In accordo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in Italia si sarebbero dovuti piantare 6,6 milioni di alberi entro la fine del 2024 in 14 città metropolitane. Si tratta di un buono strumento per contrastare l’inquinamento atmosferico e la perdita di biodiversità. Eppure è un progetto ambizioso che ha incontrato numerosi ostacoli, primo fra tutti la mancanza di alberi nei vivai italiani. Ciò è collegato alla progressiva dismissione dei vivai forestali pubblici e alla pianificazione a breve termine che non ha tenuto conto delle necessità di lungo periodo.
Alberi e PNRRR: un problema di scorte e di tempo
Piantare alberi in quantità significativa non è un processo che si possa improvvisare. La coltivazione di alberi adatti alla piantumazione infatti richiede almeno cinque anni di tempo. La capacità produttiva complessiva dei vivai italiani, pubblici e privati, ad oggi si attesta a circa 4,1 milioni di piante. Si tratta di una cifra insufficiente a coprire le esigenze del PNRR, specialmente considerando che una parte della produzione viene destinata all’estero.
I vivai italiani infatti esportano il 45% della loro produzione verso paesi come Francia, Germania e Regno Unito. Le città italiane si trovano così in competizione con acquirenti esteri che offrono pagamenti più rapidi e condizioni più vantaggiose. Luigi Pagliani, presidente dell’Associazione Nazionale dei Vivaisti (ANVE), a tal proposito ha dichiarato che “in Italia non ne vale la pena”, sottolineando come i vivaisti italiani privilegino il mercato internazionale.
Il ruolo dei vivai forestali pubblici: un sistema ridimensionato
Fino al 2017, molti vivai forestali italiani erano gestiti dal Corpo Forestale dello Stato. Tuttavia, con l’incorporazione del Corpo Forestale nei Carabinieri e il passaggio delle competenze al Ministero della Difesa, numerosi vivai sono stati ridimensionati o abbandonati. Attualmente, il numero di vivai forestali pubblici è sceso a 71, di cui solo 31 esclusivamente dedicati alla produzione di specie forestali.
Questa infrastruttura ridotta non riesce a rispondere alle richieste, specialmente perché le normative impongono l’uso di specie autoctone adatte alle diverse fasce climatiche per non compromettere la biodiversità locale. A ciò si aggiunge la complessità di certificare i semi e la difficoltà di distribuirli equamente su un territorio così diversificato come il nostro.
La distribuzione disomogenea degli alberi
Come sempre pesa la disparità tra regioni e in particolare tra nord e sud. Le regioni italiane del nord hanno una capacità produttiva di 1,8 milioni di piante, mentre nel centro e nel sud le cifre sono decisamente più basse. Rispettivamente meno di 200.000 e 600.000. In Sardegna, invece, si arriva a 1,5 milioni di alberi, ma con limitate possibilità di trasporto verso altre aree del paese. La distribuzione disomogenea complica ulteriormente l’attuazione dei progetti di forestazione urbana. È fondamentale infatti rispettare la regola di piantare alberi “giusti nelle zone giuste”, ma la scarsità di piante rende difficile soddisfare questo criterio.
Gli stratagemmi per compensare la mancanza di alberi
Di fronte a queste difficoltà, il PNRR ha rivisto al ribasso il proprio obiettivo: dai 6,6 milioni di alberi inizialmente promessi, il target è stato ridotto a 4,5 milioni di unità, che includono non solo alberi, ma anche semi. Questo approccio, sebbene necessario, presenta limiti evidenti. I semi richiedono anni per crescere e diventare alberelli pronti alla piantumazione, e i ritardi nella messa a dimora rischiano di vanificare gli obiettivi climatici e ambientali fissati nel PNRR.
La questione della manutenzione: alberi piantati e abbandonati
I contratti previsti dal PNRR impongono agli appaltatori di occuparsi della manutenzione delle piante, inclusa l’irrigazione, per alcuni anni. Tuttavia, molti giardinieri e impiantisti preferiscono risparmiare sui costi di manutenzione e piantare alberelli alti appena dieci centimetri, lasciandoli morire. La Corte dei Conti ha evidenziato che migliaia di alberi sono stati trovati già secchi o in cattive condizioni pochi mesi dopo la piantumazione. Questa incuria non solo spreca risorse preziose, ma aumenta ulteriormente la domanda di alberi in un mercato già in crisi.
Progetti locali tra successi e fallimenti
Nonostante le difficoltà, ci sono anche esempi di iniziative promettenti, come il progetto ForestaMi a Milano, che punta a piantare 3 milioni di alberi entro il 2030 grazie a contributi privati e a un’attenta pianificazione. Tuttavia, molte città non riescono a presentare progetti di forestazione a causa della mancanza di spazi adeguati o di fondi sufficienti. A Milano, ad esempio, la carenza di spazi disponibili ha limitato le possibilità di piantare nuove foreste urbane.
Lezioni per il futuro: l’importanza della pianificazione a lungo termine
La situazione attuale riflette una mancanza di visione strategica. Progetti come quello del PNRR richiedono anni di preparazione e una pianificazione accurata per garantire che le risorse siano disponibili al momento giusto. “Guardare solo al qui ed ora” – come sottolineato dagli esperti – porta a decisioni emergenziali che spesso generano problemi ancora più complessi da risolvere.
In questo contesto, sarebbe fondamentale rafforzare la rete di vivai forestali pubblici, incentivare i vivaisti privati a investire nella produzione di alberi e creare contratti di coltivazione a lungo termine con i produttori, come già fanno alcune città francesi.