L’inquinamento elettromagnetico è una tipologia di inquinamento ambientale che è particolarmente attuale in questo momento. Con il 5G e la necessità di incrementare la presenza di antenne per il ricevimento del segnale se ne parla molto infatti. In questa guida scopriamo cos’è l’inquinamento elettromagnetico, quali sono le cause e le conseguenze per la salute e come proteggersi dai danni delle onde elettromagnetiche.
Scopriamo anche tutto sulla tutela legale, oltre che di salute e ambiente, in caso di esposizione lavorativa a inquinamento da onde elettromagnetiche.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ONA si occupa di lotta all’amianto e ad altri cancerogeni a cui siamo esposti nella vita quotidiana e lavorativa. Le vittime di esposizione che hanno contratto una malattia correlata possono richiedere l’indennizzo del danno biologico subito e l’indennizzo totale. L’ONA assiste le vittime offrendo tutela legale gratuita.
Inquinamento elettromagnetico: che cos’è?
Cos’è l’inquinamento elettromagnetico? Le radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti immesse nell’ambiente in seguito alle attività umane creano inquinamento elettromagnetico. Queste radiazioni coprono un ampio intervallo di frequenze, che va da 0 Hz (campi statici) fino alle frequenze della radiazione visibile, comprendendo sia i laser sia la luce incoerente.
Fino all’inizio del XX secolo, il fondo elettromagnetico terrestre era costituito esclusivamente dalle radiazioni naturali. A partire dall’inizio del secolo fino ad oggi la quantità di radiazioni naturalmente presente è aumentata in seguito all’utilizzo di tecnologie a radiazioni non ionizzanti.
Impatti sulla salute delle radiazioni non ionizzanti
Cellulari e rischio tumorale: evidenze scientifiche
Nel 2007 uno studio sull’uso dei cellulari e l’insorgenza di tumori cerebrali non ha rilevato correlazioni significative per un utilizzo medio a breve termine. Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di monitorare un ampio gruppo di utenti per periodi più lunghi, al fine di ottenere dati più affidabili. Lo studio completo e articoli correlati sono disponibili per approfondimento.
Una ricerca del 2014 su circa 5.000 casi ha evidenziato un aumento del rischio di glioma legato all’uso di telefoni cellulari o cordless, con effetti più marcati negli utenti di età inferiore ai 20 anni.
Sempre nel 2014, uno studio del Childhood Cancer Research Group dell’Università di Oxford su 16.500 bambini britannici diagnosticati con leucemia tra il 1962 e il 2008 non ha riscontrato un aumento del rischio nei bambini nati dopo il 1980 e residenti vicino a linee elettriche ad alta tensione.
Infine, nel 2015 uno studio sui ratti condotto dal Prof. Alexander Lerchl della Jacobs Universität di Brema, per conto dell’Ufficio federale tedesco per la protezione dalle radiazioni, ha mostrato che l’esposizione continua a campi elettromagnetici simili a quelli dei cellulari può accelerare significativamente la crescita di tumori al fegato e ai polmoni in presenza di sostanze chimiche cancerogene.
Radiofrequenze e salute: valutazioni di IARC e OMS
Nel 2001 lo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), parte dell’OMS, ha inserito i campi magnetici a bassa frequenza nella categoria 2B dei possibili cancerogeni per l’uomo, evidenziando un raddoppio del rischio di leucemia infantile per esposizioni superiori a 0,4 microTesla. Nel 2011, la stessa agenzia ha esteso la classificazione dei possibili cancerogeni anche ai campi elettromagnetici ad alta frequenza, senza definire valori di esposizione specifici.
L’OMS sottolinea che, al momento, “nessun effetto dannoso per la salute è stato riconosciuto come causato dall’uso dei telefoni mobili.” Tuttavia, alcune autorità nazionali raccomandano di limitare l’esposizione per precauzione, soprattutto in considerazione della scarsità di studi epidemiologici a lungo termine.
Dal punto di vista giuridico, il 14 gennaio 2020 la Corte d’Appello di Torino ha confermato la sentenza del Tribunale di Ivrea del 2017, riconoscendo che l’uso intensivo del telefono cellulare può provocare tumori. In questo caso, l’INPS è stato condannato a corrispondere il risarcimento per malattia professionale a un dipendente Telecom affetto da neurinoma del nervo acustico.
Proteggersi dai campi elettromagnetici: linee guida
Decalogo per ridurre le radiazioni elettromagnetiche
Ecco i principali consigli della SIMA per limitare l’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche negli ambienti domestici e di vita quotidiana:
- Evitare di sostare vicino al forno a microonde durante il suo funzionamento, soprattutto in caso di utilizzo frequente.
- Posizionare i babyphone a distanza dal lettino e attivare la funzione di ricezione solo quando necessario (ad esempio tramite attivazione vocale).
- Utilizzare apparecchiature elettriche ed elettroniche alla massima distanza possibile dalle persone.
- Non dormire con smartphone, radiosveglie o altri dispositivi elettronici sul comodino vicino alla testa, soprattutto se in carica.
- Spegnere gli elettrodomestici e dispositivi elettronici quando non sono in uso, soprattutto in ambienti dove si trascorre molto tempo.
- Ritardare l’introduzione dei bambini all’uso di dispositivi elettronici e telefoni cellulari per ridurre l’esposizione precoce.
- Utilizzare il telefono cellulare in aree con buona copertura e segnale, limitare la durata delle chiamate e, se necessario, usare auricolari o viva-voce. Preferire dispositivi di recente generazione, caratterizzati da minor assorbimento elettromagnetico.
- Limitare l’uso di cellulari, laptop e tablet con Wi-Fi attivo all’interno di veicoli in movimento.
- Collocare router, antenne Wi-Fi e Bluetooth in zone della casa meno frequentate e, se possibile, disattivare il Wi-Fi durante l’uso del laptop per ridurre esposizioni inutili.
- Progettare abitazioni e postazioni di lavoro in modo da minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, considerando la disposizione dei dispositivi e delle reti senza fili.
Normativa italiana sui campi elettromagnetici
La Legge quadro 36/01 disciplina l’intensità dei campi elettromagnetici, stabilendo limiti di esposizione, valori di attenzione e obiettivi di qualità.
Per i campi ad alta frequenza (da 0,1 MHz a 300 GHz), il DPCM 8 luglio 2003 (G.U. n. 199) stabilisce limiti di esposizione tra 20 e 60 V/m, variabili in base alla frequenza. Il valore di attenzione e l’obiettivo di qualità sono fissati a 6 V/m, pari al doppio di quanto previsto in alcune nazioni extra-UE.
A titolo di esempio, un cellulare GSM 2G con potenza tipica di 1 W genera un campo di circa 6 V/m a un metro di distanza e 60 V/m a 10 cm. Un cellulare 4G moderno ha emissioni più basse, comprese tra 1 e 5 V/m a 10 cm.
Per i campi a frequenza industriale (50 Hz), il DPCM 8 luglio 2003 n. 200 stabilisce un limite di esposizione di 100 µT per l’induzione magnetica e 5000 V/m per il campo elettrico, con un valore di attenzione di 10 µT e un obiettivo di qualità pari a 3 µT.
Come si misura l’inquinamento elettromagnetico
La misurazione a banda larga consente di rilevare l’effetto complessivo della sovrapposizione di tutte le sorgenti presenti in un punto, senza però distinguere il contributo di ciascun impianto specifico.
La misurazione a banda stretta, invece, permette di analizzare le caratteristiche degli impulsi emessi, come la durata e la frequenza di ripetizione.
In Italia, l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente) coordina campagne di misura dell’elettromagnetismo su base campionaria, sia in diverse località sia su richiesta delle autorità locali o dei cittadini. Inoltre, l’ARPA è responsabile dell’autorizzazione all’installazione e alla modifica degli impianti Radio-TV e Cellulari, garantendo il rispetto degli standard di campo elettromagnetico vigenti.
Limiti elettromagnetici: assenza di sanzioni
Gli impianti elettrici che superano i limiti di legge non comportano l’applicazione di sanzioni dirette. Tuttavia, in caso di superamento dei limiti totali o puntuali, gli impianti di telecomunicazioni devono comunque sottostare a procedure di “riduzione a conformità”, con interventi richiesti da province e regioni e a carico del titolare dell’impianto.
La violazione dei limiti di emissione elettromagnetica non rientra nel D. Lgs. 231/2001, quindi non comporta responsabilità amministrativa per società private o enti pubblici. Inoltre, l’emissione di onde elettromagnetiche oltre i limiti stabiliti non è considerata reato ambientale né dal D. Lgs. 231/2001, né dal D. Lgs. 121/2011, che attua la Direttiva 2008/99/CE in materia di tutela penale dell’ambiente.
Il 5G e aumento del numero di antenne
Il 5G, attivo in Italia dal 2020, offre altissime velocità di download e tempi di latenza molto bassi. Comporta quindi un aumento del numero di antenne con conseguente incremento dell’inquinamento elettromagnetico. La tecnologia utilizza bande di frequenze molto più elevate rispetto a quelle precedentemente in uso. I possibili effetti biologici e sanitari sull’uomo rimangono ancora poco conosciuti.
Il prof. Alessandro Miani, presidente della SIMA e docente di Prevenzione Ambientale all’Università di Milano, sottolinea che “la ricerca scientifica non ha fornito ad oggi garanzie assolute sull’impatto delle emissioni elettromagnetiche nei contesti di vita quotidiana“.
Secondo Miani, la penetrazione superficiale delle onde potrebbe rappresentare un rischio per occhi e pelle, e potrebbe aumentare i livelli di correnti indotte all’interno del corpo umano.
Uno scenario di incertezza simile suggerisce di applicare il principio di precauzione, valutando la sospensione dell’implementazione del 5G finché studi scientifici indipendenti non confermino in modo chiaro la sicurezza della tecnologia.
Le tutele dell’ONA per l’ambiente e la salute
L’ONA si occupa di tutelare l’ambiente e la salute portando avanti l’obiettivo di evitare le esposizioni dannose a cancerogeni, grazie alla bonifica dei siti contaminati e alla prevenzione primaria. Inoltre, per coloro che hanno subito danni a causa dell’esposizione ad amianto e altri agenti cancerogeni, è fornita assistenza medica e legale. È possibile richiedere una consulenza chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il formulario.




