Che cos’è la fauna e perché è importante salvaguardarla? La perdita di biodiversità è una delle problematiche più importanti per l’ambiente e non esiste salvaguardia della natura senza conservazione della biodiversità. Gli animali costituiscono una parte importante della ricchezza biologica del nostro pianeta. Oltre ad essere fonte di cibo per noi e per altri animali, sono responsabili di impollinazione di piante da frutto e diffusione di semi. Gli invertebrati insieme a muffe e batterie svolgono un ruolo di primaria importanza nella formazione di suolo fertile.

Come vedremo nel corso di questa guida, oltre ai servizi ecosistemici che gli animali svolgono e oltre alla pragmaticità dell’offrire nutrimento e nuovi elementi per la ricerca scientifica e medica, la diversità della fauna è fondamentale per gli equilibri degli ecosistemi e della biosfera in generale.

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto si occupa di prevenzione a 360° della salute. Consapevoli che non esiste tutela efficace della salute senza salvaguardia dell’ambiente, della sua salubrità e della sua biodiversità, promuoviamo la tutela ambientale e la transizione ecologica.

Fauna: cos’è e caratteristiche distintive?

Qual è la definizione della parola fauna? Il termine fauna indica l’insieme delle specie animali presenti in un determinato territorio o in un particolare ambiente, in un dato periodo storico o geologico. Lo studio della fauna prende il nome di faunistica, e si concentra sull’analisi delle specie animali di una regione e sulle loro relazioni con gli habitat in cui vivono.

In dettaglio, “la fauna comprende tutte le specie e le popolazioni animali, sia vertebrati sia invertebrati, presenti in un territorio e inserite nei suoi ecosistemi; può includere specie autoctone, specie immigrate divenute ormai indigene, e specie introdotte dall’uomo che si sono naturalizzate. Non fanno parte della fauna gli animali domestici o allevati dall’uomo.

Le caratteristiche fondamentali della fauna sono la dinamicità, la storicità e l’interattività.

La fauna di un territorio cambia nel tempo a causa di processi come estinzione, evoluzione, speciazione e sostituzione, influenzati sia da fattori naturali sia da fattori antropici.

Gli animali domestici e da allevamento non rientrano quindi nella definizione di fauna, che si riferisce esclusivamente agli animali selvatici. Queste specie non fanno parte dell’ecosistema in cui vivono, non si auto-mantengono e non sono inserite nelle catene alimentari, né contribuiscono all’equilibrio complessivo dell’ecosistema.

Dinamicità della fauna e delle specie animali

Tutte le specie animali rispondono ai cambiamenti dei fattori ambientali. Alcune, tuttavia, sono strettamente vincolate a condizioni particolarmente difficili e in zoologia vengono classificate come specie stenocore. Altre, invece, mostrano una maggiore capacità di adattamento, occupano territori più estesi e sono definite specie euricore.

Di conseguenza, esiste un gruppo di animali cosmopoliti, mentre altri gruppi sono strettamente legati ai diversi ambienti. In base al clima e all’habitat, distinguiamo la fauna tropicale, temperata, glaciale, desertica e montana, così come la fauna e la flora tipiche di savane, tundre e praterie.

Specie autoctone e alloctone

Come visto in precedenza, esistono specie indigene che vivono in un determinato ambiente anche se non erano storicamente presenti.

Le specie autoctone sono quelle originarie di una regione e che si sono evolute nel territorio stesso. Tra queste rientrano le specie endemiche, ovvero specie che si trovano esclusivamente in una specifica area.

Le specie alloctone, invece, provengono da altre regioni. Attraverso immigrazione naturale o intervento umano, si sono insediate in nuovi territori, trovando ecosistemi idonei alla loro sopravvivenza e integrandosi nei flussi energetici che regolano l’equilibrio locale, spesso a discapito delle specie autoctone.

Le specie non autoctone possono essere accidentali, come animali sfuggiti all’allevamento (ad esempio il visone americano presente in Italia), oppure intenzionali, introdotte dall’uomo per scopi specifici, come la tartaruga americana, il gambero rosso, il persico trota e numerosi pesci importati dal Nord America o da altre regioni per la pesca sportiva o motivi commerciali.

Le principali specie aliene invasive

Tra le specie alloctone alcune possono definirsi invasive, perché tendono a crescere in numero causando gravi danni alle specie in competizioni e in generale gravi squilibri all’ecosistema.

Facciamo l’esempio del daino, un cervide originario del Medio Oriente diffuso in Europa per fini venatori. In Italia si trova in diversi ambienti, da quelli collinari a quelli di foresta planiziale (di pianura). Negli ambienti in cui il sottobosco è molto ricco e non ci sono i predatori naturali del daino, come il lupo, tende a crescere in numero causando gravi danni alla vegetazione. Bruca le giovani querce e qualunque vegetale fino all’altezza a cui arriva. Diversi piani di eradicazione del daino sono in corso in Italia per garantire la conservazione della flora e dell’intero ecosistema.

In questi ultimi decenni si è assistito spesso all’introduzione di anamali alieni sfuggiti ai recinti o introdotti pensando di risolvere grazie ad essi altri problemi. In generale l’introduzione di fauna e flora aliene è sempre un processo dannose e pericoloso. Per questo motivo invitiamo chiunque possegga animali selvatici a non lasciarli in libertà, per quanto essi possano sembrare innocui e possa sembrarsi un gesto magnanimo donargli la libertà. E’ il caso dei pesci di un acquario, delle testuggini dalle guance rosse, dei canarini o di qualsiasi altro animale. Si invita anche a seguire le procedure standard nello svuotamento dell’acqua degli acquari.

La fauna italiana: le principali specie

La fauna italiana è tra le più ricche d’Europa, contando circa 58.022 specie animali, ovvero oltre un terzo dell’intera fauna europea.

Il gruppo più numeroso è quello degli invertebrati, in particolare gli insetti. Si definiscono insetti tutti gli invertebrati dotati di sei zampe disposte su tre segmenti del corpo — testa, torace e addome — da cui deriva il nome della classe (in sectum).

La lista della fauna italiana comprende 4.777 specie endemiche, corrispondenti all’8,6% del totale.

Questa straordinaria biodiversità è favorita dalla conformazione del territorio, con rilievi e colline che creano molteplici nicchie ecologiche, e dalla varietà dei climi lungo la penisola, che permette la presenza di ambienti diversi. Inoltre, la ricchezza della flora contribuisce direttamente a sostenere e accrescere la biodiversità della fauna.

I grandi regni sono strettamente interconnessi tra di loro e ogni cambiamento si ripercuote in una reazione a catena su tutte le altre specie di un determinato ambiente.

Gli animali appartenenti alla fauna in Italia

La fauna italiana comprende soprattutto animali tipici di montagna, della pianura e della macchia mediterranea. Tra i mustelidi, come donnola, tasso, visone, faina, gatto artico e visone americano, molte specie sono presenti quasi ovunque.

Mentre tra i felini spicca il gatto selvatico europeo, stabile nelle regioni centro-meridionali e occasionalmente avvistato al nord, e la lince euroasiatica, che grazie alle popolazioni di Austria e Slovenia sta progressivamente tornando sulle Alpi orientali.

Tra i canidi, la volpe rossa è molto diffusa su tutto il territorio italiano. Il lupo appenninico, quasi estinto, ha iniziato a ripopolare la penisola a partire dagli anni ’70 grazie alla protezione della specie. L’orso marsicano, sottospecie dell’orso bruno autoctona del centro-sud Italia, rimane a grave rischio di estinzione.

Tra gli ungulati si trovano il capriolo, anche nella sottospecie endemica del capriolo italico, il cervo nobile, il cinghiale e il daino. Quest’ultimo, sterminato secoli fa a causa della caccia, è stato successivamente reintrodotto e oggi è considerato una specie alloctona.

Il cinghiale (Sus scrofa) un tempo presente solo negli ambienti di foresta di palude oggi abita praticamente tutti gli ambienti, compresi spesso quelli cittadini. Il nostro cinghiale maremmano si è ibridato con quello ungherese, introdotto a scopo venatorio, che tende a riprodursi due volte l’anno con un forte aumento della popolazione.

L’Italia crocevia della migrazione degli uccelli

L’Italia rappresenta una via migratoria strategica verso le regioni sahariane, fungendo da ponte naturale tra l’Europa continentale e l’Africa attraverso il Mediterraneo.

Molti di questi uccelli nidificano in Europa centrale e settentrionale e, in autunno, ritornano in Africa seguendo le stesse rotte migratorie, sorvolando le isole italiane o percorrendo il passaggio dello Stretto di Gibilterra o del Bosforo.

Gli uccelli si orientano nelle rotte migratorie di piccolo e medio raggio seguendo punti di riferimento sulla terra ferma e proprio come gli aerei sorvolano la terra ferma quanto più possibile, sorvolando la nostra penisola. Il Delta del Po e altre zone umide sono una sorta di autogrill importantissimo lungo le rotte e ospitano numerosissime specie di uccelli, più di 300 solo nel parco del Delta del Po.

Invertebrati: pilastri degli ecosistemi

Gli invertebrati, numerosi e diversificati in Italia, costituiscono una risorsa di valore inestimabile. Gran parte di essi contribuisce alla formazione di suolo fertile e di humus, grazie alla capacità di cibarsi del legno e dare avvio al processo di decomposizione portato poi a termine da funghi e batteri. La gestione forestale dei boschi ha messo a dura prova la sopravvivenza di numerosi coleotteri le cui larve vivono all’interno di legno marcescente. In un bosco utilizzato come risorsa forestale di legna, infatti, gli alberi tendono ad avere tutti la stessa età. Difficilmente compiono l’intero ciclo biologico arrivando alla morte naturale e lasciando che la necromassa generi nuova vita.

Altri invertebrati, come api e lepidotteri, svolgono un ruolo fondamentale nell’impollinazione, spesso stabilendo un legame esclusivo tra un fiore e la specie adatta a impollinarlo.

Importanza della conservazione della biodiversità

economia, ambiente, salute e diritto penale

Negli ultimi 40 anni la fauna selvatica mondiale ha subito un calo del 60% a causa di pratiche umane non sostenibili. Si stima che circa 1 milione di specie rischino l’estinzione nei prossimi decenni. Tra i fattori principali figurano la trasformazione degli habitat naturali in terreni agricoli, l’espansione delle aree urbane, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali, i cambiamenti climatici, l’inquinamento e l’introduzione di specie invasive.

La perdita di biodiversità è strettamente legata anche alla diffusione delle malattie. Attività come la deforestazione e il commercio illegale o poco regolamentato di animali selvatici riducono gli spazi naturali e le specie che normalmente fungono da barriera contro la trasmissione di patogeni all’uomo. Questo processo è noto come spillover, ed è stato alla base della pandemia da Covid-19, in cui un virus è passato da popolazioni di animali selvatici all’uomo.

Inoltre, biodiversità e cambiamenti climatici sono profondamente interconnessi: ecosistemi degradati rilasciano carbonio nell’atmosfera invece di immagazzinarlo nel suolo e nella biomassa, contribuendo all’aumento del riscaldamento globale.

Le principali minacce che subisce la fauna

L’inquinamento, causato dalle attività antropiche, ha determinato una profonda contaminazione di acqua, aria, suolo alterando l’equilibrio ecologico tra le specie e influendo sulle catene alimentari con gravi alterazioni e perdita di biodiversità. Alcune specie sono particolarmente sensibili all’inquinamento o lo sono le specie di cui si cibano. Pensiamo all’inquinamento termico e idrico e alle specie minacciate di fiumi e mari. O alle lucciole, sensibili all’inquinamento del suolo e all’inquinamento acustico che rischia di trasportare questi magici invertebrati verso l’estinzione.

Fra le principali minacce alla fauna ci sono:

  • inquinamento in tutte le sue forme;
  • deforestazione e agricoltura intensiva con uso di pesticidi e pesca massiccia, altra fonte di distruzione degli habitat e alterazione degli ecosistemi;
  • ignoranza dell’ambiente biofisico, mancanza di cultura ecologica;
  • importazione di specie aliene a fini commerciali o decorativi.

Rete Natura 2000 e la strategia UE per la biodiversità 2030

La Rete Natura 2000, tramite la Direttiva Habitat, fornisce agli Stati membri dell’Unione Europea lo strumento politico per istituire Zone di Protezione Speciale. Dedicate alla tutela di habitat e specie a rischio.

In Italia, a gennaio 2020, erano censite 626 Zone di Protezione Speciale. Sul sito del Ministero della Transizione Ecologica è disponibile l’elenco completo dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria) e delle ZPS.

La nuova strategia europea sulla biodiversità 2030 è un piano a lungo termine, globale e sistemico. Pensato per proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi. Rappresenta uno dei pilastri del Green Deal europeo e rafforza il ruolo dell’UE nell’azione internazionale per la tutela dei beni pubblici globali e il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

Inoltre, su ONA TV è disponibile una puntata dedicata a ambiente e transizione ecologica, che illustra opportunità per adottare un modello di sviluppo sostenibile.

Salvaguardare ambiente e salute: la missione dell’ONA

Salvaguardare l’ambiente è il primo passo per tutelare la salute dei cittadini e degli altri esseri viventi. Per questo l’ONA si occupa di prevenzione rispetto al rischio causato da cancerogeni, come l’amianto. La prevenzione primaria si occupa infatti di evitare le esposizioni dannose, bonificando i siti contaminati e segnalandoli tramite l’App Amianto.

Chi è stato danneggiato a causa dell’esposizione ad amianto e altri agenti cancerogeni, l’ONA fornisce assistenza medica e legale. È possibile richiedere una consulenza chiamando il numero verde 800.034.294 o compilando il formulario.

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