La gestione e tutela delle acque è un insieme di attività e norme finalizzate a garantire la disponibilità, la qualità e la sostenibilità delle risorse idriche nel tempo. Si tratta di un ambito fondamentale per la salute umana, l’ambiente e lo sviluppo economico, perché l’acqua è una risorsa naturale essenziale, ma limitata.
Tutelare le acque significa evitare l’inquinamento, prevenire lo spreco, gestire l’uso in modo equo e garantire che anche le generazioni future possano disporre di quantità sufficienti di acqua pulita.
La gestione delle risorse idriche
Gestire le risorse idriche significa organizzare l’approvvigionamento, la distribuzione, l’uso e la protezione dell’acqua. Questo compito coinvolge diversi livelli istituzionali (Stato, Regioni, Enti locali) e una varietà di attori (aziende di servizio pubblico, consorzi di bonifica, gestori di dighe, agricoltori, industrie, cittadini).
La gestione deve tenere conto di diversi fattori: la disponibilità naturale delle risorse idriche (che dipende dal clima, dal territorio e dalla stagionalità), le necessità della popolazione e delle attività economiche, il bilancio tra prelievi e ricariche naturali, la conservazione degli ecosistemi acquatici, e la lotta all’inquinamento. Inoltre, è necessario pianificare interventi in caso di crisi idrica, siccità o alluvioni, sempre più frequenti con il cambiamento climatico.
La normativa sulla tutela delle acque
In Italia, la tutela delle acque è disciplinata principalmente dal Decreto Legislativo 152/2006, noto come “Testo Unico Ambientale”. Questo decreto recepisce le direttive europee in materia e costituisce la base della normativa nazionale per la protezione delle acque dall’inquinamento e per la loro gestione sostenibile.
Il D.Lgs. 152/2006 stabilisce che tutte le acque (interne e costiere, superficiali e sotterranee) devono essere protette in modo da garantire un buono stato ecologico e chimico, da raggiungere entro tempi stabiliti. Il principio guida è la gestione integrata del bacino idrografico, secondo cui ogni intervento deve essere pianificato tenendo conto dell’intero territorio che raccoglie e convoglia le acque verso fiumi, laghi o mari.
La normativa impone anche il controllo degli scarichi, la prevenzione dell’inquinamento da sostanze pericolose, la regolazione dei prelievi e la redazione dei Piani di tutela delle acque da parte delle Regioni.
La Direttiva Quadro Acque e le principali norme europee e nazionali
La Direttiva Quadro sulle Acque (2000/60/CE) è la norma fondamentale a livello europeo per la protezione e gestione delle risorse idriche. Approvata nel 2000, ha segnato una svolta culturale e tecnica nella politica delle acque dell’Unione Europea, introducendo un approccio integrato, partecipativo e basato su obiettivi ambientali precisi.
Questa direttiva ha stabilito come obiettivo principale il raggiungimento del “buono stato” di tutte le acque (interne, superficiali, sotterranee e costiere) entro termini definiti, attraverso una gestione unitaria dei bacini idrografici e non più dei singoli corpi idrici o territori amministrativi.
Per raggiungere tale obiettivo, la Direttiva impone agli Stati membri di:
- effettuare un censimento e una classificazione dei corpi idrici;
- monitorare la qualità chimica ed ecologica delle acque;
- individuare le pressioni ambientali e gli impatti derivanti dalle attività umane;
- predisporre e aggiornare i Piani di Gestione dei Distretti Idrografici, con un coinvolgimento attivo delle parti interessate.
Recepimento in Italia della Direttiva Quadro
A livello italiano, la Direttiva Quadro è stata recepita nel 2006 con il già citato Decreto Legislativo 152/2006, che ne rappresenta il principale strumento attuativo nazionale. A questo si affiancano altre norme rilevanti:
- Decreto Legislativo 31/2001, che disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano, stabilendo i limiti per contaminanti microbiologici e chimici.
- Decreto Legislativo 36/2003, in materia di discariche di rifiuti, che impone controlli sugli impatti delle discariche sulle acque sotterranee e superficiali.
- Decreto Legislativo 30/2009, che attua la Direttiva 2006/118/CE sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento.
- Decreto Legislativo 100/2010, che integra le disposizioni della Direttiva Quadro con riferimento specifico alla gestione del rischio alluvioni (recependo la Direttiva 2007/60/CE).
Infine, la tutela delle acque è strettamente connessa anche alla normativa urbanistica e ambientale più ampia, come quella sulla valutazione ambientale strategica (VAS) e sulla valutazione di impatto ambientale (VIA), che valutano preventivamente l’effetto delle attività umane sui corpi idrici.
Queste norme concorrono a costruire un sistema complesso ma coerente, che pone al centro la necessità di conciliare sviluppo e conservazione delle risorse idriche, in un’ottica di sostenibilità a lungo termine.
La classificazione delle acque: come funziona?
Per poter tutelare efficacemente le risorse idriche, è fondamentale conoscere e classificare le diverse tipologie di acqua presenti nell’ambiente. La classificazione si basa su criteri geografici, fisici, chimici e biologici, e consente di stabilire obiettivi di qualità, usi compatibili e priorità di intervento.
Si distinguono in particolare:
- acque interne: quelle che scorrono o si raccolgono all’interno del territorio, come fiumi, torrenti, laghi e acque sotterranee.
- Acque superficiali: comprendono fiumi, laghi, canali, paludi e invasi artificiali. Sono soggette a inquinamento diretto da attività agricole, industriali e urbane.
- Acque sotterranee: sono le acque che si trovano nel sottosuolo, in falde acquifere. Sono una fonte importante per l’acqua potabile, ma vulnerabili a inquinamento da nitrati, pesticidi e altre sostanze.
- Acque costiere e marino-costiere: riguardano le acque prossime alla costa, che ricevono l’impatto degli scarichi fluviali e delle attività portuali e turistiche.
In base alla classificazione ambientale, le acque vengono valutate secondo il loro stato ecologico e chimico: ciò consente di intervenire laddove si rilevi uno scadimento della qualità e pianificare azioni correttive.
Le acque interne e il loro ruolo
Le acque interne costituiscono il cuore del sistema idrico di un Paese: forniscono acqua per uso potabile, agricolo e industriale, alimentano la biodiversità, offrono possibilità di trasporto e turismo, e spesso rappresentano una risorsa paesaggistica e culturale.
Tuttavia, sono anche le più esposte a pressioni antropiche: l’inquinamento da scarichi civili e industriali, l’uso eccessivo per irrigazione, l’impermeabilizzazione del suolo e la costruzione di dighe e argini possono alterarne profondamente l’equilibrio. La tutela delle acque interne è quindi una priorità sia ambientale sia socioeconomica.
La tutela delle acque: un equilibrio tra usi e conservazione
La protezione delle acque non implica solo la prevenzione dell’inquinamento, ma anche la promozione di un uso razionale e consapevole. Occorre favorire il risparmio idrico, incentivare il riutilizzo delle acque reflue trattate, promuovere pratiche agricole sostenibili e ridurre le perdite nelle reti idriche.
Un altro aspetto centrale è l’educazione ambientale: sensibilizzare cittadini, studenti, imprese e amministratori è essenziale per creare una cultura dell’acqua che metta al centro il rispetto per un bene comune, prezioso e insostituibile.