In un comune alle porte di Torino sarebbero stati posti sotto sequestro due siti industriali in cui venivano svolte attività illecite di smaltimento rifiuti, anche di amianto. Purtroppo, non è la prima volta che si verificano fatti simili in Italia. I due stabilimenti hanno ricondotto alla stessa società, operante nel settore della produzione di filtri per olio da autotrazione.
All’interno dei filtri per l’olio sono stati rinvenuti oltre 100mila litri di rifiuti liquidi nocivi per la salute, nonché diversi quintali di rifiuti solidi, tra i quali amianto e materiali contenti questa sostanza pericolosa. Continuano a far discutere i casi di smaltimento di rifiuti non autorizzato, che negli ultimi anni si sono moltiplicati.
Ennesima attività illecita di smaltimento rifiuti pericolosi
Non è purtroppo singolare ciò che è accaduto in provincia di Torino. A seguito di un blitz condotto dai Finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano Torino unitamente al personale dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (A.R.P.A.) del Piemonte sono stati identificati dei capannoni industriali edificati in due differenti siti industriali, presso i quali erano stati accatastati rifiuti di vario genere, in violazione alla normativa in materia ambientale. Negli anni i cumuli erano diventati sempre maggiori. Vasche contenenti liquidi pericolosi derivanti da scarti di produzione, tra cui solventi, diluenti e svernicianti, a cui si sono aggiunti dieci container e parecchi sacchi di prolipopilene. Proprio all’interno di quest’ultimi erano accatastati numerosi rifiuti solidi e addirittura pannelli di amianto
Le attività illecite non si sarebbero soltanto limitate ad accantonamento di rifiuti pericolosi a cielo aperto senza l’adeguato e corretto stoccaggio, piuttosto si sarebbe anche prodotto un conseguente inquinamento fognario. Infatti, l’attività investigativa portata avanti dalle Fiamme Gialle hanno permesso di scovare addirittura la presenza di un tubo in plastica che, negli anni, avrebbe riversato materiale liquido nocivo all’interno della rete fognaria. I due siti industriali ricoprono una superficie di circa 20mila metri quadrati, che a seguito delle indagini è stata posta sotto sequestro. Anche per i responsabili della società ci sono state ripercussioni legali, compresi tutti coloro che hanno amministrato la società negli ultimi anni, essendo stati deferiti all’Autorità Giudiziaria per attività di gestione di rifiuti non autorizzata.
I pericoli della cattiva gestione dei rifiuti
I rifiuti, che siano urbani o speciali, si suddividono in due sottocategorie ulteriori: non pericolosi e pericolosi. Proprio per quest’ultimi, infatti, deve essere rispettato e garantito un corretto iter di stoccaggio e successivo smaltimento. Qualora ciò non avvenisse, si possono causare anche gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute pubblica. I rifiuti speciali pericolosi, se dispersi nell’ambiente, possono provocare problemi nello sviluppo di flora e fauna. E oltre ad essere potenzialmente pericolosi per le specie animali e vegetali, lo sono anche per l’uomo.
Le polveri sottili e i gas sprigionati nell’aria dai rifiuti pericolosi non si dissolvono con il trascorrere del tempo, ma restano sospesi causando potenziali pericoli. Attraverso l’inalazione di sostanze tossiche per l’organismo, infatti, possono svilupparsi diverse patologie, anche letali.
L’amianto: un cancerogeno ancora presente
Tra i rifiuti speciali pericolosi è classificato anche l’amianto. Si tratta di un insieme di materiali appartente al gruppo dei inosilicati e dei fillosilicati di consistenza fibrosa e dalle proprietà cancerogene. Questa potente sostanza nociva, purtroppo, è stata largamente utilizzata in fase di costruzioni negli anni passati – fino alla messa al bando con la legge del 1992. Per questo motivo, ancora oggi l’ambiente e la salute umana ne sta pagando le conseguenze. All’epoca, infatti, non si era pienamente coscienti della lesività di questo materiale, che a lungo andare disperdeva nell’ambiente fibre e polveri che nella maggior parte dei casi sono risultate letali.
Le malattie asbesto correlate e l’impegno dell’ONA
Tra le malattie più diffuse, provocate dall’amianto, ci sono il mesotelioma e il cancro del polmone. L’asbesto colpisce maggiormente il sistema respiratorio, ma è deleterio anche per gli altri apparati. Si pensi al cancro del colon o quello della vescica, sempre conseguenze di una possibile esposizione all’amianto. Purtroppo, l’epidemia di casi di patologie asbesto correlate, in questi anni, sta giungendo al picco, essendo trascorsi ormai più di 48 anni dal suo cospicuo utilizzo – che è il tempo medio di latenza nel quale si manifestano le malattie.
Tuttavia, le bonifiche dell’amianto sono ancora oggi in corso, in Italia, così come nel resto del mondo. Attualmente, sono 67 i paesi che hanno bandito questa sostanza pericolosa, ma nelle restanti nazioni purtroppo l’asbesto è ancora diffuso e utilizzato senza alcuna restrizione.
Purtroppo, non è bastato nemmeno ridurre a livello europeo i limiti di soglia dell’esposizione all’amianto. D’altronde, non esiste un vero valore al di sotto del quale i rischi si annullano. L’amianto è lesivo e pericoloso, sempre e in ogni circostanza. Sulla tematica, l’avvocato pioniere dell’amianto Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto (ONA), da oltre 25 anni combatte per la tutela delle vittime e dei loro eredi, ribadendo l’importanza di intraprendere azioni concrete in tempi brevi. Purtroppo, ancora non si è giunti a una soluzione definitiva e i tempi dettati dagli interessi economici e dalla burocrazia italiana creano soltanto ulteriori ostacoli.
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