Natura, sappiamo tutti cos’è la natura. La definizione che le diamo dipende però da connotazioni personali e culturali. La scienza invece ha una definizione specifica di natura che scopriamo in questa guida. Vediamo insieme cosa significa natura e cosa significa salvaguardarla. Salvaguardare la natura e l’ambiente è importante anche per la nostra salute che è strettamente legata alla salubrità dell’ambiente in cui viviamo e alle sue risorse disponibili.

Quello di natura è un concetto molto ampio. Nella sua accezione più vasta include in effetti l’universo intero, considerato nella totalità dei fenomeni e delle forze che in esso si manifestano, compresi i fenomeni fisici e quelli che coinvolgono la vita.

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto si occupa da decenni, insieme all’Avvocato Bonanni suo Presidente, della lotta all’amianto e agli altri cancerogeni a cui siamo esposti nei luoghi di lavoro e di vita. Si occupa di prevenzione e tutela della salute e quindi dell’ambiente. Come già accennato, infatti, la salvaguardia della natura è imprescindibile alla tutela della salute, in un binomio inscindibile tra ambiente e salute.

Cos’è la natura: etimologia e definizione

Ma andiamo con ordine: cosa significa nel dettaglio natura? Qual è la definizione? Qual è l’etimologia della parola natura? Il termine natura deriva dal latino Natura che significa “ciò che sta per nascere” e che a sua volta è la traduzione latina del greco physis (φύσις).

Per natura si intende solitamente il sistema totale degli esseri viventi, animali e vegetali, e delle cose inanimate che presentano un ordine, realizzano dei tipi e si formano secondo leggi. Quindi la natura non riguarda solo la sfera generale delle piante e degli animali, ma anche la sfera dei processi associati ad oggetti inanimati, i fenomeni meteorologici o geologici della Terra e la materia e l’energia di cui tutte queste realtà sono composte sul nostro pianeta e nell’Universo.

Il concetto di natura è strettamente connesso a quello di ambiente. Sono ambienti naturali il deserto, i boschi, le spiagge, i mari e gli oceani, e tutti gli ambienti che non sono artefatti e creati dall’uomo. Nel globo esistono pochissimi posti intoccati dalle attività umane che si possono definire come luoghi in cui dimora la natura selvaggia. Nel linguaggio comune definiamo naturali però tutti quei luoghi, seppur modificati in passato dall’azione dell’uomo, in cui permane una certa naturalità. A volte ci spingiamo addirittura oltre e chiamiamo natura tutti i paesaggi in cui il cemento non è l’elemento predominante ed esso è sostituito dal verde.

Natura vs cultura: attività dell’uomo

In epoca moderna il termine naturale viene utilizzato in contrapposizione a quello di artificiale, dove è artificiale tutto ciò che è creato dall’uomo. Questa distinzione nasce dalla dicotomia tra natura e cultura, quest’ultima intesa in senso antropologico come tutto ciò di materiale e immateriale che è prodotto da un popolo.

Lo sviluppo della scienza e della tecnologia negli ultimi due secoli è stato accompagnato da una certa contrapposizione ideologica tra uomo e natura in cui la conoscenza, prodotto della cultura, viene spesso considerata uno strumento di dominio della natura, piuttosto che un mezzo per vivere in armonia con essa.

Se la natura rappresenta il caos, la cultura rappresenta un ordine artefatto creato dall’uomo e dai suoi concetti che formano un vero e proprio habitat culturale. Se nel corso della storia del pensiero occidentale abbiamo assistito a mitizzazioni del concetto di natura rispetto a quello di cultura, ora ci muoviamo verso un’auspicabile armonizzazione tra le due parti. Prende in effetti sempre più piede l’idea che senza un’armonia tra natura e cultura non possa esistere alcuna possibilità di benessere per il nostro pianeta e per l’uomo.

Gli elementi principali della natura

Come già accennato, gli elementi che compongono la natura sono tanti quanta la complessità dell’intero Universo. Includono fenomeni, forze ed elementi che ancora non conosciamo. La natura sulla Terra risponde alle leggi della fisica conosciuta sebbene la fisica quantistica e le nuove scoperte aggiungono relativismo anche ai concetti di tempo e gravità.

La Terra: il nostro ambiente naturale

La Terra contiene acqua in tutti e tre gli stati (solido, liquido e gassoso), elemento fondamentale alla vita. Il modo in cui è strutturata l’atmosfera terrestre è un altro elemento fondamentale per garantire la vita sulla Terra. L’atmosfera composta in prevalenza da azoto e ossigeno insieme al campo magnetico avvolge infatti il pianeta e lo protegge a dai raggi cosmici e dalle radiazioni solari.

Si stima che la Terra si sia formata intorno ai 4,54 miliardi di anni fa. Abbiamo diviso questo immenso tempo (immenso dal nostro punto di vista di uomini) in ere geologiche, periodi ed epoche. L’epoca in cui viviamo è chiamata Olocene, un’epoca fino ad aggi caratterizzata da una certa stabilità climatica e dalla mancanza di stravolgimenti di enorme portata. Nel corso della lunga storia della Terra sono stati numerosi gli eventi di enorme portata che hanno portato in molti casi a estinzioni di massa. Ricordiamo tutti la grande estinzione dei dinosauri a partire da 65 milioni di anni fa. Prima che la Terra si popolasse di queste enormi creature c’era stata un’altra grande estinzione di massa, al termine del Permiano.

Alcuni scienziati ipotizzano l’esistenza di un’altra epoca in cui ci troveremmo oggi: l’Antropocene. Sarebbe un’epoca marcata dagli stravolgimenti prodotti dall’uomo e dalle sue attività. Per dare validità alla scala dei tempi geologici c’è bisogno che essi siano segnati e riconoscibili da segni evidenti e misurabili che permangono nel tempo, con la possibilità di essere rintracciati anche dagli studiosi del fututo. Ecco allora che l’esplosione della bomba atomica al termine della Seconda Guerra Mondiale ha lasciato sul nostro pianeta dei segni indelebili che potranno essere riscontrati anche a distanza di ere geologiche e potrebbe segnare l’inizio dell’Antropocene.

La vita sulla Terra: i regni naturali

La Terra ospita la vita che classifichiamo in due grandi regni: quello vegetale e quello animale. Del primo fanno parte tutte le piante e del secondo tutti gli organismi pluricellulari. A questi si aggiungono il regno dei protisti (unicellulari, che siano alghe o con un’unica cellula animale), il regno delle monere (di cui fanno parte alghe azzurre e batteri) e i funghi, regno affascinante a metà strada tra regno animale e vegetale.

Se infatti i vegetali sono gli unici organismi in grado di fabbricarsi l’energia per vivere direttamente dal sole, gli animali hanno bisogno di cibarsi di organismi vegetali o di animali che a loro volta se ne sono cibati. I funghi, come gli animali, non sono in grado di prodursi gli zuccheri necessari alla vita, ma hanno una struttura più simile alle piante che agli animali. In questo caso si parla di organismi eterotrofi, in contrapposizione ai vegetali che sono autotrofi.

Fauna: caratteristiche e peculiarità

La fauna include tutti gli animali che vivono sulla terra. La faunistica è invece il termine che si usa in zoologia per riferirsi a tutti gli animali che vivono in un dato ambiente. I regni superiori sono legati tra di loro da relazioni complesse così come ci sono relazioni inscindibili tra tutti gli esseri viventi di un singolo regno superiore.

Gli animali comprendono in totale più di 1.800.000 specie di organismi classificati in costante crescita. Tra questi il gruppo più numeroso è quello degli invertebrati che oltre a contare il più grande numero di generi e specie, conta anche il più grande numero di esseri viventi del regno animale. Ci basti pensare che le sole formiche, che contano tantissime specie, superano in numero di individui quello degli esseri umani.

L’importanza della flora e del regno vegetale

Il regno vegetale conta molte più specie di esseri viventi rispetto a quello animale. Le piante inferiori, anche dette piante non vascolari o briofite, come le alghe e i muschi, hanno strutture molto semplici. Le loro cellule non sono specializzate e ognuna svolge sia le funzioni di fotosintesi che di immagazzinamento dell’acqua. Le radici, se presenti, hanno funzione esclusivamente di sostegno. Queste piante molto semplici hanno fatto la loro comparsa sulla Terra circa 450 milioni di anni fa. Si riproducono in ambienti umidi attraverso le spore. C’è bisogno infatti di acqua perché lo sperma maschile possa nuotare verso la cellula uovo e la loro diffusione è quindi limitata dalla presenza di un certo grado di umidità.

Le piante vascolari, più complesse, si sono staccate dalle briofite circa 430 milioni di anni fa. Le cellule delle piante vascolari sono altamente specializzate e hanno un complesso sistema di vasi che conducono l’acqua e i nutrienti verso l’alto e i prodotti della fotosintesi verso il basso. Costituiscono il 90% delle specie vegetali che abitano la Terra.

Le felci costituiscono un elemento di congiunzione tra le briofite e le piante vascolari, perché hanno sistemi vascolari e cellule specializzate, ma non producono semi bensì spore ed hanno bisogno di acqua per riuscire a riprodursi.

Le piante al contrario degli animali, come già accennato, riescono a produrre direttamente dall’energia solare l’energia per vivere, sotto forma di elementi complessi prodotti attraverso la fotosintesi clorofilliana (autotrofe).

Alcune piante complesse dopo la loro evoluzione sulla Terra ferma sono tornate al mare. Pensiamo per esempio alle praterie di Poseidonia che popolano i fondali marini e che producono fiori, frutti e semi e sono un’importantissima difesa dall’erosione delle spiagge, fonte di ossigenazione dei mari e rifugio e alimento per la fauna marina.

Flora: le angiosperme e le gimnosperme

Le piante vascolari si suddividono in due grandi gruppi: le angiosperme (piante con i fiori) e le gimnosperme (conifere e altre piante con il frutto nudo). Le prime costituiscono la stragrande maggioranza delle piante vascolari. Mentre le prime devono affidarsi esclusivamente al vento per la riproduzione, le seconde possono contare su sistemi molto più specilizzati ed efficienti. Esse si sono volute nel corso di periodi lunghissimi in relazione alle specie animali. Per difendersi da esse e per affidarsi ad esse per la diffusione dei semi e per la riproduzione. La grande varietà floristica che popola il nostro pianeta è quindi frutto di questa complessa relazione.

La teoria Gaia dell’unico organismo

L’ipotesi Gaia è una teoria, avanzata da James Lovelock nel 1969 e anticipata da Giovanni Keplero nel diciassettesimo secolo. Secondo questa teoria tutti gli esseri viventi sulla Terra contribuirebbero a comporre un vasto ed unico organismo.

Questo enorme organismo, capace di autoregolarsi nei suoi vari elementi per favorire a sua volta le condizioni generali della vita, è stato definito con il nome della dea greca Gaia, personificazione della Terra.

Studi recenti hanno dimostrato come le piante siano capaci di comunicazione e come quelle che abitano una foresta costituiscano un unico grande organismo in cui esistono dinamiche di collaborazione e comunicazione. I funghi con la loro vastissima rete micellare connettono i singoli individui con connessioni che in parte sono ancora da studiare e spiegare.

Natura in Italia: specie e caratteristiche

La natura in Italia è una delle più ricche di biodiversità d’Europa. La forma stretta e allungata e le varie latitudini toccate permettono infatti la presenza di una grande varietà di climi, dal continentale al mediterraneo. Il territorio ricco di colline e catene montuose favorisce inoltre la creazione di nicchie ecologiche, territori più o meno isolati in cui si sono evoluti numerosi endemismi (specie che vivono solo qui).

L’Italia è però anche uno dei paesi con la maggiore pressione antropica, una pressione presente sin da millenni. L’uomo ha completamente trasformato il territorio italiano. Ha bonificato le immense paludi costiere (ultima l’Amazzonia dell’Agro Pontino e Romano e i suoi oltre 30.000 ettari di paludi e foreste perdute), ha ceduato gli alberi di alto fusto per ricavarne legna e carbone, ha coltivato, creato terrazzamenti e sostituito i boschi di querce e le faggete con i castagneti, trasformato i boschi in radure e alpeggi. Oggi assistiamo al fenomeno inverso. Con l’abbandono dei pascoli tradizionali la natura si sta riprendendo le radure. Vengono così meno gli spazi aperti e le zone ecotonali di passaggio dal bosco alla radura, habitat privilegiato di numerose specie.

Sono pochissime le aree naturali in Italia che possono considerarsi integre. Tra queste citiamo il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi con le faggete vetuste e intoccate della Riserva Integrale di Sasso Fratino.

Rete Natura 2000 e tutela della biodiversità

Rete Natura 2000 è uno strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità e la salvaguardia degli habitat delle specie a rischio. Si tratta di una rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell’Unione, istituita ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat” per garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie di flora e fauna che li abitano, minacciati o rari a livello comunitario.

Rete Natura 2000 è costituita dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), identificati dagli Stati Membri secondo quanto stabilito dalla Direttiva Habitat, che vengono successivamente designati quali Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Comprende anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS) istituite ai sensi della Direttiva 2009/147/CE “Uccelli” per la conservazione degli uccelli selvatici e dei loro habitat a rischio.

La novità di Rete Natura 2000 consiste, non solo nel creare dei veri e propri corridoi ecologici tra aree protette e non, ma anche nella protezione di habitat in cui sono presenti attività antropiche. Tra queste ci sono per esempio i coltivi tradizionali che costituiscono un habitat importante per alcune specie floristiche e faunistiche che trovano rifugio soltanto qui.

Ecosistemi naturali: che cosa sono?

Gli ecosistemi sono costituiti da una o più comunità di organismi viventi e da elementi non viventi (abiotici, come il clima, la presenza di acqua), che interagiscono tra loro. In un ecosistema si creano interazioni reciproche in un equilibrio dinamico. Viene da sé che ogni stravolgimento si ripercuote sull’intero ecosistema con una serie di conseguenze a catena.

Per habitat si intende invece l’ambiente in cui vive una determinata specie vivente, ovviamente in relazione con le altre.

Tutela della natura: azioni e attività

Sin dal Neolitico l’uomo è intervenuto a modificare il paesaggio naturale, attraverso disboscamenti e l’introduzione di colture e animali di importazione, con grave danno per la flora e la fauna locali. L’allevamento ovino ha contribuito alla desertificazione, così come la canalizzazione, la bonifica e i sistemi di irrigazione a cui l’uomo ha lavorato sin da tempi protostorici, hanno operato una profonda trasformazione dell’ambiente naturale.

Con lo sviluppo della tecnologia la capacità dell’uomo di modificare il paesaggio è aumentata a livelli esponenziali. A questo si aggiungono l’aumento della popolazione e l’urbanizzazione crescente rendendo sempre più manifesto il sostituirsi di paesaggi artificiali a quelli naturali.

Lo sfruttamento del suolo, il problema dello smaltimento dei rifiuti, l’inquinamento (atmosferico, marino, acustico, termico e idrico) e la deforestazione (questi ultimi connessi al cambiamento climatico e riscaldamento globale) rendono la tutela della natura una materia sempre più urgente e di vitale importanza.

Cosa significa salvaguardia della natura?

Per salvaguardia della natura si intendono tutti gli atti tesi a impedire l’alterazione degli ambienti e degli equilibri naturali. Questo per esigenze di ordine ricreativo, scientifico e pratico. A scopo ricreativo, oltre all’amenità di un paesaggio naturale, si tende a conservare le caratteristiche naturali ed ecologiche di un ambiente per potere godere di paesaggi che altrimenti rischiano di scomparire.

La conservazione di tutte le specie biologiche (la tutela della biodiversità) consente alla ricerca di disporre di un materiale abbastanza vario che offre nuove possibilità alla ricerca, soprattutto in campo medico.

Quando parliamo di tutela della natura a scopo pratico ci riferiamo invece alla necessità di tutelare gli ambienti e i loro equilibri per garantire la vita sulla Terra e con essa anche quella dell’uomo che, per quanto slegato dagli ambienti fisici in cui vive (pensiamo alla nostra capacità di costruire megalopoli nel deserto) fa parte anch’egli dell’ambiente.

Il riscaldamento globale, se non arginato, potrebbe mettere a repentaglio la vita dell’uomo e di altri animali e piante sulla Terra. La natura fornisce inoltre una serie di servizi ecosistemici di enorme valore. Pensiamo per esempio alla capacità delle foreste di filtrare l’acqua diminuendo il rischio idrogeologico e il costo necessario per renderla potabile.

Gli studi scientifici che dimostrano e descrivono lo stretto legame tra inquinamento e aumento delle malattie neoplastiche e respiratorie si uniscono ai più recenti dati che hanno mostrato come i sintomi da Covid-19 fossero più gravi dove presente un più alto livello di inquinamento atmosferico.

Danni dell’uomo alla natura: quali sono?

Vediamo nel dettaglio quali sono i danni inferti dall’uomo alla natura e quali sono le conseguenze. Per quanto riguarda le alterazioni su flora e fauna, le prime risalgono alla Preistoria. Attraverso l’uso del fuoco per creare radure abitabili e capaci di attrarre le prede e per stanare la selvaggina l’uomo ha iniziato a modificare il paesaggio. I nuclei umani erano però ancora troppo piccoli e poco numerosi per determinare un cambiamento senza possibilità di ritorno.

Con la nascita dell’allevamento e dell’agricoltura i cambiamenti furono più profondi. Gli erbivori saturarono le possibilità dei pascoli e ne alterarono la struttura e l’equilibrio floristico, da cui derivarono degrado ambientale e desertificazione. La coltivazione di specie alimentari mutò profondamente gli ecosistemi e sempre più spazio fu devoluto agli insediamenti stabili e alle colture. Con la rivoluzione agricola l’alimentazione dell’uomo si basò su poche specie coltivate, una fra tutte il frumento, causando un enorme cambiamento non solo nella vita dell’uomo ma nella biodiversità presente.

Con la rivoluzione industriale le tecniche agricole intensive e il disboscamento massiccio portarono a un’erosione del suolo profonda e irreversibile e alla completa modifica delle aree naturali nella maggior parte delle zone del globo.

La caccia, a finalità soprattutto sportive o commerciali, ha portato all’estinzione di animali. Tra questi 150 specie di Mammiferi e 120 di Uccelli, tra cui cetacei, grandi carnivori e rapaci. L’introduzione di specie a scopi venatori in determinati ecosistemi ha causato l’estinzione di animali e piante, inadatti alla competizione con le specie aliene. L’introduzione di specie aliene invasive è uno dei fattori più importanti per la perdita di biodiversità.

Con l’accrescimento della popolazione e con la crescita della tecnologia è inoltre aumentato lo sfruttamento di fonti di energia non rinnovabile.

La minaccia alla natura delle specie aliene

Le specie aliene meritano un paragrafo a parte quando si parla di natura. Esse infatti, come già accennato, sono la seconda causa di estinzione di animali e piante. Questi ultimi si diffondono nello spazio cambiando i loro areali nel corso del tempo. Per farlo in modo naturale però sono necessari tempi molto lunghi che prevedono l’adattamento di tutto l’ecosistema alle nuove presenze. Quando gli animali e le piante vengono invece spostati in nuove zone dall’uomo le cose cambiano. Animali e piante riescono a superare oceani e grandi distanze in tempi brevissimi. Il tempo a disposizione degli ecosistemi per adattarsi ai nuovi venuti richiederebbero migliaia di anni.

Si definiscono specie aliene le specie che non sono originarie di un dato ambiente ma che si trovano lì perché diffuse da attività antropiche. Queste specie, evolutesi in ambienti diversi, spesso possono portare a gravissimi squilibri degli ecosistemi e causare estinzioni importanti. In questo caso si parla di specie aliene invasive.

Ne sono un esempio i bellissimi fiori viola di Unghie di strega (Carpobrotus) che colorano le nostre dune costiere e che minacciano l’estinzione di tutte le specie vegetali dei nostri ambienti costieri, mettendo a repentaglio l’esistenza stessa della duna. Poi ci sono il gambero della Luisiana che minaccia di estinzione i nostri anfibi, e ancora il daino, la nutria e l’ailanto in Italia.

Alcune piante aliene sono diventate oggi elementi fondamentali del paesaggio e della nostra dieta, pensiamo per esempio al fico d’India o al pomodoro. Il primo si è ormai naturalizzato nei nostri paesaggi e il secondo è un elemento importantissimo della dieta mediterranea. Si definiscono naturalizzate le specie introdotte prima o durante la scoperta dell’America che sono ormai parte del nostro territorio.

Cause della distruzione della natura

L’inquinamento ha determinato una profonda contaminazione di acqua, aria, suolo alterando l’equilibrio ecologico.

Riassumendo, fra le principali cause della distruzione della natura vi sono:

  • inquinamento atmosferico, termico, del suolo e idrico ed emissioni di gas serra connessi anche con il riscaldamento globale;
  • deforestazione, agricoltura intensiva con uso di pesticidi e pesca massiccia;
  • ignoranza dell’ambiente biofisico, mancanza di cultura ecologica;
  • importazione di specie aliene a fini commerciali, di caccia o decorativi.

Provvedimenti per la tutela della natura

economia, ambiente, salute e diritto penale

La lenta crescita di consapevolezza dell’importanza di tutelare la natura ha portato all’istituzione dei parchi naturali, sin dal XIX secolo e alla nascita di organizzazioni come l’IUCN, il WWF, l’UNESCO, l’UNEP.

A partire dagli anni 80 gli Stati hanno iniziato a partecipare a conferenze internazionali. Questo per raggiungere accordi internazionali, di non facile realizzazione per i contrastanti interessi in gioco legati allo sviluppo.

L’Agenda 2030 dell’ONU ha visto l’impegno degli stati membri al miglioramento delle condizioni di vita sul globo entro il 2030.

A sostegno degli obiettivi di salvaguardia ambientale ci sono quelli per uno sviluppo sostenibile, includendo una serie di politiche per garantire un’equità delle risorse economiche e sociali a tutti gli individui.

Danni provocati da disastri ambientali ed ecoreati

Il disastro ambientale è un fenomeno con una vasta ricaduta sull’ambiente e sulla salute degli organismi che lo abitano e dell’uomo. Esso può avere origine naturale o antropica e si definisce tale nei casi in cui risulta catastrofico per:

  • la numerosità degli organismi viventi coinvolti;
  • la gravità degli effetti su tali organismi;
  • vastità del territorio interessato.

Prima dell’introduzione della L. 68/2015 non esisteva nel nostro ordinamento un precetto che potesse direttamente tutelare il bene “Ambiente”. Ciononostante, al fine di trovare uno stratagemma, la giurisprudenza aveva posto il delitto di “disastro innominato”, previsto all’art. 434, comma 2, c.p., a presidio dei fatti più gravi di inquinamento ambientale che non rientravano nell’elenco dei disastri previsti dallo stesso articolo 434 c.p.

La legge 22 maggio 2015, n. 68 ha introdotto il reato ambientale nel nostro ordinamento giuridico.

Reato di inquinamento ambientale e disastro ambientale

Il reato di inquinamento ambientale e quello di disastro ambientale, come già detto, sono disciplinati rispettivamente dagli articoli 452-bis c.p. e 452-quater c.p., entrambi introdotti dalla L. 22 maggio 2015, n. 68 (Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente).

Per il primo è prevista la reclusione da due a sei anni e la multa da euro 10.000 a euro 100.000 per chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di:

  • acque o aria;
  • porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo;
  • ecosistema e biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna.

Per il secondo è prevista la reclusione da cinque a quindici anni in caso di alterazione irreversibile di:

  • equilibrio di un ecosistema, la cui eliminazione risulti particolarmente onerosa e conseguibile solo con provvedimenti eccezionali;
  • offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza del fatto per l’estensione della compromissione o dei suoi effetti lesivi ovvero per il numero delle persone offese o esposte a pericolo.

G20 di Napoli 2021: cosa è cambiato?

Quello di Napoli è stato il primo G20 dedicato ai temi della transizione ecologica.

Significativi risultati sono documetati nella relazione finale:

  • Mantenere l’aumento della temperatura del Pianeta sotto il grado e mezzo.
  • La transizione verso le energie rinnovabili è stata riconosciuta come strumento per una crescita socio-economica inclusiva e veloce.
  • Confermata la scelta di destinare una quota ambiziosa dei fondi per i piani nazionali di ripresa a favore di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
  • Riconosciuta la necessità di promuovere una mobilità sostenibile e verde.
  • Riconosciuti i risultati del recente rapporto IPBES e IPCC sul nesso tra biodiversità e cambiamento climatico.
  • Adottata la visione per un’economia circolare.
  • Road map per rafforzare gli investimenti nelle attività del capitale naturale.

Cop27 in Egitto: gli scarsi risultati ottenuti

Il Sharm el-Sheikh Implementation Plan è un documento povero, con due decisioni importanti, quella dell’adozione del fondo Loss&Damage (Perdite e Danni) che apre nuovi orizzonti per una cooperazione multilaterale, e quella della riforma del sistema finanziario delle Banche multilaterali e non solo. Male, invece, sui nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni che avrebbero dovuto spingere ad aumentare l’ambizione negli Ndc (Contributi determinati a livello nazionale) dei Paesi membri. Rispetto alla Cop di Glasgow non sono stati fatti passi avanti, specialmente rispetto al tema della decarbonizzazione.

Il ruolo dell’ONA per salvaguardare la natura

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa da decenni di prevenzione rispetto al rischio amianto in Italia e di altri agenti cancerogeni. Tra questi citiamo uraniogas radon e radiazioni ionizzanti. L’Osservatorio si occupa anche prevenzione secondaria e terziaria e fornisce assistenza legale agli esposti per il risarcimento dei danni integrale. Le vittime di esposizione a inquinamento e cancerogeni sul luogo di lavoro hanno infatti diritto al risarcimento integrale dei danni subiti.

Si può richiedere la consulenza gratuita dell’ONA per conoscere e tutelare i propri diritti, chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il form.

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