In questa guida parliamo di materiali sostitutivi dell’amianto. Vediamo quali sono i migliori a seconda degli utilizzi, quali sono quelli innocui per la salute e quelli che possono avere degli effetti sulla salute.
Perché parliamo di materiali sostitutivi all’amianto? L’amianto è il termine con cui si delinea un gruppo di minerali con caratteristiche asbestiformi. Si tratta di materiali con fantastiche proprietà tecniche come resistenza al calore, alla trazione e agli agenti esogeni. L’amianto è inoltre economico e abbondantemente presente in natura. Per queste sue caratteristiche un unico materiale poteva essere utilizzato per numerosissime applicazioni. C’è un però. Le fibre dei minerali di amianto sono alatamente cancerogene e hanno causato (e continuano a causare) morti per mesotelioma e altri tumori. Per questo motivo dal 1992 in Italia ne è bandito commercio, lavorazione ed estrazione. Da allora si sono cercate alternative all’asbesto e la ricerca va ancora avanti. Il risultato? Non esiste un solo materiale in grado di sostituire l’amianto, ma ne esistono diversi, a seconda dell’applicazione richiesta.
Quali sono i materiali per sostituire l’amianto?
Le fibre impiegate come sostituti dell’amianto possono essere naturali (FVA) o sintetiche, organiche o inorganiche. Le fibre artificiali (conosciute come MMMF) sono classificate dall’OMS nel 1988 in base alla loro composizione chimica, in particolare al contenuto di ossidi alcalini e alcalino-terrosi, distinguendo tra lane minerali e fibre ceramiche refrattarie.
In linea generale, queste alternative si suddividono in due categorie principali: fibre naturali e fibre artificiali, quest’ultime spesso indicate come fibre minerali artificiali (MMMF).
Le fibre naturali comprendono materiali di origine inorganica e organica. Le fibre inorganiche, come la sepiolite o la wollastonite, hanno caratteristiche simili all’amianto e vengono utilizzate in alcune applicazioni dove è richiesta una buona resistenza al calore e una struttura fibrosa.
Le organiche naturali, invece, includono materiali come cotone, lana, juta, lino, canapa e sisal, che vengono impiegati soprattutto per le loro proprietà isolanti e per applicazioni che non richiedono le stesse prestazioni meccaniche dell’amianto.
Le alternative più diffuse e affidabili in ambito edilizio, tuttavia, sono le fibre artificiali. Queste si dividono a loro volta in due gruppi:
• Le fibre artificiali inorganiche, come quelle di vetro (in particolare le fibre di vetro alcali resistenti) e la lana di roccia. Le fibre di vetro offrono buone proprietà meccaniche e resistenza alle alte temperature, mentre la lana di roccia, pur avendo una tenacità inferiore, garantisce un ottimo isolamento termico e acustico.
• Le fibre artificiali organiche, come il nylon o il rayon, sono impiegate in alcune applicazioni specifiche, ad esempio per rinforzare materiali compositi.
Le fibre sintetiche e artificiali inorganiche
Inoltre, sono state sviluppate fibre sintetiche, come quelle in polipropilene (PP), polietilene (PE), polivinilalcool (PVA) e poliacrilonitrile (PAN), che vengono aggiunte a cementi e composti per migliorarne le prestazioni meccaniche e sostituire l’amianto. Queste fibre hanno il vantaggio di essere progettate per fondersi a temperature ben definite, garantendo così una buona sicurezza in caso di incendio, anche se presentano una resistenza alla trazione generalmente inferiore rispetto all’amianto.
Tra le principali alternative ci sono le fibre di vetro, alcaline resistenti (AR) sono costituite da una miscela chimica che include SiO₂, Al₂O₃, CaO e MgO, a cui si aggiungono ossidi di zirconio e torio. Garantiscono buone prestazioni meccaniche e un’ottima capacità di resistere alle alte temperature, anche se non sono completamente immuni agli effetti degli alcali e tendono a disperdersi con difficoltà negli impasti.
Un’altra alternativa è la lana di roccia, che pur mostrando una resistenza agli alcali e una tenacità inferiori rispetto all’amianto, si distingue per il suo elevato potere filtrante e per una notevole resistenza termica, comparabile a quella dell’amianto e superiore rispetto alle fibre di vetro.
Fibre naturali inorganiche: quali sono?
La attapulgite, invece, è una argilla ricca di silicato di alluminio, costituente principale delle terre di follone della Georgia e della Florida. Grazie alle sue eccellenti proprietà colloidali e di assorbimento, viene ampiamente utilizzata in svariati settori: dall’industria petrolifera e degli oli, alla produzione di cemento e vernici, fino ad applicazioni in agricoltura, nel campo farmaceutico e persino come lettiera per animali, con un consumo annuo che si aggira attorno a un milione di tonnellate.
La sepiolite, che si presenta con un aspetto terroso e contiene fibre allungate disposte in parallelo, viene impiegata anche per rivestire la faccia ricevente delle carte auto copianti.
Un’altra soluzione è offerta dalla wollastonite, un silicato monocalcico fibroso estratto da paesi come Australia, Finlandia, Messico e Stati Uniti. Le sue fibre possiedono caratteristiche simili agli anfiboli presenti nell’amianto e trovano impiego soprattutto nell’industria ceramica, nell’edilizia e nella produzione di materiali per la frizione.
Le zeoliti, silicati di alluminio, sono utilizzate in ambito industriale per applicazioni che spaziano dall’industria chimica alla dialisi e al trattamento delle acque, con una produzione annua di circa 300.000 tonnellate. L’erionite, infine, è un materiale le cui fibre ricordano morfologicamente gli anfiboli.
Altre alternative sintetiche
Tra le alternative sintetiche troviamo inoltre le fibre refrattarie. Queste includono, ad esempio, le fibre di allumina policristalline, che hanno un diametro di circa 3 µm e sono impiegate nell’industria delle materie plastiche, e le fibre a base di ossido di zirconio, che, essendo anch’esse policristalline, offrono una maggiore resistenza e una minore conducibilità termica. Si annoverano anche le fibre ceramiche, rinomate per la loro stabilità chimica e resistenza termica, con diametri solitamente inferiori a 3 µm.
Un ulteriore gruppo è rappresentato dalle fibre silicee, prodotte attraverso la lisciviazione e la ricottura delle fibre di vetro, che resistono a temperature comprese tra 1000 e 1400°C, sono caratterizzate da una natura vitrea e flessibile, e hanno uno spessore pari a circa un sesto di quello delle fibre ceramiche. Oltre a queste, esistono fibre di carburo di silicio (con dimensioni variabili tra 5 e 25 µm), di nitruro di silicio, note per la loro resistenza alla frizione, e altre fibre quali quelle di carburo e nitruro di bario, nonché fibre di carbonio policristalline.
Nel caso in cui si debbano realizzare lastre di copertura in sostituzione dell’amianto, è fondamentale scegliere materiali che non siano sdrucciolevoli o facilmente sfondabili, che non inquinino l’ambiente nemmeno durante lo smaltimento e che mantengano inalterate le proprie caratteristiche nel tempo. I prodotti alternativi devono garantire, inoltre, una buona resistenza ai cicli di gelo e disgelo, agli urti e alla grandine, offrire un adeguato isolamento termico e acustico, presentare un aspetto estetico gradevole e risultare incombustibili.
Tabella delle fibre alternative all’amianto
Naturali Inorganiche | Naturali Organiche | Artificiali Inorganiche | Artificiali Organiche |
---|---|---|---|
Amianti | Cotone | Vetro | Nylon |
Sepiolite | Lana | Roccia | Rayon |
Wollastonite | Juta | Scoria | Poliacrilonitrile |
Lino | Basalto | Polivinilalcool | |
Canapa | Ceramiche (refrattarie) | Aramidiche | |
Sisal | Silicato di calcio | Polietilene | |
Carburo di silicio | Polipropilene | ||
Carbonio |
Sostituti dell’amianto per rivestimenti
La schiuma poliuretanica è un materiale estremamente versatile e sicuro, che offre un ottimo isolamento termico e una perfetta tenuta. Grazie al suo costo contenuto ed alle eccellenti capacità di sigillatura, viene impiegata in numerosi settori. Dall’arredamento alle calzature, passando per l’edilizia e perfino l’industria automobilistica. La sua struttura è morbida ed elastica. La notevole permeabilità all’aria e all’umidità, la rende ideale per imbottiture, come quelle di materassi e cuscini. E anche per rivestimenti, in particolare in ambienti soggetti a temperature elevate, oppure per la realizzazione di set scenografici e sedili automobilistici.
Un altro prodotto di rilievo è il tessuto a base di silice amorfa. Questo materiale risulta particolarmente adatto per il rivestimento esterno, in quanto resiste efficacemente a temperature molto alte, come quelle presenti in centrali termiche e fonderie. Le sue fibre, derivanti dal vetro, non subiscono processi di decadimento o combustione, sebbene il tessuto non sia consigliato per applicazioni abitative.
Per quanto riguarda le abitazioni, si predilige l’utilizzo della fibra di cellulosa, ottenuta da materiali come cotone, scarti di legno, lino o carta sminuzzata. Dopo un trattamento chimico che riduce il contenuto di umidità e migliora la capacità isolante, questo materiale diventa un’opzione ecologica, in quanto circa l’85% dei componenti proviene da fonti riciclate, contribuendo così anche alla riduzione dei costi energetici.
Legno termoindurente e fibrocemento ecologico
Un’innovazione interessante è rappresentata dalla farina di legno termoindurente, che, miscelata con specifici polimeri e resine termoindurenti o termoplastiche, dà origine a prodotti innovativi, ecocompatibili e riciclabili. Questi materiali possono essere impiegati in numerosi ambiti, dall’edilizia all’industria automobilistica, fino al decking e allo stampaggio industriale. Essi offrono funzioni isolanti e sigillanti, e migliorano la stabilità strutturale di superfici e volumi, oltre ad essere utilizzati per rivestimenti e soluzioni di design.
La soluzione più diffusa per sostituire l’amianto è senza dubbio il fibrocemento ecologico. Si ottiene mescolando cemento e fibre. Queste sono solitamente di natura polimerica. Si crea così un materiale adatto alla produzione di vari manufatti e rinforzato grazie alle fibre. Le lastre in fibrocemento, ad esempio, sono rinforzate grazie all’impiego di fibre in pva. Disperse uniformemente nella matrice cementizia, conferiscono al materiale una resistenza superiore alle fessurazioni da ritiro. Ne migliroano così le prestazioni rispetto ai tradizionali rinforzi in amianto.
L’alternativa alle lastre Eternit
Il fibrocemento ecologico replica molte delle caratteristiche del cemento contenente amianto. Inoltre presenta ulteriori vantaggi, come una migliore resistenza alla flessione, una maggiore riciclabilità e elevate capacità isolanti. È anche meno vulnerabile agli attacchi di agenti organici. Le lastre eternit avevano una durata di circa 20 anni. Quelle in fibrocemento tendono a durare intorno ai 15 anni. Un po’ meno quindi, ma con il potenziale di una vita più lunga se non esposte a carichi eccessivi e se sottoposte a regolare manutenzione.
Questo materiale è impiegato per le lastre piane e ondulate, destinate a rivestimenti di facciate e coperture. Anche per pavimenti industriali in calcestruzzo e intonaci fibrorinforzati, dove l’aggiunta delle fibre favorisce un migliore riempimento dei vuoti e riduce le fessurazioni durante l’asciugatura.
La martinite: un materiale che esiste dall’800
Un’ulteriore valida alternativa storica è la martinite, un materiale isolante ideato in Italia già alla fine dell’Ottocento. Vantava eccellenti proprietà isolanti e totale assenza di pericoli. Per questo la martinite fu utilizzata all’inizio del Novecento nelle navi della Marina italiana. Nel 1950, fu anche approvata dall’ente nazionale di certificazione navale per le porte tagliafuoco. Inoltre, trovò impiego anche in impianti elettrici civili.
Se avesse sostituito l’amianto, avrebbe potuto evitare numerose tragedie, riducendo sia le sofferenze umane che i costi sanitari e risarcitori. Purtroppo, la ditta che deteneva il brevetto, Manifatture Martiny, cessò l’attività nel 1986, sopraffatta dalle multinazionali produttrici di amianto.
Rischi per la salute connessi ai materiali sostitutivi dell’amianto
Esistono oggi diverse soluzioni efficaci e sicure per sostituire l’amianto, che non solo offrono prestazioni tecniche elevate ma rispettano anche l’ambiente e la salute umana.
Alcuni dei materiali che abbiamo elencato non sono sicuri al 100% per la salute degli esposti. Parliamo per esempio delle lane minerali (di vetro e roccia). Furono dapprima classificate come cancerogeni, anche se a definirne la cancerogenità sono due parametri tenuti sotto controllo dagli attuali regolamenti europei:
- Diametro delle fibre
- Contenuto di ossidi alcalini e alcalino-terrosi presenti nella composizione delle fibre, che ne definiscono la capacità di rapido e facile allontanamento dall’organismo umano.
Se i parametri dei regolamenti sono rispettati le lane minerali non sono cancerogene, ma restano dei potenti irritanti.
Sono del tutto sicure per la salute le fibre naturali organiche, il fibrocemento ecologico e la martinite.
Tipo di fibra | Classificazione | Codici di rischio e normative | Note |
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Fibre ceramiche refrattarie (1) | Cancerogeno, cat.2, irritante | R49: può provocare il cancro per inalazione; R38: irritante per la pelle; S53-45 – rischio chimico (D.Lgs. n. 626/1994) e rischio cancerogeno (Titolo VII) | Fibre con orientazione casuale e contenuto di ossidi alcalini e alcalino-terrosi (Na₂O+K₂O+CaO+MgO+BaO) superiore al 18% in peso |
Lane minerali (2) (vetro, roccia, scoria) | Cancerogeno, cat.3, irritante | R40: possibilità di effetti irreversibili; R38: irritante per la pelle; S2-36/37 – rischio chimico (D.Lgs. n. 626/1994) | Con orientazione casuale e tenore di ossidi alcalini e alcalino-terrosi inferiore o uguale al 18% in peso |
Fibre minerali (2) (vetro, roccia, scoria) esonerate (sotto forma di lane sfuse) | Irritante | R38: irritante per la pelle; S2-36/37 – rischio chimico (D.Lgs. n. 626/1994) | Esonerate dalla categoria 3 |