maturate dall’avente diritto si erogano agli eredi Vittime del Dovere. I familiari hanno diritto al riconoscimento di vedova/o di vittima del dovere e orfani di vittima del dovere, con conseguente accredito dei seguenti diritti Vittime del Dovere:

  • speciale elargizione di euro 200.000,00 una tantum divisa tra gli eredi legittimi;
  • assegno vitalizio di euro 500, con l’equiparazione alle vittime del terrorismo per ognuno dei familiari;
  • speciale assegno vitalizio di euro 1033,00 mensili per ognuno dei familiari.

L’Avv. Ezio Bonanni, presidente ONA, ha ottenuto importanti risultati in favore delle vittime del dovere e vittime di uranio impoverito nelle Forze Armate e nel Comparto Sicurezza, con liquidazione delle prestazioni di vittima del dovere con equiparazione alle vittime del terrorismo.

L’onere della prova in caso di vittima di uranio

Cassazione Civile, Sezione Lavoro, con la sentenza 7409/2023, si è pronunciata riguardo il diritto alla speciale elargizione di una vittima del dovere, impiegata in ambienti dove si è verificato l’utilizzo dei proiettili all’uranio impoverito ed è quindi avvenuta la dispersione di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte da esplosione di materiale bellico. Tali circostanze hanno fatto presumere la dipendenza della forma tumorale contratta dall’esposizione all’uranio impoverito.

Un importante chiarimento dato dalla sentenza riguarda l’onere delle prova, che ricade in questo caso sull’Amministrazione: “il militare interessato a percepire la speciale elargizione di cui al D.P.R. n. 90 del 2010, richiamato art. 1079, non è tenuto a dimostrare l’esistenza di un nesso eziologico fra esposizione all’uranio impoverito (o ad altri metalli pesanti) e neoplasia. Siffatto accertamento è necessario ove l’interessato svolga una domanda risarcitoria“.

Vittime del dovere e gli orfani non a carico

Un aspetto ancora controverso per quanto riguarda i diritti degli eredi di vittime del dovere è quello dei figli non a carico fiscale. Infatti spesso si nega, soprattutto da parte del Ministero della Difesa, il diritto a determinati benefici a coloro che non erano a carico della vittima al momento del decesso. Ciò vale solo nel caso in cui la prestazione si eroghi anche al coniuge della vittima, come stabilisce dall’art. 6 della L. 466/1980. Perciò sulla base di questa e su SS.UU. 22753/2018, in alcuni casi le domande vengono rigettate.

Tuttavia l’Avv. Bonanni è riuscito in più occasioni a non far applicare l’art.6 della L.466/1980, poiché esso si riferisce alla sola speciale elargizione. La Corte di Appello di Genova, in funzione di Magistratura del lavoro, n. 575/2019, ha accolto le tesi dell’Avv. Ezio Bonanni, ha ritenuto non applicabile l’art. 6 della L. 466/1980. In più, anche l’applicazione di SS.UU. 22753/2018 risulta infondata perché essa fa riferimento, nello specifico, a fratelli e sorelle non a carico, senza menzionare i figli.

Recentemente anche la Corte di Cassazione ha discusso della problematica nell’Ordinanza Civile Sez. 6 N. 15224 del 2021. Tuttavia non ha ancora preso una posizione in merito.

Vittime dell’uranio impoverito: consulenza ONA

L’ONA assiste le vittime del dovere esposte a cancerogeni come uranio impoverito e amianto, supportandoli nella difesa dei propri diritti e della loro salute. Si può chiedere una consulenza attraverso il form o chiamando il numero 800.034.294.

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