Nel contesto delle attività estrattive, la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori assume una rilevanza assoluta. Non si tratta di un semplice adattamento della normativa generale sul lavoro, ma di un insieme articolato e coerente di regole nate all’interno del diritto minerario, una disciplina giuridica autonoma che regola non solo l’accesso e la gestione delle risorse del sottosuolo, ma anche il modo in cui queste attività devono svolgersi per garantire l’incolumità delle persone.
Diritto minerario: cos’è e di cosa si occupa
Il diritto minerario non si limita infatti a stabilire chi può cercare, esplorare o coltivare un giacimento. Il suo orizzonte comprende anche la sicurezza tecnica, la prevenzione degli incidenti, la preparazione all’emergenza e la gestione del rischio, aspetti che riflettono la peculiarità di un’attività che si svolge in condizioni strutturali e ambientali uniche e spesso instabili. Non si può parlare di miniera senza considerare la specificità della sua dimensione lavorativa: ambienti sotterranei, gallerie profonde, materiali esplosivi, macchinari pesanti e presenza di gas o polveri tossiche rendono ogni errore potenzialmente fatale. Per questo, la sicurezza è un presupposto indispensabile per l’attività estrattiva, un requisito giuridico oltre che tecnico.
La cornice giuridica: dal Regio Decreto alla normativa vigente
La normativa italiana in materia di sicurezza mineraria si fonda ancora oggi su due testi storici: il Regio Decreto 1443 del 1927, che sancisce la natura pubblica delle risorse minerarie e il principio secondo cui l’attività estrattiva è soggetta a concessione, e il Regio Decreto 1175 del 1933, noto come Testo Unico delle Leggi sulle Miniere e sulle Cave. Quest’ultimo rappresenta il fondamento dell’intera disciplina mineraria, fornendo le regole per la gestione tecnica, la sorveglianza, la direzione e la sicurezza delle attività di miniera e di cava.
A questi si affianca il Regolamento di Polizia Mineraria, introdotto nel 1959 con il DPR 128 e costantemente aggiornato. È in questo regolamento che si trovano le prescrizioni tecniche più dettagliate. Relative a ventilazione, trasporti, impianti, gestione degli esplosivi, formazione degli operatori e registrazione delle ispezioni. Si tratta di una norma pensata per coprire tutte le modalità di coltivazione, sia in sotterraneo sia a cielo aperto, e per garantire che ogni passaggio operativo avvenga sotto costante controllo.
Nel tempo, la disciplina mineraria si è integrata con quella generale sulla sicurezza sul lavoro, oggi rappresentata dal Decreto Legislativo 81 del 2008. Questo testo ha introdotto concetti fondamentali come la valutazione del rischio, l’obbligo di formazione e la sorveglianza sanitaria. Tuttavia, nel settore estrattivo, il D.Lgs. 81/08 non ha sostituito le norme minerarie: le ha piuttosto completate, lasciando intatto il sistema di controlli tecnici e la figura del sorvegliante, che resta una peculiarità del diritto minerario.
La sicurezza sul lavoro in ambito estrattivo
A differenza di quanto avviene in altri settori produttivi, la sicurezza in ambito minerario è organizzata attorno a una serie di figure professionali e di responsabilità tecniche ben definite. Oltre al datore di lavoro e alle figure previste dal D.Lgs. 81/2008 – come l’RSPP, il medico competente e l’RLS – nelle miniere e cave è obbligatoria la presenza del sorvegliante minerario, una figura chiave che ha il compito di garantire la sicurezza operativa in ogni fase dell’attività.
Il sorvegliante non è un semplice coordinatore: deve essere presente fisicamente sul posto di lavoro durante tutte le operazioni, essere tecnicamente abilitato, conoscere a fondo la morfologia del sito e intervenire in caso di violazione delle regole di sicurezza. La sua figura è prevista dalla normativa mineraria e costituisce una garanzia per l’osservanza delle misure preventive e per la tempestiva gestione degli imprevisti.
Un’altra figura centrale è il direttore tecnico di miniera, che deve essere abilitato per legge (di solito un ingegnere minerario o un geologo) e che ha la responsabilità complessiva dell’organizzazione delle attività. Il direttore tecnico redige i piani di coltivazione, autorizza l’uso di determinate tecnologie, verifica la conformità degli impianti e risponde del rispetto delle prescrizioni imposte dall’autorità mineraria.
Tutte queste figure devono agire in sinergia con le autorità regionali o provinciali, che esercitano la vigilanza sugli impianti attraverso funzionari tecnici appositamente formati. La cooperazione tra direzione tecnica, sorveglianza interna e controllo pubblico è il pilastro su cui si regge la prevenzione degli incidenti in ambito estrattivo.
Rischi e malattie professionali nelle attività minerarie
Le condizioni ambientali tipiche delle miniere e delle cave – come profondità, instabilità del terreno, scarsa aerazione, presenza di sostanze pericolose – rendono il settore estrattivo uno dei più esposti a eventi accidentali gravi e a malattie professionali. Tra i pericoli più frequenti vi sono i crolli strutturali. Vi sono gli scoppi causati da gas o esplosivi, gli incidenti dovuti all’uso di macchine pericolose in spazi ristretti, la caduta di materiali dall’alto e la possibilità di folgorazioni o soffocamenti.
A questi rischi immediati si affiancano i pericoli cronici. L’esposizione a polveri fini, come la silice cristallina, comporta un alto rischio di sviluppare silicosi, una malattia polmonare irreversibile. L’inalazione prolungata di fibre d’amianto o di altri agenti tossici può causare asbestosi o tumori professionali. L’ambiente minerario è inoltre caratterizzato da livelli elevati di rumore e vibrazioni, che espongono i lavoratori a ipoacusie e a disturbi muscolo-scheletrici.
La gestione del rischio sanitario richiede quindi una sorveglianza continua. I lavoratori devono essere sottoposti a visite mediche periodiche, l’ambiente deve essere costantemente monitorato e i dispositivi di protezione individuale devono essere scelti con cura.
L’adozione di sistemi collettivi di ventilazione, captazione delle polveri, protezione acustica e segnalazione del pericolo è parte integrante del modello di sicurezza previsto dal diritto minerario.
Un sistema normativo multilivello e specializzato
La sicurezza mineraria non si regge su un’unica fonte, ma su un insieme articolato di testi normativi, regolamenti tecnici e standard europei. Oltre ai decreti storici e al D.Lgs. 81/2008, il sistema si completa con la normativa dell’Unione Europea, in particolare con le direttive 92/91/CEE e 92/104/CEE. Queste direttive stabiliscono criteri minimi di sicurezza rispettivamente per le attività estrattive per perforazione e per quelle a cielo aperto o sotterranee. Il loro recepimento in Italia ha contribuito a elevare il livello tecnico delle prescrizioni e a uniformare gli standard nazionali con quelli europei.
Dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, la competenza in materia mineraria è passata in gran parte alle Regioni. Ciò ha portato a una crescente differenziazione normativa: ogni Regione ha adottato propri regolamenti tecnici, spesso più rigorosi di quelli statali, e può definire autonomamente i requisiti per il rilascio delle concessioni, le modalità di vigilanza e le prescrizioni in tema di sicurezza. Questo processo di regionalizzazione ha aumentato la complessità del quadro giuridico, rendendo necessario un aggiornamento continuo da parte dei professionisti del settore.
La sicurezza mineraria come condizione per operare
In ambito minerario, la sicurezza non è un principio astratto né un obbligo morale. È una condizione legale e tecnica per ottenere e mantenere le concessioni, e quindi per poter operare. Nessuna attività estrattiva può essere avviata senza un’autorizzazione che attesti il rispetto dei requisiti di sicurezza. E ogni variazione al progetto deve essere sottoposta a verifica preventiva.
La sicurezza è anche uno dei criteri di valutazione del rendimento tecnico dell’impianto. Un sito che non rispetta le prescrizioni può essere oggetto di sospensione immediata da parte delle autorità, fino alla revoca della concessione. Questo rafforza il carattere vincolante della normativa, che non è solo una guida operativa, ma un sistema sanzionatorio coerente con la gravità dei rischi presenti.
Le imprese che operano nel settore estrattivo devono dunque dotarsi non solo di competenze ingegneristiche e geologiche, ma anche di una solida cultura della prevenzione. Quindi di piani di sicurezza aggiornati, di sistemi di registrazione e sorveglianza puntuali, e di una costante capacità di dialogo con le istituzioni.
Sicurezza mineraria: standard tecnici e linee guida
Accanto alle fonti giuridiche formali, un ruolo crescente è svolto dalle norme tecniche volontarie (come le UNI e le ISO) e dalle linee guida di INAIL.
Queste forniscono indicazioni operative su aspetti specifici. Dalla gestione del rischio esplosivo alla protezione dall’esposizione alla silice, dalla progettazione delle gallerie fino alla manutenzione degli impianti di sollevamento.
Queste fonti, pur non essendo vincolanti come le leggi, sono spesso utilizzate come standard di riferimento nei procedimenti ispettivi, nelle perizie tecniche e nei giudizi di responsabilità civile e penale. Inoltre, rappresentano uno strumento utile per tradurre i principi giuridici in pratiche operative efficaci.
L’autorità mineraria regionale: vigilanza, autorizzazioni e potere ispettivo
Nel sistema italiano attuale, il ruolo dell’autorità mineraria regionale è centrale nella gestione, nel controllo e nella vigilanza delle attività estrattive, non solo sotto il profilo economico e ambientale, ma soprattutto in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro minerari.
Con la riforma costituzionale del Titolo V del 2001, le competenze in materia di miniere e cave sono state in larga parte trasferite alle Regioni. Da quel momento, le amministrazioni regionali sono divenute i principali referenti per il rilascio delle concessioni minerarie. Si occupano di approvazione dei piani di coltivazione,adozione dei regolamenti tecnici ed esercizio delle attività ispettive nei siti estrattivi. In pratica, ogni Regione ha sviluppato un proprio “corpo” di norme e di uffici tecnici specializzati che svolgono le funzioni precedentemente affidate al Ministero dell’Industria e alle Prefetture.
L’autorità mineraria regionale opera normalmente attraverso un ufficio tecnico collocato all’interno della Direzione Ambiente, Attività produttive o Energia. Questo a seconda della struttura amministrativa di ciascuna Regione. A livello operativo, l’attività è svolta da funzionari tecnici. Hanno una formazione ingegneristica o geologica, spesso dotati di poteri ispettivi assimilabili a quelli degli ispettori del lavoro, ma con una specifica competenza tecnica in materia estrattiva.
Compiti dell’autorità mineraria regionale
Il primo compito dell’autorità mineraria regionale è quello autorizzativo. Prima di iniziare qualsiasi attività di ricerca o coltivazione, il titolare del permesso deve presentare un progetto tecnico dettagliato, che includa anche un piano di sicurezza e di gestione del rischio. Questo progetto viene esaminato sotto il profilo della sicurezza operativa, dell’impatto ambientale e della compatibilità con i vincoli territoriali. Solo dopo aver ottenuto l’approvazione regionale è possibile avviare i lavori.
Una volta rilasciata la concessione, l’autorità mineraria esercita la funzione di vigilanza permanente. Ciò significa che i tecnici regionali possono effettuare sopralluoghi, anche senza preavviso. Questo per verificare il rispetto delle norme tecniche, l’osservanza del Regolamento di Polizia Mineraria e l’effettiva attuazione delle misure previste nel piano di sicurezza. In caso di irregolarità, l’ufficio ha il potere di imporre prescrizioni, ordinare la sospensione dei lavori, o in casi estremi revocare l’autorizzazione.
L’autorità mineraria regionale assume anche un ruolo di coordinamento in materia di emergenza. In caso di incidente o di evento pericoloso, è tenuta a intervenire tempestivamente. Verifica le cause, a proporre eventuali modifiche ai protocolli di sicurezza, e a relazionare gli organi di governo locale e nazionale.
In molte Regioni italiane, l’autorità mineraria partecipa alla redazione di piani regionali delle attività estrattive (PRAE). Si tratta di strumenti di pianificazione con cui si definiscono gli ambiti territoriali idonei all’estrazione, si regolamentano le modalità operative e si introducono misure di tutela ambientale e paesaggistica. Anche in questo contesto, la sicurezza sul lavoro rappresenta una condizione essenziale per la compatibilità dell’attività estrattiva con gli interessi pubblici generali.
Da ultimo, non va sottovalutato l’aspetto formativo e culturale. L’autorità mineraria regionale promuove spesso corsi di aggiornamento per i sorveglianti. Inoltre conferenze pubbliche, redazione di linee guida locali, campagne di prevenzione e collaborazione con gli enti tecnici (come INAIL o ISPRA). Questo contribuisce a diffondere una cultura della sicurezza specifica per il settore, attenta ai rischi del territorio e alle tecnologie impiegate.
In sintesi, l’autorità mineraria regionale è il nodo di raccordo tra imprese, istituzioni e cittadini. Svolge una funzione strategica nel garantire che l’attività estrattiva si svolga non solo nel rispetto delle norme economiche e ambientali, ma anche nella massima sicurezza per i lavoratori e per la collettività. In un settore ad alto rischio, questo ruolo non è accessorio, ma strutturale.