La parola asbesto identifica un gruppo di minerali di amianto della famiglia dei silicati. L’amianto, anche detto asbesto, non è quindi un unico minerale, ma un insieme di minerali, tutti accomunati da simili caratteristiche. Tutti i minerali di amianto, infatti, condividono una struttura asbestiforme. Ciò significa che hanno una natura fibrosa. E proprio ad essa è connessa la comprovata pericolosità di questi minerali per la salute umana e le loro capacità cancerogene.
In questa guida esploriamo i minerali di amianto, scopriamo cosa sono, quali sono e perché sono pericolosi. L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa di lotta all’amianto da decenni. La prevenzione dalle esposizioni che si realizza attraverso la bonifica è l’unica strada percorribile per vincere questa battaglia. Il nostro Paese, nonostante la messa la bando dei minerali di amianto nel 1992, è oggi in piena emergenza.
Minerali di amianto: cosa sono e quali sono?
I minerali di amianto, come dicevamo più su, sono un gruppo di minerali abbastanza vasto, accomunati dalla natura fibrosa, anche detta asbestiforme. La natura fibrosa consiste nella capacità di suddividersi longitudinalmente in fibre sottili, chiamate anche fibrille, lunghe e flessibili.
Si suddividono ulteriormente diventando via via più sottili, fino a raggiungere il diametro di 0,25 ųm (1300 volte più sottile di un capello umano), impercettibile ad occhio umano.
Proprio in virtù di questa forma e dimensione rimangono sospese a lungo negli ambienti e sono facilmente inalabili, o ingeribili. Per essere definito asbestiforme un minerale amianto deve dunque possedere una struttura fibrillare, una certa flessibilità̀ e una particolare resistenza delle singole fibre. I minerali di amianto sono tipicamente formati da singole fibre più lunghe di 5 µm e con rapporto lunghezza/larghezza di almeno 3:1.
Quindi, ricapitolando, i minerali asbestiformi sono fibrosi, ma non tutti i minerali fibrosi sono asbestiformi.
Le caratteristiche dei minerali di amianto
I minerali di amianto hanno caratteristiche tecniche molto interessanti che li hanno resi usatissimi in oltre 3000 applicazioni, fino alla messa la bando del 1992. L’amianto, infatti, è virtualmente indistruttibile: resiste al fuoco ed al calore (fino a 2000°) ed è inattaccabile da agenti esogeni (come gli acidi). Estremamente flessibile, resiste alla trazione. È fonoassorbente e facilmente friabile. A queste caratteristiche fisiche molto appetibili si aggiunge l’abbondanza dell’amianto in natura e l’economicità dell’estrazione.
Per le sue caratteristiche di fonoassorbenza veniva spruzzato su pareti e soffitti di tutti gli edifici pubblici (comprese scuole, metropolitane e palestre). Uno strato soffice di alcuni centimetri su soffitti e pareti garantiva infatti l’ovattamento dei suoni, una minore intensità dei rumori e una migliore comprensione delle parole non compromesse dagli echi acustici.
Per le sue capacità termoisolanti è stato utilizzato nelle tubazioni, per il trasporto del vapore, per isolare caldaie e forni e ancora nei freni e in tutte le componenti a contatto con fonti di calore.
Se legato a matrici resistenti e stabili, l’amianto si definisce compatto. L’amianto compatto più utilizzato è stato il cemento-amianto, dove il cemento offre malleabilità e varietà di forme e l’amianto caratteristiche di indistruttibilità. Il cemento-amianto più utilizzato è stato il cosiddetto Eternit, dal nome della più nota ditta produttrice di materiali in fibrocemento.
Se legato con matrici non compatte l’asbesto è friabile (come nel caso dei materiali spruzzati sui soffitti).
Dove si trovano l’amianto e i suoi minerali?
L’amianto si trova in natura in molte parti del globo, dalle Alpi italiane al Canada, passando per la Russia e molti altri luoghi del pianeta. Si ottiene facilmente dalla roccia madre in seguito a macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto.
Per diventare amianto, i minerali di partenza devono subire particolari processi idrotermali di bassa pressione e bassa temperatura. Questi processi sono relativamente semplici ed economici. Le miniere a cielo aperto hanno rappresentato, e in alcuni casi ancora rappresentano, un grave problema per la salute pubblica dei lavoratori e di tutti i cittadini esposti.
Classificazione dei minerali di amianto secondo la legge
L’art. 247 del D.Lgs. 09.04.08 n. 81, che riproduce l’art. 2 della Direttiva 477/83/CEE, ora sostituita dalla Direttiva 2009/148/CE, definisce e classifica i minerali di amianto. Essa individua sei minerali di amianto:
- actinolite di amianto, n. CAS 77536-66-4;
- grunerite di amianto (amosite), n. CAS 12172-73-5;
- antofillite d’amianto, n. CAS 77536-67-5;
- crisotilo, n. CAS 12001-29-5;
- crocidolite, n. CAS 12001-28-4;
- tremolite d’amianto, n. CAS 77536-68-6.
Tra questi solo il crisotilo, detto comunemente “amianto bianco”, appartiene alle serie dei serpentini. Tutti gli altri (l’amosite, la tremolite, l’antofillite, l’actinolite e la crocidolite) appartengono invece agli anfiboli (dal greco αμφίβολος e dal latino amphibolus = ambiguo).
I minerali di amianto estromessi dal legislatore
La classificazione del legislatore, purtroppo, non è in grado di riprodurre la variegata diversità dei minerali di amianto in natura. Ognuno di essi infatti, anche quelli che appartengono allo stesso gruppo, ha una differente formula chimica e componenti eterogenei.
L’erionite (IARC 2012b) e la fluoro-edenite hanno le stesse caratteristiche fisico-chimiche degli altri minerali di amianto e causano gli stessi danni alla salute, eppure sono state omesse dal legislatore. L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto ha denunciato la necessità di adeguamento della legislazione. La mancata classificazione della fluoro-edenite e di altri minerali asbestiformi come minerali di amianto espone infatti a rischio molti cittadini. Li priva inoltre di ogni tutela, preventiva e risarcitoria.
Fluoro-edenite: il caso Biancavilla
A Biancavilla, in Sicilia, si sta consumando una strage legata alla presenza di fluoro-edenite nell’abitato. In seguito alla scoperta della cava di fluoro-edenite, quando questo minerale di amainto non aveva ancora un nome e non era ancora stato classificato, il paese assistette a un boom edilizio. Con i minerali provenienti dalla cava vennero costruiti edifici, strade, campi da calcetto.
Si assistette poi ad una crescita importante dei tumori del mesotelio, in particolare mesoteliomi pleurici. Al momento gli esposti a fluorio-edenite per ragioni lavorative o ambientali non sono supportati dalla tutela legale, essendo questo nuovo minerale asbestiforme non presente nella classificazione legale sull’amianto.
Quali sono i tipi di minerali di amianto?
Quali sono quindi i minerali di amianto? Qui di seguito scopriamo le caratteristiche e la formula chimica di ognuno dei minerali di asbesto classificati dalla legge.
Il crisotilo (dal greco χρυσός= fibra d’oro) o “amianto bianco-verde-grigio-giallastro”, è un silicato idrato di magnesio ed è l’unico della lista ad appartenere al gruppo dei serpentini. La formula chimica è 3MgO,2SiO,2H2O- n. CAS 12001-29-5. Il crisotilo ha fibre di lunghezza variabile, soffici e setose, con elevata resistenza meccanica ed elevata flessibilità. Ha una buona tenuta agli agenti alcalini e una temperatura di decomposizione tra i 450-700°C. Si tratta del tipo di amianto più diffuso ed utilizzato.
L’actinolite o actinoto (dal greco ακτινωτο = pietra raggiata) o “amianto verde-nero” fa parte, come tutti i minerali di amianto che trovate di seguito, della serie degli anfiboli. La formula chimica è 2CaO,4MgO,FeO,8SiO2,H2O ed è un silicato idrato di calcio, ferro e magnesio. Componente abbondante delle rocce scistose-cristalline della catena alpina, ha una temperatura di decomposizione tra 620-900°C.
La tremolite o “amianto grigio-verde-giallo” ha formula chimica 2CaO,5MgO,8SiO2,H2O. Comune in molte località alpine, prende il nome dalla Valle Tremola nel massiccio del S. Gottardo nel Canton Ticino, nei pressi del quale fu studiato per la prima volta. Fragile, ma con più resistenza al calore rispetto ad altri anfiboli, ha una temperatura di decomposizione tra 950-1040°C.
Altre tipologie di minerali di amianto
L’amosite (dall’acronimo di Asbestos Mines of South Africa) o “amianto bruno-giallo-grigio” è anche detta cummingtonite o grunerite. La formula chimica è 5.5FeO,1.5MgO,8SiO2,H2O che ne fa un silicato idrato di ferro e magnesio. Le fibre sono lunghe, dritte e fragili, con una flessibilità discreta e una particolare stabilità al calore. La temperatura di decomposizione è tra 600-800°C. Utilizzata prevalentemente come isolante termico è stata usata con relativa abbondanza.
La crocidolite o “amianto blu” o riebeckite, proviene dalle vicinanze di Griqua Town, nell’Africa australe da cui l’appellativo amianto del Capo. La formula chimica di crocidolite amianto blu è Na2O,Fe2O3,3FeO,8SiO2,H2O che ne fa un silicato idrato di sodio, ferro ferrico, ferro ferroso e magnesio. Ha fibre diritte, maggiore resistenza agli agenti acidi rispetto agli altri tipi di anfiboli, buona flessibilità e temperatura di decomposizione tra 400-600°C.
L’antofillite (dal latino antophyllum = garofano) o “amianto verde-giallo-bianco” è un silicato idrato di magnesio con formula chimica 7MgO,8SiO2,H2O- n. CAS 77536-67-5. Frequente nei micascisti dell’Alto Adige (Val Passiria, sopra Merano) e in misura inferiore anche nell’isola d’Elba e nelle Alpi e Prealpi Occidentali e in Finlandia, è fragile, con temperatura di decomposizione tra 600-850°C.
Utilizzo e uso dei minerali di amianto
I minerali di amianto, legandosi facilmente con materiali da costruzione (come calce, gesso, cemento) e con alcuni polimeri (come gomma e PVC), si sono diffusi in maniera rapidissima e hanno trovato impiego in moltissime applicazioni. Questo, come abbiamo già visto, anche in virtù delle loro caratteristiche di resistenza al calore, alla trazione e agli acidi, di economicità e abbondanza.
Tra i principali usi dei minerali di amianto, questi sono stati largamente impiegati in centinaia di applicazioni nell’edilizia. Sono stati usati per costruire tegole, controsoffitti, coibentazioni del sottotetto, intonaci a spruzzo oppure insieme ad altri materiali negli impasti gessosi dati a cazzuola. L’Eternit, dal nome dell’azienda produttrice, è una lastra ondulata o piana, fatta di amianto, soprattutto crisotilo. Inserito in una matrice compatta, resistente, economico e pratico da montare. Fu usato anche nei cassoni, nei serbatoi e nelle tubazioni per l’acqua comprese quelle degli acquedotti che trasportano acqua potabile.
L’amianto si usò in edilizia in tutti i manufatti che prevedevano un contatto con il calore: canne fumarie, camini e tubazioni di scarico fumi di combustione. Ancora pannelli, divisori e tamponature e pavimentazioni in vinil‐amianto. Questo genere di pavimentazione era chiamato“linoleum” ed aveva un contenuto di amianto variabile dal 3‐4% al 30%, prevalentemente crisotilo. Il linoleum fu ampiamente usato nelle pavimentazioni di edifici pubblici, tra cui palestre e ospedali.
L’uso dei minerali di amianto nell’industria
Nell’ambito dell’industria, i minerali di amianto venivano utilizzati negli edifici e nelle strutture adibite alla produzione. In particolare con le coperture in Eternit.
Nella produzione stessa, i minerali di amianto venivano usati per il trasporto di fluidi industriali (oli, acidi, etc.), in virtù della resistenza a temperatura e a pressione. In questo caso veniva usato un cemento‐amianto con più del 15% di asbesto miscelato.
Hanno avuto grande diffusione nella coibentazione di contenitori a tenuta termica. In questo caso veniva usato amianto friabile, soprattutto amosite.
I minerali di amianto sono stati ampiamente utilizzati nel settore dei trasporti. In tutti i componenti di navi, treni, aerei ed automobili in cui la resistenza al calore dell’amianto giocava un ruolo fondamentale. Freni, frizioni, coibentazioni di testate dei motori, di marmitte, cavi e guarnizioni di tenuta. Ancora negli isolamenti termoacustici di tetti, pareti e pavimenti dei rotabili.
Sin dal XVIII secolo i minerali di amianto si usavano sotto forma di fibre nell’intreccio di tessuti a metraggio ignifughi: nastri e corde per isolamenti elettrici e termici, feltri, cachemire sintetico, coperte, grembiuli, giacche, pantaloni, guanti, ghette e stivali. Le tute per i vigili del fuoco e tutto il loro equipaggiamento, compresi i guanti, erano tessuti utilizzando le fibre di amianto.
La diffusione dei minerali di amianto
Nell’antichità l’asbesto era già utilizzato e proveniva da Cipro, dalla Grecia e dalle Alpi italiane. Nel XVII secolo furono scoperti i giacimenti di amianto degli Urali e i giacimenti di crisotilo del Quebec, in Canada.
Proprio a quest’epoca si fa risalire la nascita dell’industria della lavorazione delle fibre di amianto. Il cemento-amianto, chiamato poi Eternit, si inziò a produrre nel 1893 e da allora la diffusione del prodotto fu inarrestabile.
L’impiego industriale dell’asbesto aumentò, fino a raggiungere la quota totale di poco meno di 5 milioni di tonnellate estratte nel 1930. Il picco di produzione mondiale è stato raggiunto negli anni ’70 del secolo scorso, con più di 5 milioni di tonnellate estratte nel 1975 in 25 paesi produttori e lavorate in 85 paesi.
Per tutto il ventesimo secolo il maggior produttore di crisotilo è stata l’ex Unione Sovietica con circa il 50% della produzione annua mondiale, seguita dal Canada e dallo Zimbabwe. Per quanto riguarda l’amianto anfibolico (crocidolite ed amosite) i maggiori Paesi produttori sono stati il Sud Africa e l’Australia.
I maggiori tassi di consumo di asbesto sono stati registrati in Australia (5,1 kg pro capite/anno negli anni 1970), Canada (4,4 kg pro capite/anno negli anni 1970), e in diversi Paesi dell’Europa Nord-Occidentale (Danimarca: 4,8 pro capite/anno negli anni 1960; Germania: 4,4 kg pro capite/anno negli anni 1970; e Lussemburgo: 5,5 kg pro capite/anno negli anni 1960).
La diffusione dei minerali di amianto in Italia
In Italia, in particolare tra le due guerre, l’asbesto si utilizzò in oltre 3000 tipi di lavorazioni a volte anche per funzioni non legate alle proprietà minerali chimico-fisiche dell’asbesto e che sarebbero potute essere ugualmente svolte da altre sostanze. L’asbesto è stato utilizzato per esempio nella costruzione dei giocattoli, nei filtri per il vino e per sbiancare il riso.
Un discorso diverso riguarda il cemento-amianto di cui l’Italia è stata seconda produttrice mondiale. Nel 1935 inizia a produrlo la Fibronit di Bari a cui fa seguito l’apertura della fabbrica di Napoli, a Bagnoli. Nascono poi gli stabilimenti di Eternit Siciliana e quelli di Casale Monferrato, Rubiera (Reggio Emilia), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari. La commercializzazione di Eternit contenente cemento-amianto è cessata in Italia tra il 1992 e il 1994, ma prosegue tuttora, con lo stesso marchio Eternit, in altri Paesi del mondo, tra cui il Brasile. Finalmente, con la L. 257 del 1992, si introdusse anche in Italia, il divieto di estrazione, lavorazione e utilizzazione dell’asbesto. Tuttavia, la dismissione è stata lenta. Ancora a tutt’oggi, la situazione è drammatica in Italia come nel resto del mondo.
Minerali di amianto e i pericoli per la salute
La pericolosità dei minerali di amianto dipende dalla loro capacità di rilasciare fibre nell’ambiente. Per questo motivo il legislatore ha suddiviso i minerali di amianto in base alla loro friabilità (Legge 257/92). L’amianto in matrice compatta infatti rilascia fibre solo in caso di usura, mentre quello friabile le rilascia in qualsiasi momento.
Si definiscono friabili i materiali in minerali di amianto che possono essere sbriciolati o ridotti in polvere mediante la semplice pressione delle dita. Si definiscono compatti i materiali di amianto duri, senza possibilità di essere ridotti in polvere se non con l’impiego di attrezzi meccanici o attraverso occasionali danneggiamenti o attraverso l’erosione del tempo e degli agenti atmosferici.
La rimozione è l’unico strumento veramente efficace della tutela della salute, rispetto a questo cancerogeno. Infatti, come è stato poi confermato dalla revisione del Consensus Report Helsinki. Nel caso di dubbio sulla presenza o meno dell’asbesto, ci si può intanto rivolgere all’ONA. L’associazione ha costituito tutta una rete di strutture e di strumenti che permettono di tenersi informati, come l’APP AMIANTO, utile per una mappatura dell’asbesto in Italia e per ottenere la tutela legale in caso di esposizione.
Perché i minerali di amianto sono pericolosi?
Le fibre di amianto per la loro dimensione particolarmente ridotta, entrano con facilità nel nostro organismo danneggiando i tessuti degli organi. La presenza di queste fibre origina un processo canceroso completo, poiché esse riescono ad alterare anche la struttura cellulare.
Infatti, le fibrille di asbesto producono anche ROS – radicali ossigenati, capaci di modificare in maniera permanente la sequenza delle basi nucleotidiche. Oltre ai minerali di amianto, ci sono altri cancerogeni che hanno la stessa capacità cancerogena. Tra questi troviamo il benzene, il cloluro di vinile, l’alfatossina e le radiazioni ionizzanti.
Questi cancerogeni hanno in comune anche i periodi di latenza, che vanno dai 10 ai 30 anni. Di conseguenza, le neoplasie che hanno origine da questi cancerogeni, possono presentarsi anche dopo 20 anni dall’avvenuta esposizione.
Asbesto: rischio cancerogeno conosciuto già negli anni ’50
La comunità scientifica fino al 1955 aveva sorvolato sulla capacità cancerogena delle fibre di amianto, nonostante esistessero già le pubblicazioni degli scienziati italiani e tedeschi. Successivamente, con la pubblicazione di “Mortality from lung cancer in asbestos workers” di Richard Doll, nel 1955, ci fu unanime consenso scientifico sulla cancerogenicità delle fibre, almeno per quanto riguarda il polmone.
Negli anni ’60, negli Stati Uniti, grazie all’impegno del Prof. Irving Selikoff, si portò alla luce, in modo definitivo, la cancerogenicità dell’amianto per le sierose. Così il consumo del minerale cominciò a decrescere negli USA, mentre in Italia subiva una forte accelerazione.
Nel 1964, nel corso della Conferenza organizzata dalla New York Academy of Sciences sugli effetti biologici dell’asbesto, dopo la conferma venuta da numerosi lavori epidemiologici, si raggiunge un consenso generale anche sulla associazione asbesto-cancro polmonare. Il prof. Vigliani interviene presentando lo studio “Association of pulmonary tumors with asbestosis in Piedmont and Lombardy” sulla mortalità degli asbestosici indennizzati dal ’43 al ’64 nelle province di Torino e Alessandria e nella regione Lombardia, dove si evidenziano 11 carcinomi e 3 mesoteliomi. Nonostante queste prove, il consumo di amianto continuò ad aumentare per tutti gli anni ’60.
Tutti i minerali di amianto sono pericolosi
L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, ha certificato che tutti i tipi di asbesto sono cancerogeni. Questa presa di posizione si è resa indispensabile poiché proseguiva l’utilizzo di amianto crisotilo di cui si metteva in dubbio la pericolosità.
L’OMS afferma: “All types of asbestos cause lung cancer, mesothelioma, cancer of the larynx and ovary, and asbestosis (fibrosis of the lungs). Exposure to asbestos occurs through inhalation of fibres in air in the working environment, ambient air in the vicinity of point sources such as factories handling asbestos, or indoor air in housing and buildings containing friable (crumbly) asbestos materials”.
L’OMS si è dotata di una specifica agenzia che ha sede a Lione: International Agency for Research on Cancer. La IARC, nella sua ultima monografica, ha ribadito che tutti i minerali di amianto sono cancerogeni si pronuncia allo stesso modo:
“Asbestos is the generic commercial designation for a group of naturally occurring mineral silicate fibres of the serpentine and amphibole series. These include the serpentine mineral chrysotile (also known as ‘withe asbestos’), and the five amphibole minerals – actinolite, amosite (also known ad ‘brown asbestso’), anthophyllite, crocidolite (also known as ‘blue asbestos’), and tremolite (IARC, 1973; USGS, 2001). The conclusions reached in thism Monograph about asbestos and its carcinoegenic risks apply to these six types of fibres wherever they are found, and that includes talc containing asbestiform fibres. Erionite (fibrous aluminosilicate) is evaluated in a separate Monograph in this volume” (1.1, pag. 219).
Quali sono le malattie asbesto-correlate?
Le fibre (o fibrille) dei minerali di amianto disperse nell’aria possono essere facilmente inalate. Una volta inalate provocano fenomeni infiammatori, tra cui asbestosi, placche pleuriche ed ispessimenti pleurici. Questi fenomeni infiammatori possono poi evolvere in cancro. Il cancro causato da esposizione ad asbesto però può colpire anche altri organi, non solo quelli delle vie respiratorie.
L’INAIL inserisce nella lista I asbestosi, placche e ispessimenti pleurici, cancro della laringe, tumore delle ovaie, dei polmoni e mesoteliomi (mesotelioma pleurico, peritoneale, pericardico e testicolare). Queste patologie devono essere sempre riconosciute come malattie professionali insorte per causa lavorativa e in quanto tali prevedono un indennizzo da parte dell’INAIL (Istituto Nazionale Infortuni sul Lavoro). Vige la presunzione legale d’origine della malattia, ciò significa che il lavoratore vittima dell’asbesto deve dimostrare esclusivamente a presenza della malattia e della sostanza sul luogo di lavoro.
Malattie nelle liste II e III dell’INAIL
Altri tipi di cancro causati dall’esposizione all’amianto sono inseriti nelle liste II e III dell’INAIL.
Nella lista II ci sono:
Nella lista III compare solo il tumore dell’esofago.
Per queste malattie appena elencate non sussiste la presunzione legale di origine. Ciò vuol dire che vi è l’onere della prova del nesso causale da parte di coloro che hanno contratto queste malattie. Solo una volta confermato il nesso, le vittime dell’esposizione all’amianto possono ricevere tutti i benefici e gli indennizzi previsti dalla legge.
Altre malattie amianto non riconosciute
Oltre alle patologie riconosciute ufficialmente dall’INAIL, ce ne sono molte altre che possono essere ricondotte all’esposizione all’amianto. Per esempio, il professor Giancarlo Ugazio ha dimostrato che tra i tumori causati dall’asbesto ci sono:
- tumore al cervello;
- neoplasia alla colecisti;
- cancro del pancreas;
- tumore della prostata;
- carcinoma al rene;
- cancro alla tiroide;
- tumore alla vagina-vulva;
- cancro alla mammella;
- carcinoma alla vescica.
In particolare di quest’ultima neoplasia trattano diversi studi scientifici:
- “Urinary apparatus tumours and asbestos: The Ramazzini Institute caseload”, a cura di Lauriola, Bua, Chiozzotto, Manservisi, Panetta, Martorana e Belpoggi;
- “Epidemiology and etiology of bladder cancer” di Johansson e Cohen;
- “Epidemiology and prevention of bladder cancer“, a cura di Negri e La Vecchia;
- “An update review of the literature: risk factors for bladder cancer with focus on occupational exposures” di Olfert, Felknor e Delclos.
Inoltre questo pericoloso agente cancerogeno provoca anche malattie degenerative non tumorali, come la miocardiopatia, il morbo di Alzheimer, la sclerosi laterale amiotrofica, la fibromialgia e vari problemi cardiovascolari.
Patologie asbesto correlate e consulenza gratuita ONA
Coloro che hanno contratto una patologia asbesto correlata possono richiedere la consulenza gratuita dell’ONA per avere maggiori informazioni sulla tutela della propria salute e dei propri diritti. Per richiedere l’assistenza medica o legale si può contattare il numero verde 800.034.294 o compilare il form.