In Emilia Romagna la Giunta Regionale, con la delibera del 29 gennaio 2024, ha provveduto ad un aggiornamento della “Rete clinico-organizzativa e percorso diagnostico terapeutico assistenziale per la presa in carico dei pazienti affetti (PDTA) da mesotelioma pleurico-maligno”. La revisione, che implementa e modifica la precedente delibera del settembre 2018 e il PDTA pubblicato il 24 luglio 2020, è avvenuta a seguito di cambiamenti sopraggiunti nel Sistema Regionale dal punto di vista organizzativo e normativo. L’obiettivo è quello di raggiungere un efficiente coordinamento delle strutture sanitarie, al fine di garantire la migliore assistenza possibile ai malati e alle loro famiglie.
Numerosi i malati di mesotelioma in Emilia Romagna
L’esigenza di aggiornamento nasce dalle segnalazioni costanti di malattie asbesto correlate agli addetti ai lavori del Piano regionale Amianto . Dal 2014 in Emilia Romagna si registrano circa 150 casi di mesotelioma pleurico maligno ogni anno. Dal 1996 si è verificato un aumento costante dell’incidenza, sia nell’uomo che nella donna, con un picco nel 2016 con 160 casi, secondo quanto segnalato dal report del Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna. I dati INAIL, facendo un raffronto con gli infortuni mortali sul lavoro denunciati tra il 2017 e il 2020, evidenziano che i casi di mesotelioma maligno sono sempre in numero maggiore tra le malattie professionali. Tra i risultati analizzati emerge inoltre che la malattia insorge anche in casi di modeste esposizioni da amianto.
L’importanza della diagnosi precoce del mesotelioma
La percentuale delle diagnosi certe in Emilia Romagna è pari al 85,6 % , rispetto all’81% del Registro Nazionale Mesoteliomi (RENAM). L’età della diagnosi in regione si attesta sui 65 anni rispetto ai 72 della media nazionale. Il dato può essere giustificato dalla tendenza in Romagna ad eseguire, grazie all’utilizzo di pratiche mini-invasive, biopsie anche in età avanzata. Inoltre nuove speranze si accendono con la ricerca scientifica: risale a giugno 2023 la scoperta dell’Università di Ferrara di una spia che circola nel sangue degli esposti ad amianto, che aiuterebbe nella diagnosi precoce. Si tratta del marcatore microRNA197-3p che, nelle persone che hanno inalato amianto, aumenta del 40%. La sua presenza nel sangue aiuterebbe a captare l’insorgenza del, mesotelioma. La diagnosi precoce del tumore aumenterebbe l’efficacia delle terapie e soprattutto la possibilità di sopravvivenza.
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