Seppur lentamente, la giustizia italiana arriva a destinazione. È quello che è successo a Casale Monferrato, dove si è giunti a una prima vittoria per gli eredi di una vittima dell’amianto: Vincenzo Patrucco. L’INAIL è stata, infatti, condannata a un risarcimento di circa 150mila euro per la morte del lavoratore a causa di un mesotelioma.

Il Tribunale di Vercelli ha accolto la domanda di ricorso presentata dell’avv. Ezio Bonanni e ha condannato l’INAIL a riconoscere la rendita di reversibilità alla vedova ed erede di Vincenzo Patrucco. Il lavoratore è solo una delle migliaia vittime dell’asbesto in tutto il mondo. L’asbesto – altro nome con il quale viene definito questo minerale dalla struttura fibrosa – si conferma, quindi, il killer del terzo millennio. Le sue fibre sono quasi del tutto indistruttibili, nonché molto resistenti al fuoco e al calore.

Proprio per queste caratteristiche, questo minerale è stato largamente utilizzato, specialmente nell’edilizia, ignari dei rischi per la salute. Ancora tutt’oggi, pensare a un intervento di bonifica definitivo dall’amianto è un’idea remota; non a caso, la rimozione e smaltimento delle costruzioni in asbesto è ancora in corso in Italia. Non solo, perché negli altri paesi del mondo, oltre i confini europei, addirittura, l’eternit è in commercio e in utilizzo, seppur altamente pericoloso per la salute.

Vincenzo Patrucco, la vittoria dopo tanta sofferenza

È deceduto a soli 67 anni Vincenzo Patrucco. Una delle tante vittime nella martoriata Casale Monferrato, epicentro delle morti di amianto in Italia e nel mondo. È stato esposto per diversi anni continuativi a polveri e fibre di asbesto senza mai ricevere dai datori di lavoro alcun dispositivo di protezione e prevenzione. L’insorgenza di una patologia asbesto correlata è stata, quindi, inevitabile.

Vincenzo Patrucco, infatti, è stato stroncato da un mesotelioma della pleura, il tumore che attacca la membrana polmonare. Si tratta di una delle neoplasie provocate dall’amianto maggiormente aggressive per la salute umana. Ma è anche la più diffusa tra i lavoratori che sono stati esposti nel corso della loro carriera lavorativa a questo potente cancerogeno. L’insorgenza della patologia è, quindi, stata causata da una violazione dell’obbligo di tutela della salute, sancita dall’art. 2087 c.c., come ha rimarcato anche l’avv. Ezio Bonanni nelle numerose dichiarazioni rilasciate ancora in corso di causa.

La storia di Vincenzo Patrucco

Vincenzo Patrucco, “colpevole” di aver lavorato per garantire una stabilità economica alla propria famiglia. Era nato a Casale Monferrato e ha lavorato sempre nella sua città come operaio trasportatore di carico-scarico cemento-amianto nella ditta locale S.E.A. (Scavi Estrazioni Autotrasporti), presso la società Gaiero S.p.A. e successivamente presso la ditta Marco Vacca. Durante questo lungo periodo, non è mai stato pienamente consapevole di ciò che avrebbe provocato l’esposizione continua e giornaliera all’asbesto alla sua salute, con effetti a lungo termine, e quindi del concreto rischio amianto.

In realtà, già dagli anni ’50 erano noti gli effetti cancerogeni dell’eternit, ma ci è voluto il 1992 per giungere alla legge n. 257 che ne bandisse la commercializzazione e il suo utilizzo. L’asbesto era usato principalmente per rivestire tubazioni, isolare sistemi termici e acustici, nelle guarnizioni e componenti dei freni, oltre che nella copertura degli edifici in lastre. Questo minerale, infatti, alterato il suo stato di conservazione, allo stato di amianto friabile permette il rilascio di fibre, che causano contaminazione degli ambienti circostanti con conseguente inalazione dannosa per la salute pubblica. Era l’aprile del 2016 quando Vincenzo ha ricevuto la diagnosi di mesotelioma pleurico. E ha vissuto solo pochi mesi dopo la diagnosi, giungendo al decesso già nel luglio 2016.

La vicenda giudiziale

Dopo la sua prematura scomparsa, la vedova ha tentato di ottenere i benefici dovuti dall’INAIL, ricevendo inizialmente il rigetto da parte dell’ente per il riconoscimento della malattia professionale. Rita Sempio si è così affidata alla tutela legale dell’Avv. Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, e da oltre vent’anni avvocato pioniere delle vittime cagionate dalle fibre di amianto.

Dopo aver presentato ricorso, infatti, l’erede è riuscita a ottenere la prima vittoria in questa lunga battaglia. A segnare questo primo traguardo è stato il Tribunale di Vercelli, che a seguito della disamina delle prove e della consulenza tecnica d’ufficio, ha accolto le istanze del legale e condannato l’INAIL all’indennizzo. La vedova di Vincenzo Patrucco riceverà una rendita mensile di quasi 2mila euro, oltre alle maggiorazioni del Fondo Vittime Amianto, unitamente a tutti gli arretrati a partire dal giorno dopo il decesso del marito. Si tratta di una cifra complessiva che si aggira intorno ai 150mila euro, erogata anche in favore degli altri eredi legittimi.

Ritengo opportuno e doveroso che, ora e per il futuro, l’INAIL non si ostini a negare i diritti delle vittime di mesotelioma, come per altre patologie amianto correlate”, ha dichiarato l’Avv. Ezio Bonanni, dopo essere venuto a conoscenza dell’esito positivo della sentenza.

Rimozione amianto: a che punto siamo?

Sono trascorsi ormai più di 30 anni dalla messa al bando, nell’utilizzo e nella commercializzazione, dell’asbesto, ma ancora tutt’oggi questo minerale è largamente presente in Italia. Le stime delle quantità di amianto presente dentro i confini nazionali sono preoccupanti. Stiamo parlando di ancora circa 40 milioni di tonnellate di materiali in un milione di siti, di cui 50mila quelli industriali, e 40 di interesse nazionale. Molte le scuole censite per asbesto, che causano tutt’oggi l’esposizione al potente cancerogeno di quasi 400mila studenti e 50mila docenti e altri collaboratori scolastici. La presenza di amianto è accertata anche in circa 1500 biblioteche ed edifici culturali (cifra stimata per difetto), 500 ospedali; 500mila chilometri di tubature, compresi gli allacciamenti, che contengono materiali in amianto.

Amianto

Le boniche in Italia per lo smaltimento dell’amianto sono ancora in corso

I dati epidemiologici delle patologie amianto correlate

Solamente nell’anno 2023, l’ONA ha censito circa 2000 casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni antecedenti, di circa il 93% dei casi. Le regioni italiane maggiormente colpite risultano al Nord del territorio nazionale. Sono rilevanti anche i dati dei siti militari, perché nei medesimi ci fu esposizione anche a uranio impoverito, in particolare nei poligoni.

Non solo, nello stesso anno, sono state circa 4mila le nuove diagnosi di tumore del polmone per esposizione a polvere di amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un indice di sopravvivenza a 5 anni che è stimato del 12%. Quindi, ha inciso, con riferimento anche ai casi diagnosticati negli anni precedenti, per più di 3mila decessi. Senza tener conto di tutte le ripercussioni che le patologie asbesto correlate riversano sul sistema circolatorio, cardiaco, respiratorio e digerente.

Secondo le statistiche dell’OMS, ancora ogni anno sono esposti ad amianto 125 milioni di persone nel mondo. Tra questi anche i numerosi lavoratori esposti senza i necessari dispositivi di protezione individuale. In molti paesi, infatti, ancora oggi sono utilizzati diversi tipi di amianto, ignorandone le proprietà nocive per la salute pubblica e per l’ambiente. Tra questi anche gli altri minerali appartenenti agli altri gruppi di silicati, quali crisotilo, crocidolite e tremolite.

L’assistenza medica e legale offerta da ONA

L’ONA continua nel territorio nazionale il suo impegno per un futuro senza amianto e mette a disposizione la tutela medica e legale gratuita per tutti gli esposti, vittime e familiari. Il servizio di consulenza è disponibile attraverso la compilazione del form online oppure tramite il numero verde 800 034 294. Non solo, attraverso all’app di tracciamento dell’asbesto è possibile segnalare la presenza di amianto in un edificio. In questo modo, si potrà provvedere allo smaltimento amianto attraverso una ditta specializzata.