La mappa del rischio di esposizione di amianto indica i luoghi in cui è stato più diffuso l’utilizzo di questo materiale nel mondo. Il massiccio uso di questo minerale era dovuto principalmente alla sua resistenza, sia al fuoco e a temperature elevate sia ad agenti corrosivi, come acidi e alcali, sia alla trazione e all’usura. In più l’amianto, detto anche asbesto, è costituito da fibre che lo rendono facilmente filabile, flessibile, fonoassorbente e termoisolante.
Date le sue caratteristiche quindi si utilizzò in molte parti nel mondo in diversi ambiti, soprattutto nel settore edile sotto forma di cemento amianto. Tuttavia proprio la sua struttura in fibre rende il materiale particolarmente pericoloso per la salute, come conferma la monografia IARC, tanto da bandirne l’uso in molti Paesi. Purtroppo però, data la mancanza o parziale bonifica dei siti contaminati da amianto, sono ancora molte le persone che ogni anno subiscono danni alla propria salute e contraggono patologie asbesto correlate, come il mesotelioma.
L’Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’Avvocato Bonanni, sono da anni in prima linea per la difesa delle vittime dell’amianto. A essi e ai loro familiari offrono un servizio di consulenza gratuita, sia medica sia legale.
Minerali di amianto: storia e impatto culturale
La parola amianto deriva dal greco Αμίαντος, che significa “incorruttibile”. Il suo sinonimo asbesto, invece, trae la sua etimologia dalla parola greca Άσβεστος, cioè “inestinguibile”. Questo materiale era già noto sin dall’antichità. Infatti ci sono diverse informazioni sulla storia dell’uso di amianto e il suo impatto sulla storia e l’ambiente. Già in epoca protostorica veniva usato come rinforzante nella fabbricazione di ceramiche nella Corsica e nella Finlandia del III millennio a.C. In Cina e in Grecia, invece, già nel 1000-1500 a.C. l’amianto era utilizzato a scopo tessile.
A differenza del cemento amianto, che deriva da lavorazioni industriali, l’amianto vero e proprio è di origine naturale ed è costituito da un insieme di minerali contenenti silicio, chiamati silicati. Si tratta di diversi minerali a struttura fibrosa, cioè costituiti da fasci di fibre molto fini tra loro e paralleli, differenti per composizione chimica e cristallina (silicati idrati). Questi cristallizzano in fibre lunghe, forti e flessibili e che possono facilmente separarsi lungo l’asse longitudinale. Proprio questa proprietà di separazione longitudinale delle fibre distingue l’amianto da altri tipi di silicati, caratterizzandone, di conseguenza, la pericolosità. L’amianto è presente in due varietà mineralogiche, diverse per morfologia e composizione chimica:
- l’amianto serpentino, la cui varietà principale è il crisotilo, conosciuto anche come “amianto bianco;
- gli amianti di anfibolo, le cui varietà più note sono l’amosite (amianto bruno), la crocidolite (amianto blu o amianto del Capo), la tremolite e l’antofillite.
Amianto: mappa del rischio nel mondo
I primi giacimenti di amianto furono scoperti all’inizio del XVIII secolo nella catena montuosa degli Urali, a Nevyansk. Invece la prima vera industria dell’amianto nacque nel Québec nel 1877, dopo il rinvenimento di estesi giacimenti. Lo sviluppo di questo settore fece sì che anche in altri Paesi si cominciarono a sfruttare questi giacimenti, come in Italia, in Grecia e in Russia.
La lavorazione industriale del crisotilo ebbe così inizio nella seconda metà del XIX secolo in Italia, Canada e Russia. Queste ultime due Nazioni arrivarono a coprire stabilmente più dei 3/4 della produzione mondiale. Mentre, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, entrano in questo mercato anche il Sudafrica e l’Australia. Successivamente, verso la fine del XIX secolo, iniziò anche la produzione della crocidolite in Sudafrica, insieme anche all’amosite, e in Australia. Invece la Finlandia fu l’unico produttore mondiale di antofillite.
Paese | Attività | Anno/Periodo |
Russia (Urali) |
|
|
Italia |
|
|
Canada (Québec) | Prima attività mineraria | 1870 |
Sudafrica |
|
|
Australia | Nuova Galles del Sud Baryurgil-Apertura | 1940 |
La fine della produzione di amianto nel mondo
Raccontare la storia dell’amianto significa trattate l’ascesa e la caduta di un materiale controverso. Ormai resi evidenti i danni alla salute che l’esposizione ad amianto provocava ai lavoratori impiegati nella produzione di amianto, oltre che agli abitanti delle zone limitrofe a quelle di estrazione e lavorazione, pian piano si dismise l’impiego di amianto. Dopo quindi un periodo di forte espansione della produzione, che arriva a superare i 5 milioni di tonnellate l’anno, questa subisce una netta contrazione fino a scendere al di sotto dei 3 milioni di tonnellate.
L’estrazione della crocidolite, cominciata in Australia nel 1937, cessa nel 1966. Allo stesso modo è stata interrotta la produzione sudafricana della amosite nel 1992, dopo 80 anni di sfruttamento del sito di Pengue, in Transvaal, scoperto nel 1907. Infine la Finlandia ha sospeso le attività nel suo giacimento di antofillite nel 1975, dopo quasi 50 anni. Per quanto riguarda invece il crisotilo a cessarne la produzione sono stati principalmente l’Italia e i Paesi dell’Unione europea. Tuttavia, il crisotilo viene ancora estratto e largamente utilizzato in varie parti del mondo, come Canada, Russia, Sudafrica, India, Cina e Giappone.
Inoltre la cessazione della produzione non ha arrestato il pericolo di esposizione alla fibra killer, dato che ciò non ha significato l’eliminazione delle grandi quantità di cemento amianto, in matrice friabile e compatta. La mappa del rischio amianto coinvolge sia gli edifici civili sia quelli industriali, sia gli impianti sia i mezzi di trasporto, in particolare quelli navali.
Amianto: mappa del rischio in Italia
Durante gli anni ‘80 il nostro Paese è stato uno dei maggiori produttori mondiali di amianto. In Italia questi pericolosi minerali venivano trasformati in manufatti commerciali in numerosi stabilimenti operanti nel territorio nazionale, come quello di Casale Monferrato (Eternit). Sempre in Piemonte, si trova anche il principale sito di estrazione, la Amiantifera di Balangero, in cui si riforniva appunto lo stabilimento di Casale Monferrato, aperta nel 1904 e restata attiva fino alla messa al bando dell’utilizzo dell’amianto in Italia avvenuta grazie alla Legge 257/1992.
Oltre che in Piemonte, la mappa del rischio amianto in Italia coinvolge altri siti contenenti minerali di asbesto. Le cosiddette “Terre verdi” sono diffuse in quasi tutta la nostra penisola: Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia (Valmalenco), Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Basilicata e Sardegna.
Il ruolo dell’amianto nella storia dell’edilizia
L’amianto è stata la materia prima per la produzione di più di 3.000 prodotti contenenti amianto di largo consumo, fino a quando non fu messo al bando con la Legge 257/1992. Esiste, infatti, un cospicuo elenco dei prodotti che contengono amianto, le loro applicazioni e le precauzioni per la loro gestione e rimozione.
La mappa del rischio di esposizione a cemento amianto o eternit riguarda per esempio sia edifici pubblici sia quelli privati, sia l’edilizia civile sia quella industriale. In questo pericoloso materiale erano fatti coperture, cassoni, serbatoi, tubazioni, canne fumarie e camini, controsoffitti, coibentazioni di sottotetto e tubi, pannelli divisori, pavimentazioni in vinil-amianto, guarnizioni e isolamenti termici, fibre in apparati elettrici e in elettrodomestici.
Inoltre, grazie alle sue particolari proprietà, l’amianto è stato usato in molteplici settori, come nel settore dei trasporti e negli impianti elettrotecnici, chimici, navali, aeronautici ed edili. Per esempio è impiegato nella coibentazione di impianti industriali e nei relativi componenti, come reattori, refrigeratori, giunti di espansione, tubazioni e serbatoi, bombole di acetilene, ma anche per isolare convertitori di coppia o per realizzare coibentazioni isolanti elettriche, termiche, antifiamma, antibrina, antirombo e antirumore.
Mappa del rischio amianto nel settore dei trasporti
L’impiego dei minerali di asbesto ha coinvolto anche il settore dei trasporti. Per quanto riguarda il trasporto su rotaie la presenza dell’agente cancerogeno coinvolge locomotori e vagoni di treni e tram, in particolare nelle frizioni, nei freni, nelle coibentazioni, nella pavimentazione e come isolante termico degli impianti di climatizzazione.
Nel trasporto navale, invece, l’asbesto è stato impiegato nella sala macchine, nell’apparato motore, nelle cabine e nei locali delle navi, oltre che nelle tubazioni, nelle caldaie e nei motori. Inoltre nelle navi militari il materiale è stato utilizzato per la protezione dal calore e dal fuoco di armi e munizioni.
Infine neanche gli aerei sfuggono al pericolo di esposizione alla fibra killer. È presente in materiali da attrito usati nei freni, cartoni per la conservazione dei cibi caldi, tele durante la saldatura di parti metalliche e guarnizioni. In particolare, negli aerei militari, è stato utilizzato con funzione termoisolante tra la cabina di guida e il reattore e per isolare il motore, tubazioni e freni. Soprattutto nei motori i materiali contenenti amianto venivano utilizzati come isolanti termici di scatole metalliche, cavi, schermi termici, terminali, fascette, guarnizioni e pannelli isolanti.
Mappa del rischio amianto: tubazioni e altri usi
Per la realizzazione di fognature e del trasporto dell’acqua potabile, prima che si diffondessero le tubazioni nei vari materiali plastici attualmente adoperati, venivano utilizzate quelle in cemento amianto. Esse, infatti, venivano ritenute opportunamente resistenti e adeguate allo scopo.
Le sue caratteristiche hanno fatto sì che l’amianto fosse impiegato anche in numerosi altri usi:
- tessuti ignifughi (feltri per cappelli, cachemire sintetico, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, stivali);
- filtri di pipe e sigarette;
- adesivi e collanti;
- sacchi di iuta;
- materiali per imballaggio;
- carta e cartone;
- filtri per purificare bevande e acidi;
- deodoranti e assorbenti igienici interni;
- suolette interne per calzature;
- arredi teatrali e sipari;
- sabbia artificiale;
- trattamento del riso per il mercato giapponese;
- materiali in dotazioni alle Forze Armate (guanti in amianto per la sostituzione della canna di mitragliatrice da guerra, coperte in amianto sui veicoli militari armati);
- pannelli di amianto, guanti, reticelle spandifiamma e guarnizioni delle porte dei fornetti e termostati utilizzati nei laboratori chimici;
- piani di appoggio di orafi e argentieri;
- presse a caldo per tomaie nei calzaturifici e per la produzione di compensati e pannelli nobilitati;
- riscaldatori di scambi ferroviari alloggiati in box in cemento amianto;
- talco utilizzato come anti-attrito nella fabbricazione dei cavi elettrici;
- supporti dei reostati per apparecchi illuminanti a neon;
- casseforti con presenza nelle intercapedini metalliche per la protezione dal fuoco;
- pannelli protettivi;
- caldaie coibentate in macchine professionali per la preparazione del caffè o bevande calde;
- rivestimento composto da uno strato di materiale isolante in resina termoindurente e amianto per rotori di utensili elettrici come trapani;
- carica inerte in amianto negli stucchi realizzati con resine poliestere nell’industria della vetroresina.
Amianto nei materiali da costruzione: come riconoscerlo
È quasi impossibile rivelare la presenza d’amianto a occhio nudo, perché potrebbe essere sotto forma di miscela. Ci sono però alcuni luoghi di una casa in cui è più probabile che ci siano tracce di questo materiale tanto nocivo. In particolare la presenza di amianto può riscontrarsi nei bagni, dove possono trovarsi diversi adesivi di amianto, seminterrati, in cui le condutture dell’acqua potrebbero essere state rivestite con questo materiale, e le soffitte.
Generalmente i materiali composti da amianto riscontrano diversi crateri superficiali e in ambito civile o industriale possono essere impiegati come:
- piastrelle, pavimenti in linoleum e rivestimenti per pavimenti monostrato o bistrato (floorflex);
- tegole e tettoie in eternit, con lastre ondulate o piane;
- canne fumarie e comignoli, nei condotti di ventilazione e nelle caldaie con isolamento termico;
- vernici e rivestimenti con effetto a rilievo;
- pannelli isolanti all’interno dei tramezzi oppure applicato a spruzzo per migliorare le prestazioni di fonoassorbenza e di isolamento termico;
- barriere antifiamma posizionate all’interno delle pareti a protezione dei cavi;
- serbatoi, cassoni per l’acqua, vasche, vasi di espansione per impianti di riscaldamento;
- stuoie isolanti utilizzate dietro caldaie o stufe;
- tubazioni di scarichi, fognatura e condotte per l’acqua potabile (soprattutto la malta per la coibentazione di tubi era avvolta da uno strato di iuta con basso contenuto di amianto);
- fioriere in cemento amianto;
- pensiline per bici;
- stucco per finestre contenente amianto;
- nelle porte come isolante nelle armature d’acciaio degli edifici;
- nei quadri elettrici;
- coibentazione di strutture metalliche (travi, tiranti e locali tecnici) e componenti di attrezzature;
- componenti di impianti, guarnizioni, materiali d’attrito per freni e frizioni.
Tuttavia, per avere la conferma della presenza di amianto nella propria abitazione, bisogna rivolgersi all’ASL o all’ARPA della propria provincia e consultare la mappa del rischio nella propria zona.
Mappa del rischio amianto: la necessità della bonifica
La Legge 257/1992 stabilisce il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto. Tuttavia non vengono specificate misure specifiche per la bonifica dei siti contaminati presenti sul territorio. Infatti l’obbligo di bonifica sussiste solo in caso di amianto friabile e di quindi elevata pericolosità per la salute di chi è esposto. Mentre questo stesso obbligo non è presente in caso di amianto compatto.
Per questo l’amianto è ancora diffusamente presente sul nostro territorio. Una chiara mappa del rischio amianto è illustrata dallo stesso Avv. Bonanni nella sua pubblicazione “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia –Ed.2022”. Questo pericoloso materiale andrebbe rimosso in sicurezza e smaltito con procedure adeguate a questo rifiuto pericoloso, prestando particolare attenzione alla sicurezza dei lavoratori e all’ambiente. Per risolvere quindi problemi di salute, impatti ambientali e sicurezza del lavoro, occorre adottare un approccio interdisciplinare. Di questo tratta anche l’undicesimo episodio di ONA TV: “Smaltimento amianto e la mancata bonifica”.
Inizialmente, però, come chiarisce il D.M. Ministero della Sanità 6 settembre 1994, bisogna effettuare una valutazione iniziale dei materiali contenenti amianto negli edifici. In caso ci siano materiali danneggiati in un’area estesa è necessaria la bonifica, mentre se l’area è limitata si può optare per il restauro e l’eliminazione delle causa, provvedendo poi a controlli e manutenzione periodica. Invece, in caso di materiali integri ma suscettibili di danneggiamento occorre eliminare le cause ed effettuare controlli periodici e una corretta manutenzione. Infine anche se si è in presenza di materiali integri non suscettibili di danneggiamento è opportuno controllare periodicamente il manufatto o procedere a una corretta manutenzione.
Procedura di incapsulamento e sovracopertura
Esistono diversi processi e procedure per la rimozione sicura e la gestione del materiale contenente amianto. Tra le tecniche di bonifica dell’amianto c’è l’ incapsulamento, attuabile sia per l’amianto friabile sia per quello compatto. Si tratta dell’applicazione di particolari resine resistenti, penetranti, consolidanti, antivegetative, filmogene, autolavanti, che ripristinano l’integrità superficiale delle lastre, impediscono la carbonatazione e inglobano le fibre in fase di distacco.
Questo procedimento manutentivo è attuabile quando è scarso il deterioramento della copertura o del manufatto e permette di allungare notevolmente la durata del materiale. L’intervento viene eseguito attraverso l’applicazione di appositi impregnanti che penetrano all’interno e determinano l’aggregazione delle fibre al supporto cementizio. Un successivo strato di materiale ricoprente, a seconda delle caratteristiche, consentirà di garantire il ripristino e il rafforzamento dei requisiti meccanici. I prodotti incapsulanti si distinguono in quattro tipologie in relazione all’applicazione, che si distinguono anche per caratteristiche e spessori diversi: esterna, interna a vista, interna non a vista, ausiliaria.
Utilizzabile solo in presenza di amianto compatto è invece il metodo della sovracopertura. Si tratta di un intervento di confinamento realizzato installando una nuova copertura al di sopra di quella esistente, che viene lasciata in sede quando la struttura portante sia idonea a sopportare un carico permanente aggiuntivo. L’installazione però comporta operazioni di foratura del cemento amianto per consentirne il fissaggio, che può provocare la liberazione di fibre. Inoltre questa è solo una soluzione provvisoria perché il materiale di amianto continua a sfaldarsi e a produrre fibre nell’ambiente confinato.
Sia l’incapsulamento sia la sovracopertura rendono necessari controlli ambientali periodici e interventi di normale manutenzione per conservarne l’efficacia e l’integrità.
Rimozione e smaltimento amianto: vantaggi e svantaggi
È importante illustrare nei dettagli la bonifica dell’amianto: metodi e tecnologie per un ambiente più sicuro. I vari sistemi di trattamento del problema amianto presentano ciascuno vantaggi e svantaggi. Gli aspetti favorevoli del metodo della rimozione sono che elimina l’amianto senza necessità quindi di un programma di manutenzione e controllo. Inoltre si può usufruire degli incentivi fiscali e può essere eseguita in quasi tutte le condizioni, anche in gravi condizioni di degrado del manufatto.
Mentre gli aspetti negativi della rimozione sono l’alto rischio di contaminazione per i lavoratori in caso di interventi scorretti, la produzione di rifiuti pericolosi e la necessità di una copertura sostitutiva. In caso si scelga di rimuovere il materiale in amianto occorre fare attenzione a determinati aspetti:
- confinare l’area;
- proteggere i lavoratori;
- salvaguardare l’integrità del materiale ed effettuare un corretto smaltimento dei rifiuti;
- effettuare un trattamento preliminare della copertura con materiali incapsulanti e una rimozione a umido.
Confronto fra i vari sistemi di trattamento dell’amianto
Per quanto riguarda invece l’incapsulamento i vantaggi sono il ridotto rilascio della fibra durante la procedura, il miglioramento della resistenza del materiale in amianto agli agenti atmosferici, la non necessità di un materiale sostitutivo, la non produzione di rifiuti pericolosi e il minor costo. Questa tecnica può essere utilizzata però solo in caso di materiali poco deteriorati e limitatamente friabili. Inoltre presenta come svantaggi il fatto che l’amianto resta e quindi successivamente può risultare necessario rimuoverlo, vi è poi scarsa resistenza agli urti, rischio di distacco per l’aumento di peso del rivestimento, la necessità di un programma di manutenzione e controllo e il rilascio di fibre all’interno delle lastre. Inoltre le proprietà termiche delle coperture, così come quelle acustiche e antincendio, possono essere ridotte. In caso si opti per questa tecnica occorre però fare attenzione a:
- proteggere i lavoratori;
- restaurare e aspirare preliminare la superficie con aspiratori a filtri assoluti;
- effettuare una spruzzatura a bassa pressione.
Infine la tecnica del confinamento e della sovracopertura può essere scelta perché riduce il rilascio di fibre all’esterno della barriera di confinamento, garantendo una discreta resistenza agli urti, a un minor costo. In questo caso non occorre un materiale sostitutivo e non si producono rifiuti pericolosi. Per optare però per questa procedura l’amianto deve essere localizzato, facilmente accessibile e circoscritto in piccole aree. Inoltre bisogna prestare attenzione alla protezione dei lavoratori e trattare preliminare la copertura con materiali incapsulanti.
La procedura presuppone però anche degli aspetti critici. Per esempio in questo caso l’amianto resta in sede, continuando a rilasciare le fibre all’interno del confinamento, e può risultare necessario rimuoverlo successivamente. La barriera di confinamento deve essere mantenuta in buone condizioni e occorre un programma di manutenzione e controllo.
Bonifica dell’amianto e smaltimento in discarica
La destinazione finale di una bonifica completa del sito è la dismissione in discariche per rifiuti pericolosi del materiale di amianto rimosso. Infatti i residui solidi e liquidi che derivano dal trattamento dell’amianto dovranno essere smaltiti e trattati come rifiuti pericolosi e inviati in discariche adeguate, nel rispetto della legislazione.
Esistono però dei processi che ne riducono la pericolosità dell’asbesto e che consentono di stoccarlo in discariche per rifiuti non pericolosi. Tra questi sistemi di trattamento del rifiuto amianto c’è l’uso di reattivi chimici al fine di ottenere la dissoluzione dei materiali, in opportune condizioni ambientali. I reagenti più utilizzati sono soluzioni di soda (NaOH), acido fluoridrico (HF), acido solforico (H2SO4) o scarti acidi dell’industria chimica. I trattamenti chimici permettono la denaturazione delle fibre di amianto. Tuttavia la procedura deve essere attuata fatta in ambienti controllati e confinati, con accessi limitati a personale specializzato, dotato di appropriati DPI dato il rischio di liberazione delle fibre di amianto.
La trasformazione meccanochimica prevede invece che l’amianto subisca un trattamento meccanico con macchine trituratici, che hanno il compito di distruggere i reticoli cristallini e i legami molecolari presenti nei minerali, responsabili della loro pericolosità.
Altri sistemi di trattamento del rifiuto amianto
I trattamenti termici agiscono sulla fibra dell’amianto destrutturandola e aggiungendo eventualmente un materiale inerte. Tra questi tipi di trattamenti c’è la litificazione. In questo caso il cemento amianto viene fuso a una temperatura compresa tra i 1300 e 1550 °C. Il prodotto di fusione viene successivamente raffreddato lentamente, subendo così una parziale cristallizzazione e perdendo la propria natura fibroso-asbestiforme.
C’è poi la vetrificazione, un processo ripreso dai trattamenti dei rifiuti pericolosi, fra cui quelli radioattivi. La stabilizzazione nella matrice vetrosa viene raggiunta fondendo il rifiuto con gli ossidi che formano il vetro (SiO2, B2O3, P2O5) a elevate temperature (2.000-3.000 °C). Utilizzando sostanze bassofondenti è possibile effettuare il processo anche a temperature inferiori, ma comunque tali da permettere il raggiungimento dello stato di fusione. Segue poi un rapido raffreddamento della massa con produzione di materiale inerte.
Infine, grazie alla ceramizzazione, l’amianto, preliminarmente sminuzzato, viene trasformato in cordierite facendolo reagire a determinate temperature, dopo averlo mescolato con caolinite, un’argilla composta da silicati di alluminio. Mediante scambio ionico il caolino interagisce con l’amianto e, grazie all’alta temperatura, i minerali mescolati, inizialmente allo stato cristallino, perdono la loro struttura originaria per presentarsi in uno stato amorfo.
I materiali sostitutivi dell’amianto
Questi sono solo alcuni metodi con cui sostituire l’amianto: materiali alternativi e soluzioni sostenibili per un futuro più sicuro. A seconda delle esigenze occorre impiegare una serie di materiali sostitutivi che, lavorando in sinergia, sono in grado di svolgere la stessa funzione, con gli stessi risultati.
I sostitutivi principali dell’amianto sono:
- lana di vetro;
- lana di roccia;
- filamenti di vetro;
- lana di scoria;
- altre fibre artificiali (polipropilene) o naturali (cellulosiche).
In particolare la schiuma di poliuretano, a base di acqua, è economica ed efficace per isolare e sigillare. Ha soprattutto la capacità di resistere a temperature estremamente elevate. Il tessuto di silice amorfa è un materiale utilizzato come isolante in cantieri navali, industrie elettriche e aerospaziali. Non è indicato invece per gli edifici residenziali e per le ristrutturazioni domestiche, poiché questo contiene fibra di vetro. La fibra di cellulosa è composta da cotone, pasta di legno, lino o carta sminuzzata, che viene trattata chimicamente per ridurre l’umidità e aumentare la resistenza termica. Perciò è perfetta per le abitazioni.
Poi la farina di plastica termoindurente è composta da una miscela di fibre di legno e leganti, come l’uovo o la gelatina. Essa viene indurita, macinata finemente e modellata nella forma desiderata. È indicata per l’isolamento termico e acustico, ma ha trovato anche ampia applicazione per i ricambi auto e l’isolamento elettrico. Infine il polibenzimidazolo, noto anche come fibra PBI, è una fibra sintetica che rappresenta una buona alternativa all’amianto nella produzione di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) dei Vigili del fuoco e per la realizzazione di attrezzature per astronauti.
Mappa del rischio amianto: assistenza medica e legale
L’Osservatorio Nazionale Amianto offre assistenza tecnica, medica e legale gratuita per tutti coloro che sono stati esposti ad amianto e possono aver subito gravi danni alla salute.
Il primo passo consiste nel portare avanti la prevenzione. In particolare la prevenzione primaria ha l’obiettivo di evitare ogni esposizione. Ciò è possibile solo attraverso la bonifica dei siti contaminati. I cittadini possono contribuire alla continua mappa del rischio amianto in Italia attraverso la segnalazione tramite l’App Amianto dell’ONA.
Oltre a creare una mappa del rischio, l’associazione e l’Avv. Bonanni assistono coloro che ricevono una diagnosi di malattia da amianto e i loro familiari per ottenere i benefici assistenziali e previdenziali e il risarcimento integrale di tutti i danni. Basta chiamare il numero verde 800.034.294 o compilare il form per avere maggiori informazioni.