In questo articolo parliamo dei possibili danni all’embrione causati dall’esposizione all’inquinamento ambientale. I possibili danni non sono causati solo dall’esposizione della madre a sostanze inquinanti, ma a monte possono causare danni a spermatozoi e ovociti.

Durante la gravidanza, l’embrione è particolarmente vulnerabile alle sostanze presenti nell’ambiente. Anche piccole quantità di agenti tossici possono influenzarne lo sviluppo e causare danni all’embrione. Questo perché il sistema immunitario e le difese naturali dell’embrione non sono ancora formati.

Sostanze come pesticidi, metalli pesanti, e altre sostanze chimiche presenti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, possono penetrare nel corpo materno, attraversare la barriera placentare e causare danni all’embrione l’embrione, influenzando la divisione e crescita cellulare. Tra queste azioni, una delle più dannose è l’azione clastogena, che può danneggiare il DNA delle cellule embrionali.

Quali sono i danni all’embrione per gli inquinanti?

Gli inquinanti ambientali possono aggredire l’essere umano in molti momenti dell’arco vitale, e produrre su di esso danni più o meno gravi, talora irreparabili.

In genere, l’embrione è il primo bersaglio di molti agenti patogeni capaci di esprimere una embriotossicità che talvolta è compatibile con la nascita di un neonato con un destino tutt’altro che entusiasmante.

Alcuni veleni ambientali infatti sono capaci di svolgere un’azione genotossica, perché clastogena, a spese delle cellule germinali del maschio e della femmina. Sono in grado di colpire il nuovo essere prima ancora che si formi producendo alterazioni sul genoma degli spermatociti paterni e dell’ovulo materno. Queste si trasmettono alle espressioni fenotipiche del nuovo essere, senza impedire la fecondazione. In questo caso possiamo trovarci di fronte ad una disabilità congenita del neonato, di origine ambientale.

Questo soggetto si presenta alla vita con un handicap più o meno debilitante per le funzioni e le attività proprie della sua vita di relazione che non sono necessariamente sempre legate all’incapacità di deambulare.

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Cos’è l’Azione Clastogena? Una definizione

L’azione clastogena è il processo attraverso il quale determinate sostanze chimiche o fisiche danneggiano il DNA di una cellula. Il termine “clastogeno” deriva dal greco “klastos”, che significa “rotto”, e si riferisce alla capacità di queste sostanze di **frammentare o spezzare il DNA**, alterando i cromosomi e causando potenzialmente mutazioni genetiche.

Le sostanze clastogene agiscono direttamente sulle cellule durante la divisione cellulare, creando rotture che impediscono una normale crescita e sviluppo. In embrioni in crescita, queste rotture possono portare a gravi conseguenze come malformazioni, malattie genetiche, o persino la morte embrionale.

Quali sono i principali inquinanti con Azione Clastogena?

Esistono diversi tipi di inquinanti con potenziale azione clastogena, tra cui metalli pesanti, pesticidi e prodotti chimici agricoli, diossine e idrocarburi. Qui di seguito ne descriviamo alcuni, partendo dai metalli pesanti più pericolosi.

Il piombo è un metallo tossico ampiamente diffuso a causa di inquinamento industriale, vernici e prodotti petroliferi. Può danneggiare il sistema nervoso e causare ritardi cognitivi gravi se assorbito dall’embrione, interferendo con il corretto sviluppo delle cellule neuronali.

Il mercurio presente nei pesci contaminati e nelle emissioni industriali, è estremamente dannoso per il cervello in via di sviluppo dell’embrione, e può causare problemi cognitivi e disturbi neurologici permanenti.

Il cadmio può interferire con lo sviluppo renale e polmonare causando danni all’embrione. Se accumulato, può infatti danneggiare le strutture genetiche delle cellule embrionali.

Pesticidi e Prodotti Chimici Agricoli con azione clastogena

  • Pesticidi Organofosforici e Carbammati: usati comunemente in agricoltura, possono alterare il DNA, interferire con lo sviluppo cellulare e danneggiare il sistema nervoso. Essi agiscono come interferenti endocrini, ovvero alterano il sistema ormonale, fondamentale per lo sviluppo dell’embrione.
  • DDT e Diossine: vietati in molti paesi, questi pesticidi sono ancora presenti nell’ambiente e possono accumularsi nei tessuti umani. La loro azione clastogena è ben documentata, con effetti come malformazioni e ritardi nello sviluppo embrionale.

Inquinanti atmosferici e industriali: diossine e idrocarburi

Diossine e Policlorobifenili (PCB): prodotti di scarto di alcune industrie, questi composti possono causare rotture cromosomiche, che risultano in mutazioni e anomalie nello sviluppo. La loro persistenza nell’ambiente li rende particolarmente insidiosi, poiché si accumulano nel grasso corporeo e possono essere trasferiti all’embrione.

Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA): derivati dalla combustione di materiali organici, sono presenti nell’aria delle città inquinate e possono alterare il DNA dell’embrione, aumentare il rischio di cancro e causare malformazioni e danni all’embrione.

Danni da agenti clastogeni sul genoma dei genitori

  1. NITROSAMINE & PAH – INDUSTRIA DELLA GOMMA
  2. METALLI PESANTI – MINIERA
  3. METALLI PESANTI – PRIMA FUSIONE
  4. DIMETILBENZANTRENE, METILCOANTRENE, AMINOAZOTOLUENE – LAVORAZIONE DEL CATRAME
  5.  PESTICIDI IN AGRICOLTURA
  6. IDROFLUOROCARBONI, PROPELLENTI, INDUSTRIA DEL FREDDO
  7. FUMO DI TABACCO
  8. EMISSIONI RADIOATTIVE (CHERNOBYL)
  9. FUMI DA MOTORI DIESEL
  10. FARMACI ANTINEOPLASTICI
  11. VINBLASTINA
  12. CAMPI ELETTROMAGNETICI DA TRASFORMATORI ELETTRICI
  13. CAMPI ELETTROMAGNETICI DA TELEFONI CELLULARI E RIPETITORI
  14. PRINCIPIO DEL COCKTAIL PER IL SINERGISMO DEGLI AGENTI NOCIVI
  15. GENOMA PATERNO LOCALIZZATO NEGLI SPERMATOGONI E NEGLI SPERMATOZOI
  16. GENOMA MATERNO LOCALIZZATO NEGLI OVOCITI
  17. IRREVERSIBILITÀ DELLE ALTERAZIONI CONGENITE DEL NEONATO E BREVITÀ DELL’ATTESA DI VITA

Disabilità congenite a causa di esposizione a inquinanti

Quali sono gli agenti inquinanti dell’ambiente, più o meno largamente diffusi nell’ambiente di lavoro e di vita, di cui la letteratura scientifica biomedica ha testimoniato attività clastogena per le cellule germinali maschili e/o femminili?

Va segnalato che per tutti questi agenti, come sempre nell’ambito della patologia ambientale, dobbiamo temere degli effetti di sinergismo e di potenziamento illustrati in modo figurativo dal cosiddetto cocktail.

Un altro aspetto importante è che le disabilità congenite non sono le uniche a debilitare in modo permanente ed irreversibile l’efficienza fisica ed intellettiva dell’essere umano. Questo concetto trova riscontro nel fatto che l’uomo possa subire una grave debilitazione anche quando, pur potendo camminare e sentirsi vitale, è affetto da altre manifestazioni gravi di patologia ambientale, intervenute più a valle durante l’arco vitale.

Tali sono, per esempio: un rene grinzo che richiede un programma costante di dialisi, oppure il trapianto dell’organo, una cirrosi epatica che mette il soggetto in lista di attesa di un trapianto dell’organo, una cardiopatia incompatibile con la sopravvivenza e che esigerebbe il trapianto di cuore, una neuropatia che sta alla base del morbo di Alzheimer o del morbo di Parkinson. Anche per tutte queste evenienze si può pensare ad un’eziologia ambientale.

Una recentissima pubblicazione di Finnell et al. (2002) ha illustrato non solo i meccanismi patogenetici delle malformazioni congenite causate da classi di farmaci, ma anche gli ingenti costi economico-finanziari della collettività, senza valutare quelli emozionali, appannaggio degli aventi sventura e dei loro familiari.