Natura, un concetto la cui definizione dipende spesso da connotazioni personali e culturali. Al contrario, la scienza ha una definizione specifica. Salvaguardare la natura è importante anche  per il nostro benessere che è strettamente legata alla salubrità dell’ambiente in cui viviamo e alle sue risorse disponibili.

L’idea di natura è un concetto ampio e globale. Nella sua forma più estesa, comprende l’intero universo, con tutti i fenomeni e le forze che lo caratterizzano, sia quelli fisici che quelli legati all’esperienza umana.

L’ONA-Osservatorio Nazionale Amianto, insieme al Presidente Ezio Bonanni, si dedica da circa dieci anni nella lotta contro l’amianto e gli altri cancerogeni, a cui siamo esposti nei luoghi di lavoro e di vita. Inoltre, l’associazione si dedica da anni alla promozione del benessere e alla cura della persona e quindi anche dell’ambiente. Come già accennato, infatti, la salvaguardia della natura è imprescindibile dalla tutela della salute, equilibrio fondamentale tra ambiente e salute.

Cos’è la natura: etimologia e definizione

“Natura” deriva dal latino Natura, il cui significato è “ciò che sta per nascere”, ed è la versione latina del greco physis (φύσις).

Per natura si intende, in generale, l’insieme completo degli esseri viventi — animali e piante — e degli elementi inanimati che mostrano un ordine, seguono determinati schemi e si sviluppano secondo precise leggi. Pertanto, la natura non riguarda soltanto il mondo vegetale e animale, ma comprende anche i processi legati agli oggetti inanimati, come i fenomeni meteorologici o geologici, nonché la materia e l’energia che costituiscono tutte queste realtà, sia sulla Terra sia nell’Universo.

L’idea di natura si collega profondamente a quella di ambiente. Tra gli ambienti naturali rientrano il deserto, i boschi, le spiagge, i mari e gli oceani, ossia tutti quei contesti che non sono stati creati o alterati dall’uomo. Nel mondo esistono pochissimi luoghi rimasti intatti dalle attività umane, che si possono definire veri e propri spazi di natura selvaggia. Tuttavia, nel linguaggio comune tendiamo a considerare naturali anche quei luoghi che, pur modificati dall’uomo in passato, conservano ancora una certa naturalità. Spesso, ci spingiamo persino oltre, definendo “natura” tutti quei paesaggi in cui il cemento non domina e dove il verde predomina sugli elementi artificiali.

Natura vs cultura: attività dell’uomo

Nel periodo moderno, il termine “naturale” viene spesso utilizzato in opposizione a quello di “artificiale”, indicando come artificiale tutto ciò che è creato dall’uomo. Questa distinzione deriva dalla dualità tra natura e cultura, quest’ultima intesa in senso antropologico come l’insieme di tutto ciò che un popolo produce, sia in forma materiale sia immateriale.

Negli ultimi due secoli, lo sviluppo della scienza e della tecnologia è stato accompagnato da una certa visione contrapposta tra uomo e natura, dove la conoscenza — frutto della cultura — tende a essere percepita come uno strumento di supremazia sulla natura, anziché come un mezzo per vivere in sintonia con essa.

Se la natura può essere vista come simbolo di caos, la cultura rappresenta un ordine artificiale creato dall’uomo e dai concetti che costruiscono un vero e proprio habitat culturale. Nel corso della storia del pensiero occidentale, il concetto di natura è stato spesso idealizzato in contrapposizione alla cultura; oggi, invece, si tende a promuovere un progressivo equilibrio tra i due ambiti. Sempre più si diffonde l’idea che senza un rapporto armonioso tra natura e cultura non sia possibile garantire il benessere né del pianeta né dell’umanità.

Gli elementi principali della natura

Come già accennato, gli elementi che compongono la natura sono tanti quanto le infinite sfaccettature dell’Universo. Essi comprendono fenomeni, forze ed entità che restano ancora in gran parte sconosciuti. Sulla Terra, la natura segue le leggi della fisica tradizionale, sebbene la fisica quantistica e le recenti scoperte scientifiche introducano nuove prospettive, portando a una visione più relativa dei concetti di tempo e gravità.

Terra: dove natura e vita si incontrano

La Terra ospita acqua in tutte le sue forme — solida, liquida e gassosa — un elemento essenziale per la vita. La struttura dell’atmosfera terrestre rappresenta un altro fattore cruciale per la sopravvivenza degli esseri viventi. L’atmosfera, costituita principalmente da azoto e ossigeno, insieme al campo magnetico che circonda il pianeta, lo difende dalle radiazioni solari e dai raggi cosmici.

Si ritiene che la Terra si sia formata circa 4,54 miliardi di anni fa. Questo immenso arco temporale, enorme se visto dalla prospettiva umana, è stato suddiviso in ere geologiche, periodi ed epoche. L’epoca attuale, denominata Olocene, si distingue per una certa stabilità climatica e per l’assenza di sconvolgimenti di grande entità.

Nel corso della lunga storia della Terra sono stati numerosi gli eventi di enorme portata che hanno portato in molti casi a estinzioni di massa. Ricordiamo tutti la grande estinzione dei dinosauri a partire da 65 milioni di anni fa. Prima che essa si popolasse di queste enormi creature c’era stata un’altra grande estinzione di massa, al termine del Permiano.

Alcuni scienziati ipotizzano l’esistenza di un’altra epoca in cui ci troveremmo oggi: l’Antropocene. Sarebbe un periodo caratterizzato dagli impatti significativi delle attività umane sull’ambiente. Per attribuire validità alla scala dei tempi geologici, è necessario che questi periodi siano identificabili tramite tracce chiare e misurabili, capaci di permanere nel tempo e di essere rilevate anche dagli studiosi futuri. In questo contesto, l’esplosione della bomba atomica alla fine della Seconda Guerra Mondiale ha lasciato sul pianeta testimonianze durature che potranno essere osservate anche dopo milioni di anni e potrebbe segnare l’inizio dell’Antropocene.

La vita nel sistema terrestre: i regni naturali

La Terra ospita forme di vita che tradizionalmente suddividiamo in due grandi regni: quello vegetale e quello animale. Il primo comprende tutte le piante , mentre il secondo raggruppa tutti gli organismi pluricellulari dotati di mobilità e comportamento complesso. A questi si aggiungono altri tre regni: i protisti, costituiti da organismi unicellulari come alcune alghe o protozoi; le monere, che includono batteri e cianobatteri (alghe azzurre); e infine i funghi, un gruppo affascinante situato a metà strada tra regno vegetale e animale.

Infatti, mentre i vegetali sono gli unici organismi capaci di produrre autonomamente l’energia necessaria alla vita a partire dalla luce solare, gli animali devono nutrirsi di vegetali o di altri animali che si sono nutriti di vegetali. I funghi, pur avendo bisogno di sostanze organiche già pronte come gli animali, possiedono una struttura più simile a quella delle piante che a quella degli animali. In questo caso si parla di organismi eterotrofi, in contrapposizione ai vegetali che sono autotrofi.

Fauna: caratteristiche e peculiarità

La fauna comprende tutti gli animali che abitano la Terra, mentre il termine faunistica, in zoologia, indica l’insieme degli animali presenti in un determinato ambiente. I regni superiori sono collegati da relazioni complesse, così come esistono legami stretti e inscindibili tra tutti gli organismi appartenenti a uno stesso regno.

Gli animali comprendono complessivamente oltre 1.800.000 specie, un numero in continua crescita. Tra tutti, l’insieme più vasto è rappresentato dagli invertebrati, che non solo includono il maggior numero di generi e specie, ma costituiscono anche la maggior parte degli individui del regno animale. A titolo di esempio, le sole formiche, che comprendono numerose specie, superano in numero di individui l’intera popolazione umana.

Perché la flora è vitale per il pianeta

Il regno vegetale comprende un numero di specie nettamente superiore a quello animale. Le piante più semplici, chiamate anche piante non vascolari o briofite, come alghe e muschi, possiedono strutture molto elementari. Le loro cellule non sono specializzate e ciascuna è in grado di svolgere sia la fotosintesi sia l’immagazzinamento dell’acqua. Le radici, quando presenti, hanno il solo ruolo di sostegno. Queste forme di vita molto semplici comparvero sulla Terra circa 450 milioni di anni fa e si riproducono in ambienti umidi attraverso le spore. Poiché l’acqua è necessaria affinché lo sperma maschile possa raggiungere la cellula uovo, limitando così la loro diffusione ai luoghi caratterizzati da un certo grado di umidità.

Le piante vascolari, più complesse, si separarono dalle briofite circa 430 milioni di anni fa. Le loro cellule sono altamente specializzate e dotate di un sistema di vasi. Che trasporta acqua e nutrienti verso l’alto e i prodotti della fotosintesi verso il basso. Oggi rappresentano circa il 90% delle specie vegetali presenti sulla Terra.

Le felci costituiscono un ponte tra le briofite e le piante vascolari, poiché possiedono sistemi vascolari e cellule specializzate, ma non producono semi; come le briofite. Si riproducono tramite spore e necessitano di acqua per la riproduzione.

A differenza degli animali, le piante sono in grado di produrre direttamente dall’energia solare l’energia necessaria alla vita, trasformandola in composti complessi tramite la fotosintesi clorofilliana, un processo autotrofo.

Alcune piante complesse, dopo aver colonizzato la terraferma, sono ritornate negli ambienti marini. Un esempio sono le praterie di Posidonia che popolano i fondali, producendo fiori, frutti e semi. Queste praterie costituiscono una difesa fondamentale dall’erosione delle coste, ossigenano i mari e offrono rifugio e nutrimento alla fauna marina.

Flora: le angiosperme e le gimnosperme

Le piante vascolari si suddividono in due grandi gruppi: le angiosperme (piante con i fiori) e le gimnosperme (conifere e altre piante con il frutto nudo). Le prime rappresentano la quasi totalità delle specie vegetali vascolari. Mentre le prime devono affidarsi esclusivamente al vento per la riproduzione, le seconde possono contare su sistemi molto più specilizzati ed efficienti. Esse si sono volute nel corso di periodi lunghissimi in relazione alle specie animali. Per difendersi da esse e per affidarsi ad esse per la diffusione dei semi e per la riproduzione. La grande varietà floristica che popola il nostro pianeta è quindi frutto di questa complessa relazione.

L’ipotesi Gaia: il pianeta come sistema autoregolante

L’ipotesi Gaia è una teoria proposta da James Lovelock nel 1969, con precedenti intuizioni già avanzate da Giovanni Keplero nel XVII secolo. Secondo questa teoria, tutti gli esseri viventi sulla Terra contribuirebbero a costituire un organismo unico e complesso.

Questo organismo globale, in grado di autoregolarsi attraverso i suoi vari componenti per mantenere condizioni favorevoli alla vita, prende il nome dalla dea greca Gaia, simbolo e personificazione della Terra.

Studi recenti hanno dimostrato come le piante siano capaci di comunicazione e come quelle che abitano una foresta costituiscano un unico grande organismo in cui esistono dinamiche di collaborazione e comunicazione. I funghi con la loro vastissima rete micellare connettono i singoli individui con connessioni che in parte sono ancora da studiare e spiegare.

Biodiversità e trasformazioni del paesaggio italiano

La natura in Italia è una delle più biodiversificate d’Europa. La sua conformazione allungata e stretta, unita alla varietà di latitudini attraversate, consente la presenza di una vasta gamma di climi, che spaziano dal continentale al mediterraneo. Il paesaggio, ricco di colline e catene montuose, inoltre, contribuisce alla generazione di nicchie ecologiche, ossia territori parzialmente isolati in cui si sono sviluppate numerose specie endemiche, che si trovano esclusivamente in queste aree.

Tuttavia, l’Italia è anche uno dei paesi che esercita una pressione antropica più elevata, una pressione che perdura fin dai tempi più antichi. L’uomo ha modificato profondamente il territorio: ha bonificato ampie paludi costiere, come l’Agro Pontino e Romano, trasformando oltre 30.000 ettari di paludi e foreste in terre agricole; ha abbattuto alberi secolari per ricavarne legname e carbone, ha coltivato terreni, creato terrazzamenti e sostituito i boschi di querce e faggete con castagneti, trasformando interi paesaggi in radure e alpeggi. Oggi assistiamo al fenomeno inverso. Con l’abbandono dei pascoli tradizionali la natura si sta riprendendo le radure. Vengono così meno gli spazi aperti e le zone ecotonali di passaggio dal bosco alla radura, habitat privilegiato di numerose specie.

Le aree naturali veramente intatte in Italia sono molto rare. Una delle poche zone che possono ancora considerarsi integre è il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, con le sue faggete vetuste e intoccate nella Riserva Integrale di Sasso Fratino.

Rete Natura 2000: un corridoio ecologico europeo

Rete Natura 2000  è un pilastro della politica ambientale dell’Unione Europea, concepito per tutelare la biodiversità e proteggere gli habitat di specie minacciate. Si tratta di una rete ecologica che copre l’intero territorio comunitario, creata dalla Direttiva 92/43/CEE “Habitat” con l’obiettivo di garantire la conservazione a lungo termine degli habitat naturali e delle specie vegetali e animali a rischio o rare a livello europeo.

Questa rete è composta dai Siti di Interesse Comunitario (SIC), individuati dagli Stati Membri in base alla Direttiva Habitat, e successivamente designati come Zone Speciali di Conservazione (ZSC). Inoltre, include anche le Zone di Protezione Speciale (ZPS), istituite dalla Direttiva 2009/147/CE “Uccelli”, destinate alla protezione degli uccelli selvatici e dei loro habitat minacciati.

Una delle principali innovazioni di Rete Natura 2000 è la creazione di veri e propri corridoi ecologici che collegano aree protette e non protette. Inoltre, essa protegge habitat che ospitano attività antropiche. Tra questi vi sono, ad esempio, i coltivi tradizionali, che rappresentano habitat fondamentali per alcune specie di piante e animali che vi trovano rifugio esclusivamente in questi ambienti.

Ecosistemi naturali: funzioni e importantanza

Gli ecosistemi sono composti da diverse comunità di organismi viventi e da elementi non viventi (abiotici), come il clima e la disponibilità di acqua, che interagiscono tra loro. Queste interazioni generano un equilibrio dinamico all’interno dell’ecosistema. Viene da sé che ogni stravolgimento si ripercuote sull’intero ecosistema con una serie di conseguenze a catena.

L’habitat, invece, è l’ambiente in cui una specie specifica vive, in relazione con gli altri organismi e con le condizioni ambientali che lo caratterizzano.

Tutela della natura: azioni e attività

Fin dal Neolitico, l’uomo ha cominciato a trasformare il paesaggio naturale, attraverso pratiche come il disboscamento e l’introduzione di colture e animali non autoctoni, con conseguenti danni significativi alla flora e alla fauna locali. L’allevamento di ovini, ad esempio, ha contribuito alla desertificazione, mentre interventi come la canalizzazione, la bonifica e i sistemi di irrigazione, già adottati nei periodi protostorici, hanno provocato cambiamenti profondi nell’ambiente naturale.

Con l’avanzare delle tecnologie, la capacità dell’uomo di alterare il paesaggio è cresciuta in modo esponenziale. A questo si sono aggiunti l’incremento della popolazione e l’espansione urbana, che hanno reso sempre più evidenti i cambiamenti nei paesaggi, ora dominati da strutture artificiali anziché naturali.

Il degrado del suolo, il problema dei rifiuti, l’inquinamento (atmosferico, marino, acustico, termico e idrico) e la deforestazione – tutti fenomeni legati al cambiamento climatico e al riscaldamento globale – rendono la protezione della natura una questione urgente e cruciale per la nostra sopravvivenza.

Salvaguardia della natura: nel dettaglio

Per salvaguardare la natura si intendono tutte le azioni mirate a prevenire l’alterazione degli ambienti naturali e degli equilibri ecologici, al fine di soddisfare esigenze ricreative, scientifiche e pratiche. Dal punto di vista ricreativo, oltre alla bellezza di un paesaggio naturale, l’obiettivo è preservare le caratteristiche ecologiche di un ambiente per poter continuare a godere di paesaggi che altrimenti potrebbero scomparire.

La conservazione della biodiversità – ossia la tutela di tutte le specie biologiche – fornisce alla ricerca una grande varietà di risorse, aprendo nuove opportunità, specialmente in ambito medico.

Quando parliamo di tutela della natura a scopo pratico, ci riferiamo alla necessità di proteggere gli ecosistemi e i loro equilibri per garantire la vita sulla Terra, compresa quella dell’uomo. Sebbene l’uomo sembri sempre più separato dai propri ambienti naturali (come nel caso delle megalopoli costruite in luoghi estremi, come i deserti), egli è comunque parte integrante del sistema naturale.

Il riscaldamento globale, se non contenuto, rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza dell’uomo, degli animali e delle piante sulla Terra. La natura fornisce inoltre una serie di servizi ecosistemici di enorme valore. Pensiamo per esempio alla capacità delle foreste di filtrare l’acqua diminuendo il rischio idrogeologico e il costo necessario per renderla potabile.

Le ricerche scientifiche che collegano l’inquinamento all’aumento delle malattie neoplastiche e respiratorie si aggiungono alle più recenti evidenze che mostrano come i sintomi da Covid-19 fossero più gravi nelle zone con alti livelli di inquinamento atmosferico.

Impatto umano sull’ambiente

Esaminiamo più da vicino i danni che l’uomo ha causato alla natura e le conseguenze di tali interventi. Le prime alterazioni della flora e della fauna risalgono alla Preistoria, quando l’uomo, utilizzando il fuoco per creare radure più facilmente abitabili e per attirare le prede, ha iniziato a modificare l’ambiente circostante. Tuttavia, in quel periodo, le popolazioni umane erano ancora troppo piccole per provocare cambiamenti irreversibili.

Con l’avvento dell’allevamento e dell’agricoltura, le trasformazioni divennero ben più significative. L’eccessivo pascolo da parte degli erbivori portò alla saturazione dei pascoli, alterandone la struttura e l’equilibrio vegetale, con conseguenti fenomeni di degrado e desertificazione.La coltivazione di piante destinate all’alimentazione ha avuto un impatto profondo sugli ecosistemi, mentre l’espansione degli insediamenti permanenti e l’ampliamento delle terre agricole hanno progressivamente invaso e trasformato il paesaggio naturale in modo permanente.

Con la rivoluzione agricola l’alimentazione dell’uomo si basò su poche specie coltivate, una fra tutte il frumento, causando un enorme cambiamento non solo nella vita dell’uomo ma nella biodiversità presente.

Con la rivoluzione industriale, l’introduzione di pratiche agricole intensive e il disboscamento su larga scala hanno provocato un’erosione del suolo profonda e irreversibile, alterando in modo significativo gli ecosistemi naturali in molte zone del mondo.

La caccia, principalmente motivata da scopi sportivi o commerciali, ha contribuito all’estinzione di numerose specie, tra cui 150 mammiferi e 120 uccelli, come cetacei, grandi carnivori e rapaci. Inoltre, l’introduzione di specie esotiche per scopi venatori ha portato alla scomparsa di animali e piante locali, incapaci di competere con le specie invasive. Quest’ultime, infatti, rappresentano una delle cause principali della perdita di biodiversità.

Parallelamente, l’aumento della popolazione e il progresso tecnologico hanno accelerato lo sfruttamento delle risorse energetiche non rinnovabili.

Le specie aliene e il loro impatto sugli ecosistemi

Le specie aliene, ovvero quelle che non sono originarie di un determinato ambiente ma che vi sono state introdotte a causa di attività umane, rappresentano una delle principali minacce per la biodiversità globale. Esse sono infatti la seconda causa di estinzione di animali e piante, e il loro impatto sugli ecosistemi può essere devastante. Mentre le specie native si sono evolute in simbiosi con l’ambiente nel quale vivono, le specie aliene spesso arrivano da contesti ecologici completamente diversi e privi dei predatori naturali che ne regolano la crescita.

Questo fenomeno, che nei processi naturali richiederebbe migliaia di anni per adattarsi, viene accelerato drasticamente dalle attività umane, che consentono a piante e animali di attraversare oceani e continenti in tempi brevissimi. Questo rapido trasferimento può sconvolgere gli equilibri ecologici, portando alla scomparsa di specie locali, alla degradazione degli habitat naturali e a gravi danni all’ecosistema.

Alcuni esempi di specie aliene invasive che minacciano la biodiversità italiana e globale sono il Carpobrotus (o “Unghie di strega”), che sta invadendo le dune costiere, il gambero della Louisiana che preda i nostri anfibi, e il daino e la nutria, che alterano i delicati equilibri naturali. Inoltre, l’ailanto, una pianta invasiva, sta diffondendosi a macchia d’olio, minacciando la vegetazione autoctona.

Alcune piante aliene sono diventate oggi elementi fondamentali del paesaggio e della nostra dieta, pensiamo per esempio al fico d’India o al pomodoro. Il primo si è ormai naturalizzato nei nostri paesaggi e il secondo è un elemento importantissimo della dieta mediterranea. Si definiscono naturalizzate le specie introdotte prima o durante la scoperta dell’America che sono ormai parte del nostro territorio.

Origini della distruzione dell’ambiente

L’inquinamento ha provocato una pesante contaminazione di acqua, aria e suolo, disturbando l’equilibrio ecologico e mettendo a rischio la salute degli ecosistemi.

In sintesi, le principali cause della distruzione della natura includono:

  • inquinamento atmosferico, termico, del suolo e delle acque, insieme alle emissioni di gas serra, che contribuiscono al riscaldamento globale;
  • Deforestazione, agricoltura intensiva con l’uso di pesticidi e pesca eccessiva;
  • Ignoranza riguardo all’ambiente naturale e mancanza di cultura ecologica;
  • Introduzione di specie aliene a scopo commerciale, venatorio o decorativo.

Misure per la protezione dell’ambiente

economia, ambiente, salute e diritto penale

La crescente consapevolezza sull’importanza di proteggere la natura ha portato, fin dal XIX secolo, alla creazione dei parchi naturali e alla fondazione di organizzazioni come l’IUCN, il WWF, l’UNESCO e l’UNEP.

Negli anni ’80, gli Stati hanno cominciato a partecipare attivamente a conferenze internazionali. Cercando di raggiungere accordi globali che, sebbene complessi, erano necessari per bilanciare gli interessi contrastanti legati allo sviluppo.

L’Agenda 2030 dell’ONU ha rappresentato un impegno collettivo da parte degli Stati membri per migliorare le condizioni di vita globali entro il 2030.

Oltre agli obiettivi di tutela ambientale, sono stati stabiliti anche obiettivi di sviluppo sostenibile. Che comprendono politiche orientate a garantire una distribuzione equa delle risorse economiche e sociali per tutti.

Il disastro ambientale e la normativa di tutela

Il disastro ambientale è un evento con gravi conseguenze sull’ambiente e sulla salute degli organismi che lo abitano, compreso l’uomo. Può avere cause naturali o antropiche e si considera disastroso quando comporta:

  • un ampio coinvolgimento di organismi viventi;
  • effetti devastanti su tali organismi;
  • un impatto su vasti territori.

Prima dell’introduzione della Legge 68/2015, nel nostro ordinamento giuridico non esisteva una norma che tutelasse direttamente l’ambiente come bene giuridico. Tuttavia, la giurisprudenza aveva cercato di arginare i danni attraverso il reato di “disastro innominato” (art. 434, comma 2, c.p.), che veniva applicato nei casi di inquinamento grave non specificamente disciplinato dalla legge.

Con l’adozione della  legge 22 maggio 2015, n. 68, il reato ambientale è stato ufficialmente introdotto nel nostro sistema giuridico, rafforzando la protezione dell’ambiente contro i danni causati da attività antropiche.

I reati ambientali: inquinamento e disastro ambientale

Reati di Inquinamento e Disastro Ambientale

I reati di inquinamento ambientale e di disastro ambientale sono regolati dagli articoli 452-bis e 452-quater del codice penale, introdotti con la Legge 22 maggio 2015, n. 68, che ha istituito norme specifiche per la tutela dell’ambiente contro i crimini ecologici.

Per quanto riguarda il reato di inquinamento ambientale (art. 452-bis c.p.), la legge prevede pene che vanno dalla reclusione da due a sei anni e una multa che oscilla tra i 10.000 e i 100.000 euro. Il reato si configura quando una persona, abusivamente, provoca una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile di:

  • acque o aria;
  • ampie porzioni di suolo o sottosuolo;
  • ecosistemi e biodiversità, inclusa la flora e la fauna, anche di natura agricola.

Per il reato di disastro ambientale (art. 452-quater c.p.), la pena prevista è più grave, con una reclusione da cinque a quindici anni. Il reato si configura quando avviene un’alterazione irreversibile di:

  • equilibrio di un ecosistema, la cui restaurazione risulti particolarmente onerosa e possibile solo con interventi eccezionali;
  • una minaccia alla pubblica incolumità dovuta alla vasta estensione dell’inquinamento o per il numero significativo di persone esposte a pericolo a causa degli effetti lesivi.

Il G20 di Napoli: un impegno per la transizione ecologica

Il G20 di Napoli è stato il primo vertice internazionale interamente dedicato alla transizione ecologica. Nella relazione finale dell’incontro sono stati documentati risultati significativi, tra cui:

  • L’impegno a mantenere l’aumento della temperatura globale sotto il grado e mezzo.
  • Il riconoscimento della transizione verso le energie rinnovabili come strumento fondamentale per una crescita socio-economica rapida e inclusiva.
  • La conferma di destinare una parte sostanziale dei fondi per i piani nazionali di ripresa alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.
  • La necessità di promuovere una mobilità sostenibile e verde.
  • Il riconoscimento dei risultati del recente rapporto IPBES e IPCC sul legame tra biodiversità e cambiamento climatico.
  • L’adozione di una visione orientata verso un’economia circolare.
  • L’elaborazione di una road map per rafforzare gli investimenti nelle attività legate al capitale naturale.

Cop27 in Egitto: gli scarsi risultati ottenuti

Il Sharm el-Sheikh Implementation Plan è un documento con contenuti limitati, ma che segna comunque due decisioni rilevanti. La prima è l’adozione del fondo Loss & Damage (Perdite e Danni), che apre nuove opportunità per la cooperazione multilaterale in risposta ai danni causati dal cambiamento climatico. La seconda riguarda la riforma del sistema finanziario delle banche multilaterali, un passo importante per il finanziamento delle azioni climatiche globali.

Tuttavia, il piano ha mostrato delle carenze per quanto riguarda gli obiettivi di riduzione delle emissioni. Questi avrebbero dovuto essere potenziati per stimolare un maggiore impegno da parte dei Paesi membri nell’aumentare l’ambizione dei loro Ndc (Contributi determinati a livello nazionale). Ma non sono stati raggiunti i risultati sperati. Rispetto alla Cop di Glasgow non sono stati fatti passi avanti, specialmente rispetto al tema della decarbonizzazione.

Il ruolo dell’ONA per salvaguardare la natura

L’ONA e la Tutela contro l’Amianto e gli Agenti Cancerogeni

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, da decenni impegnata nella prevenzione dei rischi legati all’amianto e ad altri agenti cancerogeni in Italia.  Si occupa anche di problematiche connesse a sostanze come l’uranio, il gas radon e le radiazioni ionizzanti. L’Osservatorio non si limita alla prevenzione primaria, ma estende la sua attività anche alla prevenzione secondaria e terziaria. Offrendo assistenza legale agli esposti per il risarcimento integrale dei danni subiti.

Le vittime di esposizione a inquinamento e cancerogeni sul luogo di lavoro hanno diritto al risarcimento dei danni. Per tutelare i propri diritti, è possibile richiedere una consulenza gratuita dall’ONA chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il modulo di richiesta online.

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