Cos’è la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva, conosciuta anche come BPCO? In questa guida spieghiamo cos’è e con quali sintomi si manifesta. Poi vediamo come si fa la diagnosi e a cosa serve la spirometria. Distinguerla dall’asma e da altre patologie respiratorie infatti non è sempre facile. Vediamo anche quali sono i fattori di rischio e quali sono i trattamenti e la cura. Si opuò vivere con la broncopneumopatia cronica ostruttiv? Quanto si vive?

Attualmente la BPCO rappresenta la quarta causa di morte a livello mondiale. Si prevede che nei prossimi decenni sia il numero di persone affette che la mortalità correlata continueranno ad aumentare. Questo a causa dell’invecchiamento della popolazione e alla costante esposizione a sostanze dannose per i polmoni.

Cos’è la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva?

La broncopneumopatia cronica ostruttiva, nota come BPCO, è una malattia polmonare che rende la respirazione difficile a causa di un’ostruzione permanente delle vie aeree. In parole semplici, i polmoni non riescono più a far passare l’aria in modo fluido, provocando una serie di sintomi che possono peggiorare con il tempo.

I bronchi e i bronchioli diventano infiammati e si restringono, ostacolando il passaggio dell’aria. Questa ostruzione è progressiva, il che significa che la difficoltà nel respirare tende a peggiorare man mano che la malattia avanza.

Quali sono i sintomi e come riconoscerla?

I sintomi più comuni includono tosse persistente accompagnata da muco, difficoltà respiratoria, soprattutto durante l’attività fisica. I pazienti sperimentano una faticosa sensazione di oppressione al petto. L’affaticamento invece è dovuto al lavoro extra che i polmoni devono fare per far circolare l’aria.

Ricapitolando i sintomi più comuni sono:

  • tosse persistente, spesso con espettorato
  • Dispnea, ovvero fiato corto
  • Senso di costrizione toracica
  • Affaticamento e debolezza
  • Respiro sibilante

Perché la BPCO? Come si sviluppa?

La causa principale della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva è il fumo di sigaretta, che danneggia gradualmente i polmoni. Anche l’esposizione prolungata ad agenti inquinanti, polveri e sostanze chimiche in ambito lavorativo o ambientale può contribuire allo sviluppo della malattia. In alcuni casi, fattori genetici (come una rara carenza di una proteina protettiva chiamata alfa-1 antitripsina) possono rendere una persona più a rischio.

I principali fattori di rischio: quali sono?

Tra i fattori individuali, ci sono molti geni che si ritiene possano essere associati all’insorgenza della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva Al momento, i dati più significativi in proposito sono quelli relativi al deficit di alfa1-antitripsina. Ci sono poi alcune patologie respiratorie complesse che possono contribuire allo sviluppo della malattia, in particolare l’asma e l’ipersensibilità bronchiale.

Tra i fattori ambientali, numerosi studi indicano che il principale fattore di rischio per lo sviluppo dellaBroncopneumopatia Cronica Ostruttiva è il fumo di tabacco, in particolare quello di sigaretta. Questo accelera e accentua il decadimento naturale della funzione respiratoria. Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia, in quanto favorisce l’inalazione di gas e particolato. Gioca un ruolo determinante anche l’esposizione a polveri, sostanze chimiche, vapori o fumi irritanti all’interno dell’ambiente di lavoro (per esempio silice o cadmio).

Altri fattori di rischio sono l’inquinamento dell’aria in ambienti chiusi (provocato dalle emissioni di stufe, apparecchi elettrici, impianti di aria condizionata ecc.) e all’aperto. Inoltre nfezioni respiratorie come bronchiti, polmoniti e pleuriti possono predisporre al deterioramento dei bronchi.

Come si fa la diagnosi di broncopneumopatia?

La diagnosi della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva avviene innanzitutto attraverso un’attenta valutazione dei sintomi e della storia clinica, soprattutto se il paziente è fumatore o ha avuto esposizioni prolungate a sostanze irritanti. Quando un paziente lamenta tosse persistente per almeno sei mesi all’anno unita a esposizione a sostanze irritanti il medico spospetta questa malattia.

Il test fondamentale è la spirometria, un esame semplice e non invasivo. Misura la quantità di aria che una persona riesce a espirare in un secondo e il volume totale dell’aria espirata. Con il test di reversibilità si misura verifica se l’ostruzione delle vie aeree non migliora con l’uso di broncodilatatori.

Come distinguere la BPCO da altre condizioni

Spesso, per avere un quadro completo e per escludere altre possibili patologie, lo specialista richiede ulteriori accertamenti. Tra questi:

analisi del sangue: per capire il livello di infiammazione nel corpo e individuare eventuali marcatori utili per la terapia.
Esami colturali sull’espettorato: per identificare eventuali batteri presenti nel muco che potrebbero indicare infezioni in corso.
Radiografia del torace: per visualizzare eventuali alterazioni estese, come segni di polmonite o la presenza di masse sospette.
Tomografia Computerizzata (TAC) del torace: aiuta a identificare anomalie nei polmoni, come enfisema, tumori, o anomalie delle vie aeree e dei vasi polmonari.
Spirometria pletismografica: fornisce una valutazione più completa della funzionalità polmonare, misurando con precisione la quantità d’aria che si riesce a immagazzinare e a espellere.
Test di broncodilatazione: per determinare se il restringimento delle vie aeree è reversibile, una caratteristica tipica di altre patologie come l’asmao se, come accade nella BPCO, è permanente.
Emogasanalisi arteriosa: misura i livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue, oltre al pH, offrendo un’idea della capacità dei polmoni di effettuare lo scambio gassoso.
Test del cammino in 6 minuti: valuta la capacità del paziente di sopportare lo sforzo fisico e fornisce indicazioni sulla funzionalità respiratoria in situazioni quotidiane.
Ecocardiogramma: per verificare se la funzione cardiaca è influenzata dalla malattia polmonare, poiché la BPCO può avere ripercussioni anche sul cuore.

Questo insieme di esami consente al medico di avere un quadro dettagliato della salute respiratoria del paziente, distinguendo chiaramente la BPCO da altre condizioni, come l’asma, che tende a rispondere positivamente ai broncodilatatori, e da altre patologie polmonari.

Differenze con asma ed enfisema

È importante distinguere la BPCO da altre malattie respiratorie:

  • asma: l’asma è una condizione in cui le vie aeree si restringono a causa di infiammazione, ma questo restringimento è in gran parte reversibile con i farmaci. La BPCO, invece, comporta un danno permanente e progressivo.
  • Enfisema: l’enfisema è una delle forme della BPCO ed è caratterizzato dalla distruzione dei piccoli sacchi d’aria (alveoli) nei polmoni. Mentre l’enfisema rappresenta il danno strutturale degli alveoli, la BPCO include sia questo aspetto che quello della bronchite cronica, che causa infiammazione e aumento della produzione di muco.

Esiste una cura per la broncopneumopatia?

Attualmente non esiste una cura definitiva per la BPCO, ma esistono trattamenti efficaci per gestirla. Le principali strategie terapeutiche includono:

  • smettere di fumare: è il passo più importante per rallentare la progressione della malattia.
  • Farmaci broncodilatatori e corticosteroidi: aiutano ad aprire le vie aeree e a ridurre l’infiammazione.
  • Riabilitazione polmonare: programmi di esercizi e educazione per migliorare la capacità respiratoria e la qualità della vita.
  • Ossigenoterapia: in casi avanzati, per garantire un’adeguata ossigenazione del sangue.

Quanto si vive con la BPCO?

La durata della vita di una persona affetta da BPCO varia molto e dipende da fattori come lo stadio della malattia, l’età, la presenza di altre patologie e, soprattutto, dal fatto che il paziente smetta o meno di fumare. Con un trattamento adeguato e modifiche dello stile di vita, è possibile migliorare la qualità della vita e rallentare il peggioramento della malattia, anche se, purtroppo, la BPCO può ridurre l’aspettativa di vita nei casi più gravi.

L’origine professionale della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva

L’inalazione di sostanze irritanti in ambito lavorativo come vapori, gas, polveri e fumi è stata identificata come causa o co-causa della malattia insieme al fumo di sigaretta. Già nel 2010, l’American Thoracic Society ha dichiarato che esistono evidenze sufficienti per attribuire un legame causale tra tali esposizioni e l’insorgenza della BPCO.

Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato che alcuni settori lavorativi sono particolarmente a rischio. Ad esempio, nelle industrie estrattive e siderurgiche con esposizioni a carbone, silice, berillio e cadmio. Nei settori edile, tessile (in particolare chi lavora con il cotone), agricolo (con esposizione a polveri di granaglie ed endotossine) e nella costruzione di gallerie, il rischio di sviluppare la BPCO è  maggiore.

Altre sostanze, come combustibili, ammoniaca, formaldeide, stirene, vetro, asfalto, gomma, plastica, legno e carta, sono anch’esse associate a un incremento del rischio. Studi sperimentali su modelli animali hanno, inoltre, dimostrato che l’inalazione di composti come l’anidride solforosa, silice, cadmio, vanadio ed endotossine può indurre condizioni simili all’enfisema e alla bronchite cronica.

In aggiunta, ricerche condotte su persone con gravi carenze di alfa1-antitripsina hanno evidenziato che l’esposizione sul posto di lavoro si correla con un aumento della frequenza di tosse cronica e con una riduzione dei parametri spirometrici, indipendentemente dal fumo.

La diagnosi della malattia di origine professionale

La diagnosi della BPCO, soprattutto quando si sospetta un’origine professionale, risulta particolarmente complessa. La malattia ha molteplici fattori causali e un lungo periodo di latenza, rendendo difficile collegare l’insorgenza dei sintomi alle esposizioni avvenute anni prima. Per questo motivo, la raccolta di una dettagliata storia lavorativa diventa cruciale.

Il medico deve conoscere con precisione le attività professionali svolte, le sostanze irritanti con cui il paziente è venuto in contatto, la durata e l’intensità delle esposizioni, l’uso di dispositivi di protezione e le condizioni degli ambienti di lavoro, inclusi i sistemi di aspirazione presenti. Attribuire la BPCO esclusivamente a cause lavorative è complicato, soprattutto in soggetti fumatori.

Dall’analisi dei dati forniti dall’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) emerge che ogni anno vengono segnalati solo poche centinaia di casi di BPCO come malattia professionale, mentre si stima che, con un Population Attributable Risk (PAR) del 15%, in realtà ci sarebbero circa 180.000 casi.

Il 15–19% di tutti i casi di BPCO è attribuibile a esposizioni sul lavoro, percentuale che può salire fino al 30% nei soggetti non fumatori. A livello globale, infatti, si stima che tra il 25% e il 45% delle persone affette da BPCO non siano fumatori.

Perché la diagnosi della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva professionale è sottostimata?

Determinare un legame causale diretto tra la BPCO e le esposizioni lavorative è complicato da vari fattori. Innanzitutto, la malattia deriva da un insieme di determinanti, tra cui l’esposizione a diverse sostanze irritanti e la predisposizione genetica. Inoltre, il lungo intervallo di tempo tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi rende difficile stabilire una relazione temporale precisa. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dal “healthy worker effect”: i soggetti che iniziano a lavorare in ambienti a rischio spesso si trovano in condizioni di salute migliori, e ciò può portare a una sottostima degli effetti negativi dell’esposizione nel lungo termine.

Assistenza e tutela delle vittime

Le vittime di Broncopneumopatia Ostruttiva per motivi professionali possono rivolgersi all’Osservatorio Nazionale Amianto. Si occupa di prevenzione e lotta all’amianto a 360°. Difende anche le vittime di altre esposizioni dannose per cause lavorative, comprese le vittime di BPCO. Può aiutarti a ottenere il difficile riconoscimento di malattia profesisonale a cui seguono una serie di indennizzi, prestazioni e risarcimenti.

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