Uffici e interrogatori sospesi

Genova – Al nono piano del Palazzo di Giustizia, divani accatastati nei corridoi e continui spostamenti di personale raccontano meglio di qualsiasi comunicazione ufficiale il caos seguito allo sgombero degli uffici della Polizia Giudiziaria in via Bosco, evacuati a causa del sospetto di contaminazione da amianto, trovato in alcune tubazioni del riscaldamento.

La Procura, attraverso una mail inviata al presidente dell’Ordine degli Avvocati di Genova, Stefano Savi, ha chiarito che non sarà possibile svolgere interrogatori e audizioni programmate nelle prossime settimane nei locali ora chiusi. Di conseguenza, non si potranno nemmeno calendarizzare nuovi appuntamenti.

Uffici chiusi e fascicoli irraggiungibili

L’impatto è immediato: niente testimonianze, nessun verbale, nessun supporto della Polizia Giudiziaria per gli atti urgenti dei pubblici ministeri. A quasi una settimana dall’evacuazione improvvisa, il ritorno alla normalità appare ancora lontano. Gli interrogatori già cancellati dall’11 novembre si sommano a quelli che inevitabilmente salteranno nei prossimi giorni.

«La situazione è molto grave – commenta il presidente Savi – perché ferma una parte essenziale della nostra attività».

L’attesa per i rilievi di Arpal negli uffici

La speranza comune è che i controlli affidati ad Arpal siano rapidi e possano escludere rischi per la salute, permettendo la riapertura degli uffici. Non sarebbe la prima volta che nell’edificio vengono effettuate verifiche analoghe concluse senza evidenziare pericoli.

Nel frattempo, ben 130 operatori della Polizia Giudiziaria hanno dovuto lasciare le sedi di via Bosco. Nei loro uffici sono rimasti computer, documenti e – soprattutto – fascicoli di indagine. Per recuperarli dovranno intervenire i Vigili del Fuoco con tute protettive specifiche; e, se emergeranno tracce di amianto, i materiali non possono essere trasferiti altrove finché non verranno completamente decontaminati.

Chi continua a lavorare e cosa succede ora

Gli unici a poter proseguire le attività sono gli operatori della Polizia Locale, già trasferiti lo scorso ottobre in via del Seminario. Tutti gli altri attendono l’esito dei rilievi.

Se Arpal dovesse confermare la presenza di amianto, sarà inevitabile trovare – o affittare – una nuova sede operativa per l’intero reparto. Emerge anche la difficoltà di reperire fondi, come segnalato dalla presidente della Corte d’Appello, a causa dei recenti tagli ai ministeri.